Gameplay, difficoltà e longevità

Chi ha giocato i primi due capitoli della saga Gothic, aspettava con grande ansia il terzo episodio. Per chi non lo sapesse Gothic è gioco di ruolo per computer molto particolare, con grande enfasi sulla crescita delle abilità del personaggio e un ampio mondo da esplorare in grande libertà. Gothic 3, seppur non esente da diversi difetti, si è rivelato un GDR estremamente coinvolgente.

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a cura di Roberto Buonanno

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Gameplay, difficoltà e longevità

Il modello di gioco di Gothic ha l'indubbio merito di essere un "marchio di fabbrica". Si tratta infatti di un tipo di gioco difficilmente riconducibile ad altri. Si gioca in terza persona, come Tomb Raider per intenderci, sebbene salti e acrobazie giochino un ruolo secondario. Il personaggio affronta numerosi combattimenti che, come in Oblivion e altri GDR del genere, si svolgono in tempo reale. L'esplorazione del mondo è completamente libera, ovvero fin dal principio, come in Oblivion e nei precedenti episodi di Gothic, puoi andare dove ti pare.

La crescita del personaggio usa il sistema classico dei livelli. Ogni tot punti esperienza, che si guadagnano menando mostri e personaggi e, soprattutto, terminando missioni, si aumenta di livello e si immagazzinano 10 punti crescita da spendere. Con questi si possono acquistare punti ferita, forza, destrezza (qui misteriosamente chiamata "Caccia") e altro ancora. Lo sviluppo del personaggio è indubbiamente il migliore visto nei tre capitoli, con la massima libertà per il giocatore che può decidere se diventare mago, guerriero, arciere, ladro o un tuttofare.

Anche dal punto di vista della trama in questo terzo episodio le variabili e le cose da fare sono tantissime. Con una certa saggezza i ragazzi di Piranha Bytes hanno inoltre calibrato un livello di difficoltà decisamente azzeccato. La vita per Mario è un rischio continuo: anche quando si supera il trentesimo livello basta una distrazione per essere infiocinati da un mostriciattolo da quattro soldi.

Amanti della vita facile, guai per voi: morire è una costante per Mario. Aspettatevi un gioco tosto, e tanti, tanti caricamenti dell'ultima posizione.

I combattimenti di per sé sarebbero anche facili - basta mulinellare la spada con l'attacco veloce in continuazione - ma purtroppo la difficoltà è aumentata ulteriormente da un sistema di controllo non perfetto e lento e, spesso, si muore solo perché non si riesce a reagire per tempo. La cosa più inquietante del gioco è che una qualsiasi bestia feroce è in grado di abbattere maghi e guerrieri leggendari. Un aneddoto: per il sottoscritto è stato più facile - esperienza personale - uccidere due draghi che dare scacco a un branco di cinghiali. Se i draghi non si fossero incastrati nella grafica mentre li infilzavo con centinaia di frecce forse le cose sarebbero cambiate, chissà…