Caschi blu in campo per fermare la guerra dei brevetti

La guerra dei brevetti deve finire, e visto che non c'è modo di tenere le aziende del settore hi-tech lontano dai tribunali scenderanno in campo le Nazioni Unite. È stata convocata una riunione per il prossimo 10 ottobre in cui si cercherà di trovare un accordo sull'uso e la cessione di brevetti altrui. C'è già chi pensa che sarà un fallimento.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Le Nazioni Unite stanno scendendo in campo contro la guerra dei brevetti. Il 10 ottobre ci sarà una riunione presso il quartier generale della ITU (International Telecommunication Union) a Ginevra alla quale sono convocati tutti i maggiori protagonisti del settore hi-tech, con l'intento di affrontare "un uso della proprietà intellettuale soffocante per l'innovazione", che ha portato anche al divieto di vendita per diversi dispositivi.

Le nazioni unite si occuperanno della guerra dei brevetti

Gli argomenti al centro del dibattito saranno i brevetti essenziali per gli standard di settore, come le comunicazioni 3G o le foto in formato JPEG, coperti dalle normative FRAND (Fair, Reasonable, And Non-Discriminatory terms) che obbligherebbero i titolari a cederli a chiunque dietro condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie.

Il problema è che in più di un caso sono state chieste cifre elevatissime per le licenze e sono stati messi in campo provvedimenti eccessivi contro eventuali violazioni. L'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni - l'agenzia delle Nazioni Unite che ospiterà l'evento - ha rilevato che le parti coinvolte hanno opinioni molto diverse su quello che dovrebbe essere un costo ragionevole per le licenze FRAND, e sul fatto che si debba o meno arrivare alle ingiunzioni di blocco delle vendite qualora non ci si accordasse sui termini di cessione in licenza.

Hamadoun Torre, segretario generale dell'ITU, ha detto fuori dai denti che "stiamo assistendo alla tendenza sgradita di sfruttare i brevetti essenziali per bloccare i mercati. C'è bisogno di una revisione urgente di questa situazione: i brevetti hanno lo scopo di incoraggiare l'innovazione, non di soffocarla".

Esempi di quello a cui si riferisce Torre ormai ce ne sono a decine: Motorola aveva ottenuto un divieto di vendita di iPhone e iPad in Germania l'anno scorso dopo che Apple aveva rifiutato di pagare una licenza per lo standard di trasmissione dati GPRS utilizzati da reti cellulari GSM. La stessa azienda aveva tentato di fermare le vendite dell'Xbox in Germania (Microsoft aveva rifiutato di pagare quanto dovuto per una tecnologia necessaria per la codifica e la riproduzione di video H.264). Samsung ha tentato di sfruttare i suoi brevetti 3G per bloccare le vendite dei prodotti Apple in Europa, Giappone e Stati Uniti.

Salvate i telefoni prima che sia troppo tardi!

La Commissione Antitrust ha già avviato indagini contro Motorola e Samsung per queste azioni legali, e gli osservatori stanno tenendo d'occhio Apple per la raffica di azioni legali intrapresa negli Stati Uniti e in Australia con l'obiettivo di tentare di limitare la vendita di dispositivi di aziende "powered by Android". Anche Microsoft è chiamata in causa, per il avere chiesto e ottenuto diritti sui brevetti Android di sua proprietà a praticamente tutti i produttori di smartphone.

A quanto pare questi provvedimenti non sono sufficienti e Illya Kazi, membro del Chartered Institute del Regno Unito, spiega che "non c'è una risposta semplice. La situazione è complessa ed è molto facile per qualcuno lamentarsi per qualcosa che non ritiene giusto o perché la sua posizione è avversa a quella di altri". In ogni caso secondo Kazi "una serie di colloqui ad alto livello non può essere una cosa negativa", anche se non ci si deve aspettare molto. Lo stesso Kazi ammette che sarebbe sorpreso "se si trovasse un accordo percorribile".

Probabilmente sarebbe più costruttivo incaricare il giudice Richard Posner di tenere un corso accelerato a tutti i giudici che si occupano di cause sui brevetti hi-tech. Soldi e tempo sarebbero spesi meglio.