Obi-Wan Kenobi: l'Ordine 66 e i Jedi sopravvisuti

Come cambia l'importanza dell'Ordine 66 dopo gli eventi di Obi-Wan Kenobi?

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a cura di Manuel Enrico

L’uscita di Obi-Wan Kenobi, la nuova serie di Star Wars disponibile su Disney+, sta portando il fandom del franchise a interrogarsi su come gli eventi raccontati possano modificare alcuni dei caposaldi della continuity di Star Wars. Ambientando la serie in un momento della cronologia di Star Wars particolarmente importante, ossia l’Ascesa dell’Impero, si sta mostrando una galassia in transizione, alle prese con i primi giorni del nuovo ordine imposto dalla salita al potere di Palpatine e la fine della Repubblica, come abbiamo visto al termine de La Vendetta dei Sith. C’è un aspetto in particolare del capitolo finale della Trilogia Prequel che è divenuto centrale in Obi-Wan Kenobi: l’Ordine 66.

Come cambia l'importanza dell'Ordine 66 dopo gli eventi di Obi-Wan Kenobi?

Durante le fasi finali della guerra con i Separatisti, nel momento in cui Palpatine è stato scoperto come il Signore Oscuro dei Sith, questi decide di attivare un comando mnemonico dormiente nei cloni della Repubblica, l’Ordine 66, che impone ai soldati di ribellarsi ai Jedi che hanno seguito fedelmente in battaglia sino a poco tempo prima. Questa mossa ha portato all’annientamento quasi totale dell’Ordine Jedi, che su Coruscant è stato eseguito direttamente da Anakin Skywalker, divenuto Darth Vader, che si è occupato di sterminare i Jedi presenti nel Tempio del mondo capitale, sterminando anche i giovani allievi in una scena di grande pathos.

L’Ordine 66 è stato un elemento che, ai tempi de La Vendetta dei Sith, avrebbe dovuto essere la spiegazione per cui nella Trilogia Originale i Jedi risultavano praticamente estinti. In Una Nuova Speranza, Obi-Wan (Alec Guinness) non era particolarmente prodigo di informazioni a riguardo, e per tutti i tre film (Una Nuova Speranza,L’Impero Colpisce Ancora, Il Ritorno dello Jedi) abbiamo modo di vedere solamente due sopravvissuti alla decimazione dell’Ordine, Obi-Wan e Yoda.

Va però osservato che ben prima della nascita del Canon, ossia la nuova cronologia ufficiale di Star Wars creata ai tempi dell’uscita de Il Risveglio della Forza, in opere derivate (fumetti, videogiochi e romanzi) erano stati presentati diversi Jedi che erano scampati all’estinzione dell’Ordine, come Hal Horn o il folle maestro C’Baoth, dando quindi una prima visione di uno sterminio lungi dall’esser completo. Eppure, nelle idee originali di Lucas i Jedi dovevano essere praticamente estinti.

In alcuni dialoghi della Trilogia Originale, infatti, si evince come tutto volesse mirare a rendere Obi-Wan e Yoda gli ultimi Jedi rimasti, ruolo che sarebbe poi passato a Luke, che avrebbe dovuto creare un nuovo Ordine. In un passaggio di Una Nuova Speranza, Moff Tarkin (Peter Cushing) non esitava a rivolgersi a Vader insinuando che fosse oramai l’ultima vestigia di una religione morta, la Forza, mentre in Il Ritorno dello Jedi, in punto di morte Yoda investe Luke di ruolo di ultimo dei Jedi.

Ripensando alla Trilogia Prequel, Lucas ha voluto dare una visione precisa dei Jedi, andando oltre l’aspetto idealizzato dell’Ordine e della Repubblica Galattica che ci si era creati secondo quanto raccontato dai protagonisti della Trilogia Originale. Ne otteniamo un ritratto di una sorte di casta privilegiata, a tratti boriosa e compiacente, che non riesce a cogliere per tempo i segnali di una minaccia fantasma, che condurrà non solo alla fine della Repubblica, ma anche all’estinzione dei Jedi. L’esecuzione dell’Ordine 66, quindi diviene una punizione, una conseguenza della mancanza di umiltà e lucidità dei Jedi, che dovrebbe motivare la loro assenza dallo scenario futuro della saga.

Quanto fatto invece con produzioni recenti del Canon, sembra volere andare in contrasto con le idee di Lucas, dando una diversa interpretazione all’Ordine 66. Per quanto inteso come un metodo di sterminio di un pericoloso nemico da parte di Lucas, questo elemento ha trovato una nuova definizione in opere come Star Wars Rebels, Star Wars Jedi: Fallen Order e ora in Obi-Wan Kenobi.

In realtà, sembra che Jedi sopravvissuti siano molti più di quanto si fosse precedentemente immaginato, a partire dai membri dell’Inquisitorium, l’agenzia incaricata di braccare i Jedi fuggitivi. Gli Inquisitori sono infatti per la maggior parte Jedi o padawan che hanno deciso di unirsi all’Impero, per scelta o coercizione, divenendo cacciatori di Force-users, specialmente Jedi fuggitivi. In Star Wars Rebels abbiamo assistito alla nascita di questo gruppo di cacciatori, approfondito ulteriormente in serie a fumetti come Darth Vader, ma la loro presenza è anche indice di come esistano numerosi Jedi nascosti, un’idea che ha trovato conferma proprio in Obi-Wan Kenobi. La presenza del Cammino, gruppo segreto che supporta i Jedi nella loro fuga dall’Inquisitorium, mostra come l’idea originale di Lucas, ossia che Luke fosse l’ultimo Jedi (o il primo di un nuovo ordine?), in realtà è stata ampliamente smentita.

Kanan Jarrus, Ashoka Tano e i Jedi citati nella terza puntata di Obi-Wan Kenobi sono parte di un meccanismo narrativo che intende ribaltare il concetto di Lucas, mostrando un Ordine Jedi lungi dall’esser estinto, anche se si può anche ipotizzare che questi clandestini abbiano incontrato un destino infausto prima degli eventi di Una Nuova Speranza, come mostrato dall’inquietante camera della Fortezza dell’Inquisitorium visitata da Obi-Wan nel quarto episodio. Ambientare questa serie nel periodo dell’Ascesa dell’Impero rappresenta un rischio, considerato come l’Ordine 66 e ciò che viene raccontato da Obi-Wan in Una Nuova Speranza sembrano andare in parziale contrasto con quanto raccontato ora nella serie, ma la forza del Canon di Star Wars è il portesi espandere su più media, in particolare in ambito fumettistico, andando quindi a fornire spiegazioni che aiutino a ricondurre il tutto all’interno di una logica narrativa coerente.

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