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a cura di Saverio Alloggio

Nuovo capitolo della vicenda che vede contrapposti ZTE e gli Stati Uniti d'America. Qualche giorno fa il Presidente Donald Trump, attraverso Twitter, aveva provato ad aprire un dialogo con il Governo cinese, al fine di poter mitigare le sanzioni comminate all'azienda e consentirle di tornare in attività. Nella giornata di oggi però è arrivato il parere contrario da parte del Congresso degli Stati Uniti.

ZTE, a causa della violazione dell'embargo nei confronti dell'Iran, è stata inizialmente multata dagli Stati Uniti per una cifra vicina a 1 miliardo di dollari. Successivamente, avendo premiato anziché punire i dipendenti coinvolti nella vicenda, è arrivata la sanzione più pesante: per 7 anni l'azienda cinese non potrà utilizzare componentistica statunitense. Una misura che ha costretto la società a stoppare le attività a livello globale.

Trump è intervenuto sulla vicenda il 13 maggio con un tweet per certi versi sorprendente. Ha infatti annunciato di aver avviato il dialogo con l'omologo cinese Xi Jinping, al fine di poter aiutare l'azienda a tornare in affari. Il Presidente degli USA ha motivato questa presa di posizione nella logica di evitare che troppi posti di lavoro si perdessero in Cina.

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Evidentemente la questione ha assunto connotati di natura economica e strategica. La Casa Bianca starebbe tentando di ammorbidire le sanzioni nei confronti di ZTE al fine di ottenere dal Governo cinese l'eliminazione dei nuovi dazi imposti su alcuni prodotti agroalimentari degli Stati Uniti, come carne di maiale, frutta, noci e ginseng. Insomma, una situazione che sembra andare oltre quella specifica relativa all'azienda.

Copertina ZTE

Tutto questo però non ha convinto il Congresso, secondo il quale la Cina starebbe tentando di soffiare la leadership tecnologica mondiale agli Stati Uniti. Il Senatore democratico Ron Wyden, che fa parte del Finance Committee e dell'Intelligence Committee, è convinto anche per questo che ZTE rappresenti una minaccia alla sicurezza nazionale. In tal senso, con lui altri 30 senatori democratici hanno inviato una lettera a Trump, nella quale lo si accusa di anteporre gli interessi "del dragone" a quelli del Paese a stelle e strisce.

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C'è chi però rema contro Trump anche all'interno del Partito Repubblicano, con il deputato Mac Thornberry che ha specificato come il Congresso non sia disposto a fare passi indietro rispetto alle sanzioni comminate a ZTE. Insomma, la questione è davvero complessa, e attualmente l'azienda cinese continua a non poter operare a pieno regime visto il divieto di utilizzare componentistica statunitense.

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Una situazione destinata ad evolversi ulteriormente nelle prossime settimane. Stati Uniti e Cina continueranno certamente a contendersi la scena tecnologica mondiale anche nei prossimi anni, e ZTE potrebbe essere solo la prima azienda a essere colpita da sanzioni di vario genere in quella che appare sempre più una contesa anche di natura politica.