The Bad Batch Stagione 2, recensione: il destino dei Cloni durante l'Ascesa dell'Impero

The Bad Batch Stagione 2 racconta il destino dei Cloni dopo la nascita dell'Impero: la serie è disponibile da oggi su Disney Plus.

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a cura di Manuel Enrico

Il ritorno della Clone Force 99 era atteso con una certa aspettativa dagli appassionati di Star Wars. Dopo una prima stagione introduttiva, nata come spin off della più celebre Clone Wars, The Bad Batch non poteva più limitarsi a essere focalizzata solamente sulle avventure mercenarie di questa squadra di cloni considerati difettosi, ma era destinata a essere maggiormente inserita all’interno della cronologia canon, dando ulteriore spessore agli eventi dell’Ascesa dell’Impero. Da questa premessa, era lecito vedere nei nuovi episodi della serie una maggior crescita emotiva dei protagonisti, tratto che abbiamo visto nell’anteprima di The Bad Batch Stagione 2, disponibile da oggi su Disney Plus.

Nella serialità animata di Star Wars, il complesso periodo dell’Ascesa dell’Impero, che intercorre dagli eventi de La Vendetta dei Sith alla distruzione della prima Morte Nera vista in Una Nuova Speranza, è stato affrontato con una certa delicatezza, considerato che il target di riferimento principale era un pubblico adolescenziale. Rebels, nelle sue prime stagioni, era infatti basato essenzialmente sulla percezione di questa nuova società galattica del giovane Ezra Bridger, lasciando emergere progressivamente una serie di punti di vista e di elementi narrativi sempre più adulti, non solo per creare una maggior aderenza al Canon ma anche mostrando la crescita di Ezra da adolescente a giovane uomo.

The Bad Batch Stagione 2: il destino dei Cloni dopo la nascita dell'Impero

Comprensibile, considerato come l’Ascesa dell’Impero per lungo tempo sia stato uno dei periodi della cronologia di Star Wars meno valorizzati all’interno della ricca produzione crossmediale del franchise. La comparsa di titoli come Solo e Rogue One, in ambito live action, sono stati i primi tentativi di avvincere anche il pubblico adulto agli eventi fondanti di questa era di Star Wars, un’intenzione che ha trovato ulteriore spessore nelle recenti serie Obi-Wan Kenobi e Andor. Se questi prodotti hanno quindi affrontato la complessità di questo periodo oscuro della saga, il consolidamento del telaio narrativo di Star Wars è stato rinforzato da un’offerta basata sull’animazione che ha visto proprio nella prima stagione di The Bad Batch e nel recente Star Wars: Tales of the Jedi una piacevole commistione di linguaggio più leggero e di interazione tra le diverse linee narrative di Star Wars.

Con la sua prima stagione, The Bad Batch si era prefissa di espandere l’importanza di questi cloni ribelli, capaci di sottrarsi alla programmazione indotta dall’Ordine 66 e ribellarsi all’imperativo di rivoltarsi contro i Jedi. Complice un difetto nella loro matrice genetica che li rendeva una partita difettosa (in inglese, bad batch, da cui il titolo della serie),la Clone Force 99 è divenuta una squadra di pariah, con l’esclusione di un membro, il tiratore scelto Crosshair, che è invece rimasto fedele alle nuove imposizioni dell’Impero. La scelta dei suoi fratelli (Hunter, Tech, Wrecker e Echo) di sottrarsi a un nuovo ordine sociale che percepiscono come iniquo culmina con la decisione di salvare la piccola Omega, un clone creato come loro su Kamino, dotato di capacità superiori, per quanto ancora poco sviluppate considerata la sua giovane età. Le loro avventure li portano a vivere un’esistenza di fuga, soprattutto da parte di elementi delle forze armate imperiali che vedono in questi ribelli una minaccia al nuovo ordine della Galassia.

La prima stagione di The Bad Batch era caratterizzata dalla volontà di costruire un progressivo senso di famiglia. Le diverse personalità dei cloni venivano utilizzate per creare una narrativa che valorizzasse la poetica del reduce, intrecciandola a una tendenza narrativa in cui la presenza della visione più infantile e attratta dall’avventura di Omega portasse a situazioni in cui questi due tratti apparentemente inconciliabili fossero al contrario le colonne portanti di una trama che, pur con qualche fragilità, mostrasse una propria identità. Risultato che non poteva esser altrimenti, considerato che dietro questo ennesimo progetto animato di Star Wars c’è la firma di Dave Filoni, uno dei due numi tutelari del nuovo corso del franchise in ambito seriale assieme a Jon Favreau.

Non si può nascondere, tuttavia, che Filoni ultimamente sembra avere perso la propria visione in riferimento al Canon, non nella sua interezza quanto nelle minuzie che compongono il complesso mosaico della cronologia di Star Wars. Pur apprezzando l’intento di Tales of the Jedi, erano emerse alcune velleità di Filoni di ricondurre la saga all’interno di una sua concezione personale di come Star Wars dovesse svilupparsi, intenzione che appare evidente anche in The Bad Batch Stagione 2, dove alcuni passaggi, specialmente legati alla figura del Conte Dooku, sembrano creare ulteriori discrepanze in merito a una delle personalità più intriganti e meno approfondite della saga.

A compensare questa apparente discrepanza, non mancano elementi che collocano in modo netto la serie nella continuity. I riferimenti alla creazione del nuovo ordine imperiale trovano conferma costante nell’accettazione più o meno evidente delle imposizioni provenienti da Coruscant, mentre in diversi episodi viene citato il momento in cui le truppe di cloni vengono sostitute da una forza militare basata sulla coscrizione.

Tolte queste considerazioni, non si può fare a meno di apprezzare come The Bad Batch Stagione 2 rientri all’interno di una dinamica emotiva che sembra essere un tratto distintivo delle produzioni ambientate nell’era dell’Ascesa dell’Impero. In questi nuovi episodi, non mancano riferimenti a come i semplici cittadini si ritrovino a vivere in una nuova società aspra e ingiusta, mostrando anche come i Separatisti siano ora frammentati e spesso contrapposti all’Impero. Lo spirito che ha mosso Tony Gilroy nel realizzare Andor sembra palesarsi, seppure in modo meno evidente complice la diversa demografica cui si rivolge in primis il segmento animazione del franchise, anche in The Bad Batch.

Non mancano dialoghi in cui compaiono emozioni e valutazioni mature, che vengono declinate in modo tale da essere assimilate anche da un pubblico più giovane, che trova una facile empatia verso Omega. La giovane clone mostra una crescita evidente, che pur lasciando trapelare tratti ancora infantili tradisce una maturazione, che si muove di pari passo con la presa di coscienza dei cloni del loro ruolo nella galassia. Non si tratta solamente di una separazione dai propri simili, visti ancora come fratelli (tanto che in combattimento vengono storditi e non folgorati), ma anche di un senso di responsabilità nei confronti di Omega, consci di come la loro vita mercenaria la esponga a costanti pericoli. La scrittura di The Bad Batch Stagione 2 sempre puntare molto su questo aspetto, curato sia nella progressione degli eventi che nei dialoghi spesso sorprendenti ed emotivamente coinvolgenti in cui questi timori quasi genitoriali trovano sponda nell’atteggiamento di Omega, che pare spesso agire mossa dalla necessità di ricambiare questo atipico affetto della Clone Force 99.

L'Ascesa dell'Impero vista da una prospettiva differente

La diversa connotazione emotiva di The Bad Batch Stagione 2 la porta, pur essendo ancora sostanzialmente rivolta a un pubblico adolescenziale, a mostrare una vena più matura nella connotazione degli eventi e di come questi impattino sui personaggi. La presenza di un umorismo schietto e basata su una comicità semplice ma d’effetto è un linguaggio che attrare i giovani spettatori, che al contempo possono godere di una più strutturata narrazione. Una volontà narrativa che consente di inserire anche episodi in cui emerge la cinica e spietata visione dell’Impero, in cui la figura dissonante di Crosshair diventa uno punto di visto diametralmente opposto a quello della Clone Force, venendo contrapposto in modo intelligente a figure istituzionalmente consolidate, come il mai dimenticato comandante Cody, oppure palesando come certi eventi del passato, quali la distruzione di Kamino o l’esecuzione dell’Ordine 66, abbiano lasciato un evidente strascico emotivo sui cloni.

Visivamente, The Bad Batch Stagione 2 mantiene la sua identità stilistica, figlia dell’animazione di Star Wars sin dalla produzione di Clone Wars. Una tradizione consolidata che viene nuovamente ben interpretata all’interno di The Bad Batch, che mantiene un alto livello qualitativo pur non riuscendo ad evitare alcuni problemi di fluidità nelle situazioni più convolute, in cui emergono evidenti limiti nella mobilità dei personaggi. Piccole crepe in una narrazione visiva altrimenti più che coinvolgente, accompagnata da una colonna sonora che interpreta con aderenza al canone della saga un ottimo elemento di ulteriore definizione del complesso tenore di questa serie animata.

The Bad Batch Stagione 2 risulta essere un’intensa esperienza di Star Wars, capace di gestire al meglio la necessità di avere la Clone Force 99 al centro della storia ma anche di volgere lo sguardo dello spettatore in altri lidi, contribuendo ad approfondire elementi narrativi centrali nella definizione del Canon. In questo suo impeccabile equilibrio, The Bad Batch conferma la solidità dell’impianto crossmediale di Star Wars, che nonostante gli immancabili passi falsi in una continuitu così rigidamente definita, risulta essere uno dei punti forti dell’identità contemporanea del franchise.

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