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a cura di Tom's Hardware

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Fu allora che accadde la svolta. Roddenberry, malato ormai da tempo, ci lasciò per andare laddove nessuno è mai stato prima. Possiamo dire che questa fu la prima "cosa strana"? Il primo elemento di rottura fra Enterprise e i suoi precedenti? Forse.

Per la prima volta dal '66 Roddenberry faceva mancare la sua preziosa guida alla produzione di una serie ST. E poi c'era il contesto "storico". In precedenza si era guardato al futuro. Il timone dritto verso l'ignoto, si era esplorato in lungo e in largo la storia futura della Federazione dei Pianeti Uniti. Stavolta si guardava al passato, quando la storia era tutta ancora da fare: Enterprise avrebbe narrato le vicende della prima missione quinquennale, quando una Federazione ancora non esisteva. Un cambio di rotta secco, mai visto prima.

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Dopo la scomparsa di Roddenberry, si rinunciava a tutto ciò che aveva caratterizzato il mondo di ST fino ad allora: niente Federazione, niente "prima direttiva" (la regola che impone alla flotta astrale di non interferire in alcun modo con lo sviluppo di una civiltà aliena), niente teletrasporto.

Perfino il rapporto con i vulcaniani, da sempre vicini alla Terra, appare conflittuale e teso. Più che fratelli e alleati, si presentano come severi maestri sempre pronti a bacchettare i terrestri per la loro inadeguatezza e impulsività. La rottura di Enterprise con i temi affrontati in precedenza allora mi apparve netta, inesorabile, fin dalla colonna sonora. Non un tema musicale che evocasse le profondità e le meraviglie del cosmo, ma una canzone melodica, una roba quasi anni Ottanta che evocava più la saga di Ritorno al futuro che Star Trek. Lo riconosco, il primo impatto non fu positivo.

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Si trattava di uno shock voluto, un chiaro avviso ai fan? "Attenzione, gente, qui non troverete nulla di quello che vi aspettate. Morto Roddenberry, c'è un nuovo papa". Il nuovo secolo non si presentava bene comunque. L'attentato alle torri gemelle, il tramonto della potenza economica americana, la nuova dimensione del terrorismo. Tutto sembrava dire: "La pacchia è finita, è arrivato il momento di fare i conti e saldare i debiti".

All'improvviso sorgeva la paura, si faceva sottile, si insinuava nelle nostre vite e dettava le sue condizioni. Il nostro sguardo iniziava a spostarsi dal futuro al passato, quando si stava meglio e tutto sembrava più vivo. Il presente diventava uno scenario di guerra, più psicologico che reale. Quindi, forse, più vero di una guerra combattuta a casa tua. Tutte queste ombre si proiettarono, consapevolmente o meno, nel futuro passato di Enterprise. Non era più questione di esplorare l'incognito, "andare laddove nessuno è mai giunto prima". La prima missione quinquennale della storia futura assomiglia più a un tentativo disperato di uscire dal guscio, di spezzare le catene della paura e aprirsi la strada verso un futuro pregno di possibilità.