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Death Stranding 2: Kojima dice di no ai more of the same

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Death Stranding 2: Kojima dice di no ai more of the same

di Antonio Rodo lunedì 19 Dicembre 2022 10:00
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Nel 2016, dopo la rottura con Konami, Hideo Kojima comunicò al mondo di essere un creativo libero. Appresa la notizia, una buona fetta del suo pubblico impazzì di gioia. Questo perché, staccato da Konami e, soprattutto, dalla saga di Metal Gear, Hideo poteva finalmente dar vita a qualcosa di nuovo, a un titolo pronto a coinvolgere milioni di giocatori in tutto il mondo.

Il nome di quel progetto, oggi lo conosciamo molto bene, e tra polemiche ed elogi è già entrato di diritto nell’immaginario collettivo del pubblico. Death Stranding, bastarono poche note dei Low Roar e qualche frame di gioco, odorava di novità: c’erano un immaginario fantascientifico completamente inedito persino per il panorama cinematografico, un cast di attori mai così a fuoco prima di quel momento e un sistema di gioco sorretto da dinamiche di gameplay molto curiose. E ciò accadeva in un’industria stanca come oggi, piena zeppa di titoli simili tra loro.

Non a caso, l’industria dei videogiochi, almeno quella attuale, ci insegna che il sequel è, nella stragrande maggioranza dei casi, un more of the same di buona qualità, un gioco che, partendo dalle basi del capitolo precedente, si preoccupa di migliorare a più non posso (nel migliore dei casi) molteplici aspetti del videogioco. È cosa rara, quindi, specie da un secondo capitolo, aspettarsi qualcosa di completamente differente.

A tal proposito, nel corso di questo articolo andrò a sviscerare l’argomento e, nella seconda parte, vi dirò la mia sul trailer e su alcune delle speculazioni più sensate che è possibile tirar fuori dopo un paio di visioni.

Una delle scene più affascinanti del trailer
Death Stranding 2

Secondo gioco o more of the same?

Una domanda che oggi non vale nemmeno la pena porsi. Non sempre, perlomeno. Esatto, perché, onde evitare di far arrabbiare qualcuno, voglio specificare che, fortunatamente, dei sequel di rottura o dei giochi appartenenti a saghe lunghissime, tornate sul mercato con nuovi guizzi ludici, ci stanno per davvero. Semplicemente, sono diventati più rari nel corso del tempo; scavando per bene, però, qualcosina salta fuori. È il caso di The Legend of Zelda: Breath of the Wild, che abbraccia l’open world cercando di rimanere fedele al nome che porta (in più, innova e stravolge il mercato); è il caso della saga di Metal Gear, rimanendo in casa Kojima, con capitoli sempre differenti tra loro e ricchi di idee intelligenti, capaci di rinfrescare sempre di più l’apparato ludico della saga.

Ci sono poi casi meno eclatanti, ma che sono comunque riusciti a distaccarsi a sufficienza dal capitolo precedente: c’è chi lo ha fatto ribaltando le tematiche della trama e chi, semplicemente, pur surfando su una linea chiamata “more of the same”, è riuscito a prendere le distanze dal gioco precedente.

Quindi sì, in un mercato come quello descritto, che stenta a rinnovarsi dopo un solo gioco, il trailer di Death Stranding 2 stupisce a più riprese: lo fa differenziando l’immaginario, disseminando indizi che spingano il giocatore a pensare che si avrà a che fare con delle dinamiche stealth più incisive, o facendoci immaginare che, a questo giro, impugneremo delle armi da fuoco e uccideremo senza doverci preoccupare delle devastanti conseguenze del Death Stranding.

Metal Gear, sei tu?
Death Stranding 2

Riguardo Death Stranding 2, è vero: sto solamente buttando nero su bianco delle ipotesi. Se lo state pensando, avete ragione e non vi biasimo. È infatti possibile che metà delle idee e delle supposizioni descritte non trovino spazio nell’ultima fatica di Hideo Kojima; eppure, fosse anche solo per l’immaginario messo in piedi in soli quattro minuti di trailer, DS2 sarebbe già più che salvo dal discorso “more of the same”.

Arrivati a questo punto, qualcuno potrebbe chiedersi: è fondamentale distaccarsi dal precedente gioco? Del resto, i more of the same sono più che apprezzati dai giocatori, no? Sono delle domande più che legittime, le cui risposte, peraltro, sono da ricercare nel mercato stesso. Che titoli come Horizon Forbidden West, God of War Ragnarok o gli ultimi Assassin’s Creed vengano apprezzati da moltissime persone (anche dalla critica), è giusto ed è un bene che sia così. Ciononostante, considerando che stiamo vivendo un momento storico in cui i giochi ad alto budget faticano a mostrare qualcosa di realmente differente, di dirompente, augurarsi che nel mercato, contemporaneamente a titoli meno coraggiosi, ci siano anche giochi che provino a rompere le regole e a uscire dallo schema, è il minimo. E stando a tutti gli annunci dei TGA 2022, le mie speranze ricadono tutte e solamente su Death Stranding 2, nonostante le poche informazioni in possesso. Per quanto mi riguarda, è già un successo che se ne parli e abbia destato interesse, apparendo – tra l’altro – anche irriconoscibile in alcuni frangenti. Non vi sembra un bel traguardo?

Sam è...biondo
Death Stranding 2

Death Stranding 2: cosa ne penso

Ed è proprio da questo punto che vorrei partire, perché Death Stranding 2 è sì irriconoscibile in alcuni passaggi, ma estremamente familiare in altri. Non a caso, per riconoscerlo, sono bastate delle manine e qualche secondo del BB theme, a dimostrazione del fatto che col gioco precedente Hideo Kojima ha lasciato un’impronta netta; ha scolpito nella mente di tanti giocatori il proprio immaginario. Cosa aspettarsi, dunque, da DS2?

Innanzitutto, un gameplay completamente diverso. Non nei concetti chiave, sia chiaro, ma nelle meccaniche nude e crude. Quindi un titolo che riprenda l’idea del viaggio (ancora una volta più significativo della meta stessa) e ci costruisca attorno qualcosa di nuovo, se non per il mondo dei videogiochi, di inedito a Death Stranding. Infatti, come qualcuno potrebbe pensare, nel primo gioco erano presenti già meccaniche da stealth game o shooter, ma erano poco sviluppate e inserite in un videogioco sostanzialmente votato alla non violenza. Considerando il finale dello scorso capitolo e alcune situazioni viste nel trailer di DS2, però, le cose potrebbero essere cambiate non poco, e la morte, quindi, potrebbe non avere più le conseguenze che tutti ricordiamo, vale a dire creare delle zone popolate dalle CA e aumentare, in questo modo, il rischio di formare un cratere, spazzando via interi segmenti del mondo di gioco.

Mi aspetto, dunque, un gameplay estremamente più familiare nelle meccaniche, ma sviluppato con maggiore cura nei combattimenti e nelle fasi furtive, e con al centro – ancora una volta – l’idea dello spostamento, di una mappa composta da piccole o grosse regioni piene di pericoli ambientali, ostacoli da superare e condizioni climatiche da sfidare.

Che cosa dire, invece, della componente narrativa? Che è tutto – come al solito – avvolto nel mistero. Nonostante i quattro minuti di trailer, è già possibile parlarne per ore, formulare teorie lunghissime e molto articolate. A tal proposito, vi suggerisco di guardare un video realizzato dalla bravissima Stefania Sperandio di Spaziogames, che ha sviscerato il trailer. Io, in questa sede, mi limiterò a dirvi che mi aspetto qualcosa che vada in forte continuità con il capitolo precedente, un sequel diretto, dunque. Non è da escludere, però, la possibilità che il racconto faccia dei continui salti temporali, oppure che ci metta direttamente nei panni di Fragile; occasione d’oro, questa, per dar vita a situazioni di gameplay davvero differenti.

Tutto potrebbe accadere e, come sempre, conoscendo Hideo Kojima, le ipotesi più lineari e semplici da dedurre saranno probabilmente errate. La visione del trailer, infatti, spegnendo la fantasia, potrebbe indurre il giocatore a pensare banalmente che, dopo gli eventi del primo gioco, Fragile e Sam si siano avvicinati molto e stiano provando, insieme, a crescere la piccola Louise. Tuttavia, la minaccia del Death Stranding è tutt’altro che sepolta, e Higgs, a capo di un culto terroristico che pare venerare Amelie, è pronto nuovamente a tormentare Sam.

Se dietro al progetto ci fosse una mente poco contorta, mi convincerei davvero di questo pensiero. Come ben sapete, c’è la mano di Hideo Kojima, vale a dire che sarà richiesta non poca pazienza. In tanto, nell’attesa, scatenatevi voi. Fateci sapere nei commenti che cosa ne pensate.

di Antonio Rodo
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