Come muore una stella? Ce lo dirà una gigantesca bolla spaziale

Una gigantesca bolla spaziale rivela onde d'urto inverse provenienti da una catastrofica esplosione stellare, facendo luce sull'evoluzione di tali resti cosmici.

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a cura di Alessandro Crea

I telescopi della NASA hanno catturato un'esplosione stellare colorata avvenuta migliaia di anni fa, gettando nuova luce sull'evoluzione di tali resti cosmici. Quando una stella raggiunge la fine della sua vita, esplode in una raffica luminosa chiamata supernova. Le nane bianche sono i cadaveri fiochi e sbiaditi delle stelle che hanno esaurito la maggior parte del loro combustibile nucleare e perso i loro strati esterni. Essendosi ridotte a dimensioni relativamente piccole, le nane bianche sono considerate tra le stelle più stabili, dato che possono durare per miliardi o addirittura trilioni di anni.

Tuttavia, quando una nana bianca passa vicino a una stella vicina, può sottrarre troppo materiale dalla sua compagna diventando instabile ed esplodendo, trasformandosi in una supernova di tipo Ia. Questo è il caso del residuo stellare – formalmente noto come G344.7-0.1 – che si trova a circa 19.600 anni luce dalla Terra e che si ritiene abbia tra i 3.000 e i 6.000 anni, secondo quanto dichiarato dai ricercatori del Chandra X-ray Observatory della NASA.

Un'immagine composita mostra i resti stellari in lunghezze d'onda a raggi X, infrarossi e radio. I dati del Chandra X-ray Observatory e dello Spitzer Space Telescope della NASA, insieme al Very Large Array della National Science Foundation e all'Australia Telescope Compact Array, sono stati utilizzati per creare un'immagine dettagliata della bolla.

La nuova vista di G344.7-0.1 mostra che i detriti stellari si espandono verso l'esterno dopo l'esplosione stellare iniziale, quindi incontrano resistenza d parte del gas circostante. Questa resistenza rallenta i detriti, creando un'onda d'urto inversa che viaggia indietro verso il centro dell'esplosione, riscaldando i detriti circostanti sul suo percorso, secondo quanto osservato. Lo shock inverso riscalda i detriti a milioni di gradi, facendoli brillare ai raggi X.

G344.7-0.1 è abbastanza vecchio rispetto ad altri ben noti resti di supernova di tipo Ia, che sono esplosi negli ultimi mille anni o giù di lì e non hanno ancora incontrato la stessa onda d'urto inversa che riscalda i detriti nel nucleo. Pertanto, le osservazioni di G344.7-0.1 gettano nuova luce sulle successive fasi di evoluzione dei resti di supernova di tipo Ia.

Inoltre, i dati a raggi X di Chandra hanno rivelato che la bolla contiene ferro vicino al suo nucleo, il quale è circondato da strutture ad arco contenenti silicio. I dati mostrano che le regioni contenenti ferro sono state più di recente riscaldate dall'onda d'urto inversa, supportando modelli di supernova di tipo Ia che prevedono che elementi più pesanti, come il ferro, siano prodotti al centro di queste esplosioni stellari.