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La Cina ha bisogno di Android ma non di Google

Grazie ai prezzi bassi e all'incremento graduale sia sul fronte della qualità che delle prestazioni, i produttori di chip cinesi sono sempre più un problema per Samsung, Qualcomm e gli altri.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Pubblicato il 17/11/2014 alle 08:53 - Aggiornato il 01/09/2015 alle 11:07
  • ARM e i SoC cinesi, scopriamo Rockchip, Mediatek, Allwinner e Spreadtrum
  • La Cina ha bisogno di Android ma non di Google
  • Rockchip
  • MediaTek
  • Allwinner
  • Spreadtrum
  • Conclusioni

La Cina ha bisogno di Android ma non di Google

Android è centrale per il successo delle Cina nel mercato mobile. I produttori di hardware che usano i SoC cinesi per i loro tablet tendono a usare il sistema operativo di Google perché non ha costi ed è open source. Android è ciò che permette ai dispositivi da 100 a 200 dollari di funzionare ugualmente bene rispetto i prodotti di fascia alta da 600 dollari. Alcuni acquirenti di tablet realizzati in Cina possono dire che i loro dispositivi a basso costo riescono a fare le stesse cose dei prodotti di fascia più alta. In qualche modo hanno ragione, ma la storia non è così semplice. In molti casi "economico" può anche essere l'equivalente di "non supportato e closed-source".

Ed è qui che sorge un problema. Android - nello specifico Android Open Source Project - è open source, ma diversi produttori di SoC cinesi non si attengono allo spirito dell'iniziativa. C'è stata qualche critica rivolta ad alcune di queste aziende e al modo in cui godono dei vantaggi dell'esperienza Android senza restituire nulla in cambio alla comunità. Aziende come Rockchip, MediaTek e Allwinner sono closed source quando si tratta dei loro kernel, il che rende difficile per i possessori di prodotti basati su tali piattaforme andare oltre la versione di Android che è stata distribuita con i loro dispositivi. Inoltre, questo rende quasi impossibile per questi dispositivi usare correttamente ROM aftermarket come CyanogenMod, Paranoid Android e AOKP.

Ci sono stati alcuni passi avanti per quanto concerne Rockchip; un produttore di tablet spagnolo ha aperto il codice del proprio kernel e successivamente è emersa una versione beta di Ubuntu per il SoC. Da allora è cresciuta, assumendo il nome (sfortunato) di PicUntu. La distribuzione ha fatto il giro delle comunità in cui si parlava di chiavette multimediali HDMI, ricevendo buoni commenti. Non include l'accelerazione hardware completa, ma gli altri aspetti non deludono le attese.

La maggior parte dei possessori di prodotti con chip RK3066 è comunque obbligata a usare vecchie versioni di Android e tale situazione non sembra destinata a cambiare presto, e il più moderno quad-core RK3188 attende una variante Linux. Questo è persino più deludente dato che in alcuni casi i dispositivi RK3188 distribuiti con 2 GB di RAM sono molto più potenti del più vecchio RK3066.

Per queste ragioni i SoC cinesi e i dispositivi di cui fanno parte tendono a perdere valore rispetto alle soluzioni equivalenti di brand più noti come Qualcomm, Samsung e Nvidia. Anche se questi nomi familiari e i loro partner a volte fanno di tutto per offrire soluzioni bloccate, spesso esistono alternative alle versioni preinstallate di Android. XDA ha innumerevoli forum per soluzioni con SoC Snapdragon, Exynos e Tegra. L'effetto della comunità sui SoC cinesi non è ancora così efficace. La maggior parte dei proprietari di dispositivi cinesi è lasciata a soluzioni alternative su forum più piccoli, molti dei quali privi di supporto o semplicemente amministrati in modo non professionale.

Altrettanto preoccupante è che alcune di queste aziende cinesi stanno realizzando dei fork di Android. Lo fanno per evitare di dover aderire alla Open Handset Alliance (OHA) di Google e in modo da poter distribuire il proprio negozio di app piuttosto che affidarsi a Google Play.

A oggi, abbiamo due fork principali di Android in Cina: LeWa OS e il controverso Aliyun OS, l'ultimo dei quali colto a vendere versioni piratate di giochi Android, cosa che potrebbe diventare un grande problema in futuro.

A rendere le cose peggiori, ci sono varianti di Android cinesi che non sono particolarmente amichevoli con la comunità open-source: Flyme e MIUI. Flyme è disponibile sulla gamma di terminali Meizu, mentre MIUI può essere trovata sui prodotti Xiaomi o come ROM per altri dispositivi. Entrambe cambiano l'interfaccia del sistema operativo allo stesso modo in cui fanno HTC con la Sense e Samsung con la TouchWiz. Il problema è che entrambi questi sistemi operativi cinesi sono closed source, e questo rappresenta un affronto alla licenza AOSP GPL di Android. 

Tutto questo stabilisce un precedente preoccupante e dà vita a un trend che preoccupa i fan di AOSP e gli sviluppatori di ROM, in particolar modo per il fatto che ciò potrebbe influenzare i futuri SoC e dispositivi provenienti dalla Cina. Diamo quindi uno sguardo da vicino ad alcuni dei SoC sviluppati in Cina, a partire da Rockchip.

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