Jailbreak e rooting legali per smartphone ma non per tablet

L'ultimo aggiornamento della normativa statunitense indica che il jailbreak è un'operazione legale su un telefono ma non su un tablet. In generale sembra che i legislatori accolgano il fatto che i consumatori non possiedano più i beni che comprano.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

L'ufficio USA per la difesa del diritto d'autore ha confermato che eseguire jailbreak e rooting è un operazione legale e rappresenta un'eccezione alla normativa DMCA (Digital Millennium Copyright Act). L'atto di "liberare" il prodotto resta però illegale per i tablet, i computer e le console da gioco (portatili e da salotto), lo stesso vale per le copie di film su DVD a uso personale. Le nuove decisioni saranno effettive a partire da domenica 28 ottobre.

La decisione ha provocato reazioni piuttosto polemiche su diverse testate statunitensi, specializzate e non, tutte concordi nell'etichettare la nuova normativa come il sintomo di un'indebita arbitrarietà, e di un certo servilismo verso i produttori di contenuti (cinema, musica, software).

Jailbreak

Perché, infatti, differenziare tra smartphone e tablet? Perché è legale liberare un telefono dal blocco SIM se e solo se è stato acquistato prima del gennaio 2013? La norma riguarda poi anche i DVD, di cui si possono fare copie per alcuni usi ma non come backup personali o per godersi il film su un tablet. Un altro cambiamento riguarda l'uso e il commercio degli ebook, che si potranno "piratare" se questo è l'unico modo di renderli accessibili su diverse piattaforme e, soprattutto, ai non vedenti.

Timothy B. Lee ricorda di Ars Technica ricorda che quasi certamente le decisioni degli amministratori USA dipendono in gran parte da una sentenza del 2010, che sancì in modo definitivo il fatto che l'acquisto di software non equivale al possesso, ma solo a una concessione in licenza. Parallelamente un'altra sentenza dichiarò una situazione simile per la musica comprata online da fornitori come Apple, Microsoft, Amazon o altri.

Ecco, il problema vero, profondo e al momento irrisolvibile è proprio questo. Il passaggio al digitale è una cosa meravigliosa per tante ragioni, ma è anche un dramma per i consumatori. Perché fino a ieri chi comprava un film in DVD lo poteva rivendere, un libro lo si poteva prestare o - apriti cielo! - regalare. E le stesse libertà valevano per la musica, e in misura minore per il software.

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L'addio alle scatole in un qualche modo significa anche l'addio alla proprietà. Chi compra un libro su Amazon può leggerlo solo su Kindle (lettore o software); un libro comprato su iBooks si legge solo su iOS o OS X; un film comprato tramite xBox resta sulla console Microsoft o sul PC Windows.

La lista potrebbe continuare a lungo purtroppo, ed è facile dimostrare come non sia poi tanto conveniente comprare qualcosa in formato digitale: generalmente il risparmio rispetto alla forma "analogica" è minimo, e in cambio non si possiede un bel niente.

Non si compra più, si noleggia a lungo termine. E andrebbe anche bene così, se non fosse che tutti i venditori, nessuno escluso, mettono sui rispettivi servizi il tasto "compra". Non dovrebbero farlo, perché è scorretto nei confronti dei loro clienti; così come non si dovrebbero scaricare file pirata, ma quelli almeno restano nelle mani dei loro (il)legittimi proprietari.