Chocobo’s Mystery Dungeon EVERY BUDDY, recensione

Dieci anni dopo la prima release di Final Fantasy Fables: Chocobo's Dungeon, i Chocobo tornano con Mystery Dungeon EVERY BUDDY!

Avatar di Mario Petillo

a cura di Mario Petillo

Contributor

Final Fantasy Fables: Chocobo's Dungeon arrivò sul mercato videoludico nel 2008, in un periodo in cui le uscite giapponesi anticipavano di molto quelle europee, in questo caso di un anno pieno. Il titolo, chiaro spin-off della saga di Final Fantasy che in quegli anni si destreggiava tra l'uscita di Final Fantasy XII e l'inizio dello sviluppo della incompiuta Fabula Nova Crystallis, si andava a inserire nell'altrettanto longeva produzione di videogiochi dedicati ai Chocobo, iniziata nel 1997 e proseguita con numerose release spesso relegate al mercato giapponese.

Dieci anni dopo esatti, Chocobo's Dungeon torna con una versione remastered e aggiornata nei contenuti, su Switch e PlayStation 4, supportando quella fase storica produttiva in cui Nintendo ama riportare sulle proprie console titoli del passato: da un lato si sfrutta l'effetto nostalgia per i videogiocatori più maturi e dall'altro quello di scoperta per i più giovani, che così facendo possono approcciare per la prima volta un titolo che all'epoca venne piacevolmente accolto da chi lo aveva provato su Wii.

Chocobo alla ricerca di ricordi

Trovandoci a tutti gli effetti dinanzi a uno spin-off di Final Fantasy non possiamo pretendere una trama e una narrativa che possa equivalersi a quella di una delle saghe dagli intrecci più affascinanti di tutto il mercato videoludico. La trama che ci viene proposta in Chocobo's Mystery Dungeon è un pretesto, come nei migliori titoli che hanno bisogno soltanto di una spinta per andare avanti: quella spinta è proprio data una vicenda puerile, da favoletta della buonanotte; per questo Cid e il suo Chocobo si ritrovano alle prese con la ricerca di un antico manufatto, che li conduce direttamente nella città di Lostime.

Qui un terribile maleficio sta privando tutti gli abitanti dei rispettivi ricordi, il che spingerà il minuto, ma per niente indifeso, Chocobo a indagare su quanto sta avvenendo, soprattutto nel momento in cui Cid cadrà ai piedi dello stesso sortilegio, diventando a tutti gli effetti indifeso.

Com'è possibile intuire non ci saranno grandissimi sviluppi nel corso della trama, dato che l'intera esperienza di Mystery Dungeon trova il proprio compimento in quella che è l'esplorazione dei vari dungeon che vi saranno proposti: tant'è che il Chocobo, ogni volta deciderà di salvare i ricordi del malcapitato di turno, dovrà lanciarsi in quello che è un labirinto che va a rappresentare la mente stessa della persona che gli si trova dinanzi. Purtroppo come la maggior parte dei titoli giapponesi, tutti i dialoghi proposti sono estremamente prolissi e là dove il contenuto narrativo non è esaltante, tale aspetto si accusa tantissimo, rendendo noioso seguire anche la più genuina e naif delle vicende. È abbastanza chiaro che anche i personaggi che vi ritroverete a dover salvare non si lasceranno particolarmente amare: saranno tutti comparse improvvisate, privi di caratterizzazioni particolari, come lo stesso Chocobo che impersoniamo. Se però dal punto di vista della narrativa siamo stati molto crudeli, c'è da dire che le idee che si pongono alla base del gameplay sono tutt'altro che negative.

Proceduralità sì, ma spoglia

Parlavamo di dungeon da esplorare e come suggerisce lo stesso titolo questo è il fulcro dell'intera esperienza: il modo in cui ci saranno proposti sarà del tutto procedurale, quindi cambieranno ogni volta che entreremo in uno di essi.

La costruzione è molto basilare, il che giustificare la proceduralità e non sforza eccessivamente il level design degli sviluppatori: i dungeon saranno dei labirinti con biforcazioni che vi porteranno in una struttura verticale, pronta a richiedervi di arrivare al piano più profondo per sconfiggere il boss di turno. Dalla vostra avrete il Chocobo, il suo affascinante job system e anche i vostri Buddy, tutti elementi che caratterizzeranno la vostra discesa negli inferi dei ricordi strappati dalle menti degli NPC incontrati nella città di Lostime.

La meccanica del job system, per chi è cresciuto a pane e Final Fantasy Tactics, è il fan service che più ci ha affascinato in tutto il gioco, oltre a essere la meccanica più riuscita. Procedendo in quella che è l'avventura principale ci ritroveremo ad acquisire delle capacità e dei punti abilità che ci permetteranno di apprendere nuovi job e allo stesso tempo di cambiarli: sarà possibile variare di classe in classe all'inizio di ogni dungeon, così da poter scegliere al meglio come affrontare le battaglie che presto ci si pareranno innanzi. Partirete dal job basico del vostro Chocobo per poi sbloccare il Knight, fino ad arrivare al Mago Nero, Mago Bianco, Dragoon e così via, sbloccando tutti quei job che hanno fatto la storia di Final Fantasy prima della generazione PlayStation.

Ogni classe ha le sue caratteristiche e le sue abilità, spingendoci ad apprendere nuove capacità e variare di molto i combattimenti, che se all'inizio si baseranno esclusivamente sull'utilizzo del tasto azione, andando avanti diventeranno molto più stratificate. C'è da dire, però, che abbiamo riscontrato una certa lentezza nel livellare dei vari job, il che significa che nel caso in cui voleste perlare (prendendo in prestito un concetto tipico di Final Fantasy XI) una determinata classe dovrete affidarvi morbosamente a un grinding pesante.

Compagni di viaggio e di battaglie

Chocobo's Mystery Dungeon EVERY BUDDY! non finisce qui però le proprie caratteristiche strategiche, perché dopo avervi presentato un breve tutorial sui job, che vi accoglierà al secondo dungeon, vi farà presto capire che ogni nemico ha le sue debolezze e le sue peculiarità, il che vi spingerà a dover ragionare sul job da usare anche in funziona del dungeon all'interno del quale vi trovate. Non ci sono scontri casuali, chiaramente, e tutti gli avversari compariranno a schermo permettendovi di ingaggiare il combattimento o evitarlo: lo spawn è continuo, quindi più sosterete in un piano, più potrete combattere, il che significa poterà grindare, recuperare oggetti e anche Buddy, da affiancare al vostro Chocobo. Questo è l'ultimo aspetto particolarmente inedito e allo stesso tempo affascinante della vostra strategia: parliamo di inedito perché nella versione originale del titolo non era prevista e in questo porting su Switch, invece, è preponderante.

Sarà quindi possibile reclutare i nemici che andrete a sconfiggere e che rilasceranno un particolare oggetto facendoli controllare anche da un secondo giocatore, nel caso voleste. Altrimenti saranno affidati alla CPU. L'aspetto che potrebbe infastidire il giocatore più esoso è quello della casualità: non è possibile sapere quale nemico farà cadere del loot in grado di farvelo evocare successivamente, quindi vi ritroverete a dover gestire nel vostro team uno Skeleton quando magari avreste voluto avere un Tonberry. Grazie a un menù molto facile e intuitivo, però, sarà possibile arrivare rapidamente a un riepilogo della vostra situazione e costruire una squadra funzionale alle vostre necessità. Anche estetiche.

Accanto all'esplorazione dei dungeon, che rappresenta la parte principale dell'esperienza, avrete anche dei minigiochi da affrontare: si parte dall'immancabile pesca, oramai una presenza fissa di tutte le produzioni nipponiche, da Final Fantasy XV in giù, fino al giardinaggio, altro aspetto che si declina abbastanza bene in titoli come Chocobo's Mystery Dungeon e che rievocano anche quella parte ruolistica che affascina i titoli su piattaforme Nintendo da sempre. Proprio questi ultimi due aspetti ci hanno permesso di notare come il titolo in questione trovi il proprio compimento su una console portatile: la versione che abbiamo provato, come fatto intuire, è quella per Switch, che ci ha permesso a più riprese di interrompere la nostra avventura e di riprenderla poco dopo, così da poter intervallare anche i dungeon più prolissi e le fasi di grinding più intense, senza dover vivere il peso del longplayer esasperato.

Chiosa finale per l'aspetto tecnico, che si ritrova a dover proporre un titolo che risale a dieci anni fa: i colori accesi e sgargianti, oltre allo stile molto cartoon, permettono a Chocobo's Mystery Dungeon di soddisfare l'occhio senza particolari problematiche su Switch. Come già detto il level design è molto basilare e sposa quel compromesso della proceduralità che fa proprio parte di una semplicità di fondo necessaria per non appesantire i vari dungeon e la fase creativa. Dal punto di vista sonoro apprezzerete, nel caso in cui foste fan di Final Fantasy, tutte le riproposizioni sonore del titolo, con un citazionismo sfrenato di diversi elementi tipici della saga Square-Enix.