Trono di Spade, un vero kolossal televisivo

La famosa saga fantasy nata dalla penna di George R. R. Martin anni fa è oggetto di un adattamento televisivo di HBO. Mentre aspettiamo trepidanti la sesta stagione, vediamo perché Game of Thrones è diventato un pilastro della serialità moderna, nonostante numerose polemiche e critiche.

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a cura di Andrea Balena

Sin da quando Peter Jackson riuscì nell'incredibile compito di adattare al cinema Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien, rendendolo un assoluto successo per critica e box office, il genere fantasy è diventato apprezzatissimo dal grande pubblico.

Un pubblico che è da sempre affascinato dall'epica medievale, dal tema del viaggio e soprattutto dallo spesso strato di folklore che il genere può ospitare. Il ciclo Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin è fra le saghe più imponenti e stratificate del nuovo millennio, capace di mescolare gli intrighi politici della Guerra delle Due Rose con l'epica cinematografica e una incredibile caratterizzazione esoterica e mistica. Ha pochi rivali nel suo genere, ed era prevedibile un adattamento cinematografico, ma nessuno si aspettava una trasposizione televisiva. Soprattutto, nessuno poteva aspettarsi il successo travolgente che questa serie ha ricevuto, seconda per numeri soltanto a The Walking Dead.

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Game of Thrones, questo il titolo originale de Il Trono di Spade, è una storia corale: lo spettatore assume il punto di vista di vari personaggi appartenenti alle varie famiglie nobili del regno di Westeros, a partire dagli Stark e dai Lannister – i due clan più potenti e influenti. All'inizio sembra che ci sia pace, ma gli intrighi di potere alla corte di Re Robert daranno il via a un sanguinoso conflitto di sempre maggiore portata; nasceranno due fronti, e le molte famiglie si schiereranno dall'una o dall'altra parte, spesso cambiando di fronte secondo la convenienza del momento. Lontani dalla guerra, altri personaggi narranti dovranno fronteggiare dal Nord un'antica minaccia, ben più grande e pericolosa e che incombe sull'intero continente.

La serie presenta uno degli show più stratificati degli ultimi anni, e lo dimostra la gran quantità dei personaggi: grande attenzione è riposta nella crescita e nella formazione dei protagonisti, costretti ad abbandonare la loro innocenza per diventare adulti. Per esempio, Jon Snow (Kit Harington) comincia la sua vicenda come il figlio bastardo della famiglia Stark, ma troverà nei Guardiani della Notte la sua vera vocazione e il luogo a cui appartiene, e si dimostrerà deciso a tutto pur di proteggerlo.

La giovane Daenerys Targaryen (Emilia Clarke), invece, compare all'inizio come una pedina nei loschi piani di conquista del fratello, ma scoprirà di possedere un potere antico, che le permetterà di emanciparsi, prima, e poi conquistarsi un proprio ruolo nella scacchiera dei poteri, a Est di Westeros.

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Se i personaggi giovani cercano di trovare un posto nel mondo, i più anziani combattono invece per preservare il loro status. Che si tratti di ideologie, religioni o semplici smanie di potere, la vecchia generazione di Westeros combatte con ferro e sangue, non riuscendo ad accettare che i tempi stanno cambiando. O, per dirla con il leit motif della serie, che l'inverno sta arrivando.

La produzione HBO, come dimostratosi in passato con I Soprano e più recentemente con True Detective, punta a creare un atmosfera più vicina al medium cinematografico che a quello televisivo: lo dimostrano una regia che esalta panorami mozzafiato, la migliore computer grafica vista sul piccolo schermo, e un'effettistica generale ben integrata con il girato, sempre molto credibile. Altro fattore importante è l'accentuata componente erotica, divenuta un vero marchio per la serie, in egual misura per fan e detrattori; questi ultimi in più di una occasione si sono lamentati per le scene molto esplicite.

Qualche critica è arrivata anche dai lettori dei romanzi originali, che hanno protestato per l'adattamento riservato ad alcuni momenti chiave della storia, e in particolare all'intreccio semplificato rispetto alla controparte letteraria. A mio parere quest'ultima critica suona ingiusta: lo show ha una natura commerciale, concepito per essere fruito autonomamente dall'opera originale, ed è difficile condensare in episodi da 50 minuti le numerose storie che si intrecciano fra loro.

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Le preoccupazioni dei fan più sfegatati, comunque, quest'anno sono ancora più profonde. Con la sesta stagione (in uscita il 24 aprile) la serie TV infatti supererà per la prima volta i libri, e probabilmente si distaccherà dal canone pensato da Martin. Ormai è chiaro che si tratta di due opere distinte e separate, e personalmente sono più curioso che mai di sapere come la trama si evolverà, ora che è libera dalle catene del libro.

Che piaccia oppure no, il crescente successo di questa serie è il chiaro indicatore dello stato di grazia che la serialità statunitense ha raggiunto negli ultimi anni, e della sua capacità di sfornare prodotti di qualità e fruibili da un numero sempre maggiore di persone. In Italia Games of Thrones è ospitata da Sky Atlantic sotto il nome de Il Trono di Spade, ed è mandata in onda in lingua originale con sottotitoli ad appena un giorno di distanza dall'uscita in madrepatria.

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