La medicina nucleare sta vivendo una rivoluzione silenziosa grazie a una famiglia di cristalli che fino a poco tempo fa era conosciuta principalmente nel settore dell'energia solare. I perovskiti, materiali cristallini dalle proprietà straordinarie, potrebbero trasformare radicalmente il modo in cui i medici utilizzano le scansioni SPECT per diagnosticare malattie cardiache e altri disturbi nascosti nel profondo del corpo umano. Un team internazionale guidato dalla Northwestern University e dall'Università di Soochow in Cina ha dimostrato per la prima volta che questi cristalli possono catturare singoli raggi gamma con una precisione mai raggiunta prima, aprendo la strada a diagnosi più accurate e meno invasive per milioni di pazienti.
La sfida dell'imaging medico moderno
Attualmente, gli ospedali si affidano a due tipologie principali di rivelatori per le scansioni nucleari, entrambe con limitazioni significative. I rivelatori a base di telluride di cadmio e zinco (CZT) offrono immagini di alta qualità ma hanno costi proibitivi che possono raggiungere centinaia di migliaia, se non milioni di dollari per una singola telecamera. La loro produzione è inoltre complessa a causa della fragilità dei cristalli, che tendono a rompersi facilmente durante la lavorazione.
L'alternativa più economica, rappresentata dai rivelatori al ioduro di sodio (NaI), presenta altri inconvenienti: sono ingombranti e producono immagini sfocate, paragonabili a fotografare attraverso un vetro appannato. Questa situazione crea un divario nell'accesso alle tecnologie di imaging di qualità, limitandole spesso agli ospedali più attrezzati economicamente.
Una scoperta che nasce dal fotovoltaico
Mercouri Kanatzidis, professore di chimica alla Northwestern University, studia i perovskiti da oltre un decennio. Nel 2012, il suo gruppo aveva sviluppato le prime celle solari a film solido utilizzando questi materiali. Un anno dopo, nel 2013, Kanatzidis fece una scoperta che avrebbe cambiato il corso della ricerca: i cristalli singoli di perovskite mostravano capacità eccezionali nel rilevare raggi X e raggi gamma.
"Quando scoprimmo nel 2013 che i cristalli singoli di perovskite potevano rilevare raggi X e gamma, potevamo solo immaginare il loro potenziale", spiega Kanatzidis. "Ora stiamo dimostrando che i rivelatori basati sui perovskiti possono offrire la risoluzione e la sensibilità necessarie per applicazioni impegnative come l'imaging della medicina nucleare".
Tecnologia pixelata per risultati da record
Il nuovo rivelatore sviluppato dal team funziona secondo un principio simile ai sensori delle fotocamere degli smartphone, utilizzando una struttura pixelata che cattura ogni singolo raggio gamma come un pixel di luce. Yihui He, co-autore dello studio e professore all'Università di Soochow, ha guidato lo sviluppo dell'architettura del dispositivo e l'ottimizzazione dell'elettronica di lettura multicanale.
I risultati degli esperimenti hanno superato le aspettative: il rivelatore è riuscito a distinguere raggi gamma di diverse energie con la migliore risoluzione mai riportata fino ad oggi. Durante i test con il tecnezio-99m, un tracciante radioattivo comunemente utilizzato nella pratica clinica, il dispositivo ha dimostrato una sensibilità straordinaria, riuscendo a separare sorgenti radioattive minuscole distanziate di pochi millimetri.
Vantaggi concreti per pazienti e ospedali
Le implicazioni pratiche di questa innovazione sono notevoli. Grazie alla maggiore sensibilità dei rivelatori a perovskite, i pazienti potrebbero beneficiare di tempi di scansione più brevi e dosi di radiazione ridotte. La stabilità del sistema garantisce inoltre che quasi tutto il segnale del tracciante venga raccolto senza perdite o distorsioni, migliorando significativamente la qualità diagnostica.
Dal punto di vista economico, la produzione di questi rivelatori risulta più semplice e meno costosa rispetto alle tecnologie attuali. "Il nostro approccio non solo migliora le prestazioni dei rivelatori, ma potrebbe anche ridurre i costi", sottolinea Yihui He. "Questo significa che più ospedali e cliniche potrebbero eventualmente avere accesso alle migliori tecnologie di imaging".
Dalla ricerca al mercato
La tecnologia non rimarrà confinata nei laboratori universitari. Actinia Inc., una società spin-off della Northwestern University, sta già lavorando per commercializzare questa innovazione in collaborazione con partner del settore dei dispositivi medici. L'obiettivo è portare i rivelatori a perovskite dagli laboratori di ricerca direttamente negli ospedali, rendendo disponibile imaging nucleare di alta qualità a un costo accessibile.
"L'imaging medico nucleare di alta qualità non dovrebbe essere limitato agli ospedali che possono permettersi le attrezzature più costose", conclude Kanatzidis. "Con i perovskiti, possiamo aprire la porta a scansioni più chiare, veloci e sicure per molti più pazienti in tutto il mondo". Lo studio, pubblicato su Nature Communications, rappresenta un passo decisivo verso un futuro in cui diagnosi precise e tempestive saranno alla portata di tutti.