Lucifer, quinta stagione: recensione dei primi otto episodi

Avventure nella New York degli anni '40 e fratelli pericolosi al centro dei primi episodi della quinta stagione di Lucifer

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a cura di Manuel Enrico

Better to reign in Hell, than serve in Heaven, sosteneva John Milton. Frase che il poeta inglese attribuì nientemeno che a Lucifero in persona, ma la cui veridicità viene messa in forse da Lucifer, la serie Netflix giunta in questi giorni alla sua quinta stagione. Non fatevi fuorviare dalla citazione letteraria, per quanto il Principe degli Inferi sia il protagonista, non ci si affida alla visione miltoniana, bensì a quella fumettistica pubblicata da DC Comics nella rimpianta etichetta Vertigo.

Nato come spin off di Sandman, il fumetto cult di Neil Gaiman, il fumetto di Mike Carey è divenuto per Tom Kapinos l’ispirazione per creare Lucifer. Serie dalla vita complessa, nata nel 2016 e trasmessa da Fox, è transitata su Netflix, quando, al termine della terza stagione, le avventure del diavolo in terra sembravano destinate a concludersi. Pur avendo a che fare con un personaggio appassionante come Lucifer, i primi episodi trasmessi da Fox sembravano non cogliere pienamente le potenzialità della serie. Nonostante un incipit promettente.

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Ritorno dagli inferi

Stanco di essere il Principe degli Inferi, Lucifer Morningstar gestisce un night club nella Città degli Angeli, dove si lascia andare ad ogni perversione e piacere. Almeno fino a quando la sua strada non incrocia quella della detective Cloe Decker, per cui improvvisamente prova una forte attrazione, che lo porterà a diventare il suo partner nei vari casi che la donna dovrà risolvere. Ma l’anima crime della serie si concilia con l’ovvio background ‘mistico’ del protagonista.

Demoni e battaglie tra angeli si alternano a indagini e sparatorie, andando ad impattare sulle vite dei protagonisti. Nelle prime stagioni, complice la trasmissione sulla più rigida Fox, si è cercato di contenere le suggestioni narrative della serie. La sensazione era di trovarsi davanti ad una serie promettente, ma che non riuscisse ad esprimersi pienamente. Non bastavano l’innegabile carisma di Tom Ellis nel ruolo di Lucifer o la presenza di personaggi di contorno ben definiti come Amenadiel o Mazikeen, la sensazione era di trovarsi di fronte ad una serie che giocasse sul sicuro, prendendo la classica dinamica da crime serie e declinandolo in salsa infernale. Alla Castle, per intendersi, una narrazione che privilegiava uno svolgimento verticale in cui la trama orizzontale faticava a animarsi, basandosi quasi totalmente sulla contrapposizione tra la rigida detective Decker ed il più sfrenato Lucifer.

A cambiare radicalmente la serie è stato il salvataggio da parte di Netflix. Ambiente più libero da certe restrizioni, il colosso dello streaming ha consentito agli sceneggiatori di cambiare registro lasciando emergere altri aspetti di Lucifer. La parte crime lentamente è passata in secondo piano, lasciando emergere un’altra anima della serie: quella da soap opera.

A partire dalla quarta stagione, infatti, iniziano a venire maggiormente valorizzati i rapporti tra i diversi personaggi, con storie d’amore e ripicche che si intrecciano alla presenza della famiglia angelica di Lucifer. Cambio di passo non indifferente rispetto a quanto visto in precedenza, che consente di poter dare alla serie un’aria più leggera, ironica. Una maggior consapevolezza dei propri limiti, che vengono valorizzati con episodi all’insegna dell’esagerazione e dell’ironia, mostrando un’insolita lungimiranza. Una visione illuminata che ha dato alla quarta stagione di Lucifer un carisma tale da far insorgere i fan, al punto che alla sola ipotesi di chiusura della serie si è avviata una campagna online che ha portato non solo alla conferma di una quinta stagione ma anche di una sesta stagione conclusiva.

E puntuale come sempre, Netflix ha portato la quinta stagione di Netflix nel suo catalogo, con i primi otto episodi. E' subito chiaro come gli sceneggiatori abbiano pienamente accettato il ruolo che deve avere Lucifer nel palinsesto di Netflix: essere una serie che unisce soap e crime, con una predisposizione maggiore alla prima.

Una nuova identità per la serie

Lucifer aveva accettato il suo ruolo come Principe degli Inferi, rinunciando all’amore di Cloe. Ora invece, una nuova minaccia costringe il Diavolo a tornare nuovamente in Terra: Michael, suo fratello, intende distruggere la sua vita. Per raggiungere il suo obiettivo, l'arcangelo ha un’arma vincente: è il gemello di Lucifer. Tramite questa somiglianza si infiltra nella vita di Lucifer e la mina dall’interno, tramando per separare il fratello dai suoi amici.

I primi otto episodi della quinta stagione di Lucifer sono un ottimo antipasto di cosa ci aspetta. Le indagini e l’anima poliziesca della serie vengono piegate alle esigenze della narrazione da soap, che vede al centro della trama orizzontale la complessa relazione tra Lucifer e Chloe. A rendere il tutto più appassionante è la volontà di non risparmiarsi, giocando con gli spettatori e facendo loro vedere la serie da una prospettiva completamente differente.

Tom Ellis si ritrova a dover dare vita non solo a Lucifer ma anche al suo gemello, Michael, mostrando una capacità interpretativa sontuosa. Innegabile che la capacità dell’attore di offrire un Lucifer carismatico sia stata la fortuna dello show, specie dopo il suo arrivo in Netflix, e in questa quinta stagione Ellis ha arricchito la sua recitazione con il complicato vissuto emotivo del suo personaggio, costretto ad affrontare nuove sfide nel rapporto con la sua amata Detective.

A ribadire la consapevolezza degli sceneggiatori di voler portare Lucifer verso una personalità che esaltasse i punti forti della serie ci sono, già in questi primi episodi della quinta stagione, delle puntate che esaltano l’ironia e la libertà narrativa con cui si è voluto dare nuove linfa alla serie. Vedremo quindi Lucifer e la Decker confrontarsi con una propria versione televisiva in uno stupendo episodio metanarrativo e vivremo un ricordo del Principe degli Inferi narrato come un noir anni ’40. Variazioni sul tema avvincenti, che pur mantenendosi in linea con la trama orizzontale della serie consentono di godersi degli episodi da vivere anche come fine a se stessi.

A caratterizzare questi primi episodi della quinta stagione di Lucifer è una maggior concretezza della continuity della serie. Dinamiche familiari, intrighi celesti e terreni, animati da amori e gelosie sono all’ordine del giorno in Lucifer, dando alla serie una profondità maggiore. Il colpo di scena finale di questa mid season, infine, lascia presagire che la seconda parte della quinta stagione di Lucifer sarà particolarmente interessante.

Potete scoprire le origini fumettistiche di Lucifer leggendo il volume Lucifer: Un flirt con i dannati