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Daymare: 1998 | Recensione di un incubo da sogno

La recensione di Daymare: 1998, il TPS survival horror tutto italiano che ci riporta indietro agli zombie degli anni '90.

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Avatar di Matteo Lusso

a cura di Matteo Lusso

Pubblicato il 03/10/2019 alle 12:30 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 13:07
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  • Pro
    • - Trama più dettagliata e approfondita di quanto ci aspettassimo.
    • - Gameplay semplice e immediato.
    • - Ambientazioni, personaggi e zombi dettagliati.
    • - Abbastanza longevo.
  • Contro
    • - Le bossfight sono da rivedere.
    • - Le animazioni delle cutscene fanno pena.
    • - La narrazione ha diversi momenti fondamentali che si risolvono troppo sbrigativamente.

Il verdetto di Tom's Hardware

8

Daymare: 1998 è un buon survival horror. Si ispira senza nasconderlo a Resident Evil ma non n'è affatto una copia senz'anima. Al contrario si butta a capofitto in questo genere e ottiene il proprio spazio in mezzo a tanti altri grandi nomi. Il gameplay è solido e divertente e l'Unreal Engine 4 muove un'ambientazione molto dettagliata e dal design riuscito. Ci sono comunque dei difetti che, pur trattandosi di quisquilie, non consentono a Daymare essere più che un buon videogioco.


Informazioni sul prodotto

Immagine di Daymare: 1998 - PC

Daymare: 1998 - PC

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Finalmente ci siamo, Daymare: 1998 è disponibile per console e PC -  piattaforma che abbiamo utilizzato per la nostra prova. Il survival horror in terza persona sviluppato dalla software house italiana Invader Studio, di cui abbiamo intervistato uno degli addetti ai lavori negli scorsi mesi, ci ha interessato fin dalla prima volta che abbiamo potuto provarlo. Quella porzione di due ore circa, con un gameplay molto vicino a quello dell'ottimo remake di Resident Evil 2, non è stata però sufficiente a farci capire quali sono i pregi e difetti di Daymare.

La build finale con tutti i contenuti ci ha quindi tenuti impegnati dall'inizio alla fine di un'ottima avventura in mezzo a tanti zombie. La scelta di puntare su un susseguirsi di livelli lineari e ben tre protagonisti ha pagato. Daymare riesce infatti a proporre una storia abbastanza interessante, che dà un propria genesi ai non morti e non solo, discostandosi abilmente da un mostro sacro come Resident Evil. Daymare ha infatti una propria identità arricchita ulteriormente da tanti appunti e documenti da trovare e leggere che aggiungono dettagli alla trama.

In termini prettamente numerici, alla massima difficoltà abbiamo avuto bisogno di quasi 8 ore per terminare la storia. Nulla di insormontabile se si fa attenzione alle scorte e si gestisce l'inventario durante i momenti di calma. Peccato solamente per le boss fight, il punto più basso dell'intera produzione: in quei momenti la difficoltà ha un picco esagerato rispetto al resto del gioco, portandoci a utilizzare un numero assurdo di munizioni, faticosamente risparmiate in precedenza, prima di riuscire ad abbattere gli esseri che affrontiamo, ovvero mutazioni sempre più evolute e letali dei normali zombie.

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A parte ciò, la vicenda avanza con piacere passando da un protagonista all'altro. Forse alcuni eventi sono piuttosto prevedibili, specie se si leggono i vari testi nascosti per i livelli, ma perlomeno il finale risulta inaspettato, nonostante ci abbia lasciato un po' l'amaro in bocca dato che termina con il classico cliffhanger. Liev, Raven e Sam sono comunque dei protagonisti interessanti, a parte per la caratterizzazione un po' troppo stereotipata dei primi due. Il soldato tutto d'un pezzo di una misteriosa organizzazione che è chiamato a ripulire e nascondere il caos che sta succedendo e il pilota di elicotteri che in passato a subito un grave trauma non riescono ad avere una vera profondità, mentre l'ultimo, il guardaboschi, ha invece una personalità più definita e sfaccettata, anche grazie alle allucinazioni di cui soffre che hanno un reale impatto sul gameplay. Peccato però per una recitazione non particolarmente esaltante. Durante le cutscene i volti non hanno un mimica facciale credibile, anche a causa dell'illuminazione degli stessi in determinate situazioni, mentre certe volte il doppiaggio in inglese manca di enfasi nei momenti più drammatici.

Passare dal controllo di uno all'altro non cambia minimamente le meccaniche di Daymare. Le ambientazioni che variano dal laboratorio segreto, all'ospedale e alla cittadina di Keen Sight risultano infatti sempre opprimenti senza però abusare dei jumpscare. Gli zombie sono molti e spesso è meglio semplicemente correre ed evitarli piuttosto che cercare di eliminarli, grazie anche a una particolare gestione delle munizioni. I proiettili devono essere inseriti manualmente dentro i caricatori, che occupano i pochi slot dell'inventario, e per ricaricare bisogna proprio cambiare il caricatore. Ciò si può fare rapidamente lasciando cadere a terra quello vuoto oppure più lentamente se lo si vuole riporre direttamente fra le proprie scorte. È una meccanica molto semplice che però può mettere in difficoltà se non si mantengono i caricatori sempre pieni, dato che il gioco non si ferma quando si armeggia con il dispositivo che usiamo per gestire l'inventario e visualizzare altri dati e informazioni, come la mappa o lo stato del giocatore.

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Per il resto, Daymare è il classico sparatutto in terza persona. Abbiamo giocato con il controller non avendo però grosse difficoltà nel puntando rapidamente alla testa dei non morti, il modo migliore per eliminarli. Mirare è infatti molto fluido grazie all'ottima stabilità del titolo, che utilizza l'Unreal Engine 4 come motore grafico. Il framerate, giocando con un i5 9400F, un'AMD Vega 56 e 32GB di RAM, si è dimostrato costante in ogni situazione, inoltre il livello di dettaglio grafico raggiunto è molto buono per il tipo di produzione.

In particolar modo, la cittadina di Keen Sight ha un design riuscito che lo rende un luogo credibile e interessante da esplorare, nonostante l'apocalisse zombie, per scoprire tutti i segreti ed easter egg nascosti. A colpire è comunque la quantità e qualità dei dettagli che rendo ogni luogo il più realistico possibile, ma anche la capacità degli sviluppatori nel produrre un gioco così esteticamente ricco. I modelli tridimensionali di ambientazioni, personaggi e mostri sono ben sviluppati, anche se a volte si cade un po' nel cliché per quanto riguarda l'aspetto finale - gli zombi sono infatti quanto di più classico ci si possa aspettare. A parte questo piccolo dettaglio, ci sono comunque dei difetti come la risoluzione delle texture: a nostro avviso si sarebbe potuto osare di più. Tuttavia i luoghi che visitiamo sono perlopiù bui e in questo modo tale mancanza è abilmente camuffata. Ciò che invece ci è piaciuto di meno è la ripetitività dei nemici. Abbiamo abbattuto uno zombie con il codino fin troppe volte: va bene riciclare i modelli, ma in linea di massima abbiamo visto sempre gli stessi. Il risultato finale è comunque più che apprezzabile.

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A conti fatti, Daymare: 1998 riesce nel proprio intento di essere un survival horror inedito ma pur sempre ispirato ai classici degli anni '90. Ci siamo divertiti a completare quest'avventura in grado di competere senza paura perfino con il remake di Resident Evil 2. C'è ancora un margine di miglioramento, legato soprattutto ai momenti più sottotono della narrazione e ai filmati a volte pessimi. Si resta comunque sorpresi dalla profondità che si nasconde dietro la trama e tutti gli elementi all'apparenza secondari che la ampliano. Il gameplay è inoltre solido, con qualche idea idea interessante. Si tratta comunque di binari già tracciati da altre produzioni simili, per cui manca ancora quel guizzo necessario a far salire un buon gioco al gradino successivo. In ogni caso, se avete voglia di giocare a un survival horror di qualità, Daymare è la scelta giusta.

L'horror italiano Daymare: 1998 è attualmente disponibile per PC.
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