Dragonfly, un drone in cerca di tracce di vita nei cieli di Titano

L'anno di lancio previsto per la missione Dragonfly è il 2027 per cui, salvo imprevisti di sorta, la sonda dovrebbe raggiungere l'obbiettivo all'incirca alla metà degli anni 2030

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a cura di Marco Valle

La NASA ha reso noto un documento nel quale fissa gli obbiettivi scientifici previsti, oltre agli strumenti necessari per conseguirli, per la futura missione di ricerca denominata Dragonfly, il cui fine ultimo sarà l'esplorazione di Titano, una delle lune di Saturno.

L'anno di lancio previsto per la missione Dragonfly è il 2027 per cui, salvo imprevisti di sorta, la sonda dovrebbe raggiungere l'obbiettivo all'incirca alla metà degli anni 2030. Titano è l'unica luna del Sistema Solare a possedere un'atmosfera densa e quantità significative di materia allo stato liquido, anche se il liquido che va a formare mari e laghi sulla sua superficie non è acqua ma bensì idrocarburi. Gigantesche dune di sabbia sono presenti nelle regioni tropicali, e la zona equatoriale è occupata da un gigantesco deserto, battezzato “mare di sabbia di Shangri-La”, dove occasionalmente si vanno a formare tempeste di polvere, donano a Titano un aspetto molto simile a quello che potrebbe avere Arrakis, il pianeta protagonista delle vicende della saga fantascientifica di Dune.

Dragonfly è un drone dotato di otto rotori delle dimensioni di circa un metro l'uno, e sarà il secondo veicolo controllato da remoto a volare in un'atmosfera non terrestre, dopo l'elicottero Ingenuity impegnato su Marte, e il promo in assoluto a sfrecciare nei cieli di una luna aliena. Dragonfly non è però la prima missione ad occuparsi di questo satellite di Saturno.

Infatti, sulla superficie della luna era già atterrata, nel 2005 la sonda Huygens, nata dalla collaborazione tra la NASA e l'ESA, grazie alla quale abbiamo potuto osservare delle meravigliose, e un po' inquietanti, fotografie dell'ambiente su Titano. Anche la sonda Cassini, che ha orbitato per ben 13 anni attorno a Saturno, ha impiegato le proprie capacità radio per tentare di scrutare oltre la spessa coltre di nubi che caratterizza l'atmosfera del satellite.

Lo scopo di Dragonfly sarà principalmente, ma non esclusivamente, di carattere astrobiologico. Il drone andrà infatti in cerca di biofirme, che stanno ad indicare processi biologici presenti o passati, ed effettuerà delle misurazioni sulla chimica della superficie, comprese quelle riguardanti strutture molecolari necessarie alla vita, oltre che cercare di capire se Titano potrebbe essere (o essere reso) potenzialmente abitabile.

Il punto di atterraggio previsto, si trova lungo l'Equatore della luna, circa 700 km più a nord rispetto al sito di atterraggio della sonda Huygens. Da li, Dragonfly procederà all'esplorazione del vasto deserto equatoriale, tentando anche di raggiungere il cratere da impatto di Selk, considerato un ottimo posto dove cercare eventuali tracce di vita.

La missione si svolgerà principalmente durante l'inverno boreale. Il drone, che pesa circa mezza tonnellata, non dovrebbe avere problemi a spiccare il volo, perché la gravità su Titano è un settimo di quella terrestre, i venti sono miti e l'atmosfera è abbastanza densa da consentire il sollevamento. Gli organizzatori della missione non prevedono che la pioggia, costituita da metano liquido, possa costituire un problema per Dragonfly, ma la cosa non è ancora certa al 100%. Il carico utile del drone sarà composto da otto telecamere scientifiche, due spettrometri e un trapano per campionare sostanze organiche complesse. Dragonfly trasporterà anche una stazione geofisica e meteorologica con 11 diversi strumenti in grado di misurare la temperatura dell'aria, la pressione dell'aria, la velocità e la direzione del vento e l'umidità.