Hundred Days - Winemaking Simulator | Recensione, una produzione tutta italiana!

Arriva dall'Italia, Hundred Days – Winemaking Simulator, il gestionale che promette di "insegnare" ai videogiocatori l'arte vitivinicola.

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a cura di Marco Locatelli

Arriva dall'Italia, precisamente dal Monferrato (e da dove altrimenti?) Hundred Days – Winemaking Simulator, il gestionale che promette di "insegnare" ai videogiocatori l'arte vitivinicola attraverso una struttura di gameplay tanto semplice quanto efficace. Prodotto al 100% indipendente, Hundred Days è stato sviluppato dai ragazzi di Broken Arms Games, team piemontese fondato da Yves Hohler ed Elisa Farinetti tra le aule dell'Università del Piemonte Orientale.

Tutti in plancia

In Hundred Days il giocatore veste i panni di un imprenditore vitivinicolo alle prime armi, impegnato in tutte le fasi della produzione del vino, dalla cura delle viti alla gestione finanziaria, passando per le operazioni di vinificazione vera e propria. Insomma, in Hundred Days nulla è lasciato al caso e ogni scelta avrà un peso sulla qualità finale del nettare.

La struttura ludica ruota attorno ad una plancia all'interno della quale il giocatore deve "risolvere" le varie azioni (sotto forma di carte), che occupano spazio e tempo in base alla loro complessità, e si possono incastrare con le altre, all'interno di una plancia da 4x4 caselle (che può essere allargata investendo del denaro), come una sorta di Tetris. Ad esempio, un'operazione lunga e complessa come la vendemmia occupa molto spazio e richiederà diverso tempo (3 turni) per il suo completamento.

L'avventura ha inizio dal Barbera

La carriera comincia con un piccolo terreno di Barbera, vitigno autoctono del Piemonte e da cui si ricava il vino omonimo. Dopo aver prodotto le prime bottiglie il giocatore ha però la possibilità di allargare la sua produzione ad altri vini, come il bianco Chardonnay, il Nebbiolo e tanti altri, acquistando i terreni vicini.

Più terreni non significa solo più vino e quindi più guadagni, ma anche più grattacapi: l'uva ha infatti bisogno di cure, così come i macchinari, i mezzi e le attrezzature hanno bisogno di manutenzione, il che ha un costo di in termini di tempo e denaro. Insomma, è chiaro che più l'azienda cresce più operazioni ci sono da fare. E così l'esperienza ludica di Hundred Days cresce esponenzialmente al passare delle ore. Se infatti inizialmente ci si limiterà ad occuparsi dei vigneti (messa a terra dell’uva, potatura, scacchiatura, diserbo, diradamento, cimatura e, infine, la tanto anelata vendemmia) e della vendita, con il passare del tempo ci si dovrà occupare anche di altri aspetti come il marketing o la vendita online, oltre ovviamente all'affinamento delle tecniche di vinificazione grazie a strumenti sempre migliori, come le botti per l'invecchiamento o la malolattica per la fermentazione secondaria.

Nella produzione del vino ogni passaggio richiederà al giocatore importanti scelte, ad esempio, se attivare o meno azioni aggiuntive per incrementare o diminuire i livelli di tannino nel vino con la follatura e i rimontaggi. Tutte queste operazioni influiranno su caratteristiche come corpo, dolcezza, tannino, acidità e tipicità. Trovare il giusto equilibrio fra questi elementi, a seconda della tipologia di vino, darà un risultato più o meno buono sulla qualità finale del prodotto, che sarà giudicato (con un punteggio) da veri e propri esperti con degustazioni dedicate. E ovviamente sarà necessario sperimentare, provare e - soprattutto - sbagliare. La strada per il vino perfetto è ricca di ostacoli e mai semplice.

Va però detto che riuscire a produrre un vino di buona qualità non è poi un'operazione così impossibile, mentre superare un certo livello diventa invece più difficoltoso e sarà necessario armarsi di molta pazienza e fare attenzione ad ogni minimo dettaglio.

Il vino per tutti

Ogni miglioria relativa a terreni, magazzino, cantina o attrezzi è legata ad un sistema di crescita ad albero piuttosto tradizionale, chiamato "Tecnologie". Investendo denaro il giocatore è in grado di sbloccare dei potenziamenti che vanno poi acquistati concretamente all'interno del loro spazio di riferimento. Ad esempio, sbloccando il "punto vendita" dall'albero delle tecnologie non sarà sufficiente per vedersi il negozio immediatamente attivo, ma sarà necessario eseguire un passaggio ulteriore, ovvero acquistare la voce relativa all'interno del magazzino stesso. Non solo: è necessario che il magazzino sia ad un livello sufficiente e che vi sia abbastanza spazio nella plancia del magazzino per poter ospitare il negozio. Il tutto sembrerà un po' forzato e macchinoso, ma il sistema delle plance riesce in qualche modo a razionalizzare le scelte del giocatore e dare un senso organico ai vari "potenziamenti" dell'azienda vitivinicola.

Davvero enorme, inoltre, la mole di informazioni enologiche presenti all'interno del gioco: ogni azione, ogni miglioria, ogni fase della produzione vitivinicola viene dettagliata con parole semplici, chiare e senza troppi tecnicismi: anche la persona meno esperta e appassionata di vino può avvicinarsi a questo mondo attraverso Hundred Days, senza mai sentirsi in difetto. Anche lo stile grafico adottato, minimal e colorato, è particolarmente azzeccato e rende il tutto più "appetibile", così come il comparto sonoro. Purtroppo dobbiamo segnalare la presenza di alcuni piccoli bug. Ma tutti problemi minori che i ragazzi di Broken Arms potranno risolvere con successive patch.

Una storia tutta italiana

Tra le varie modalità di gioco proposte, Hundred Days offre anche una modalità campagna che ci ha colpiti per la presenza di dialoghi davvero ben scritti, ficcanti e originali. Davvero indimenticabili, ad esempio, i botta e risposta carichi di pungente sarcasmo fra la protagonista Emma, ex impiegata d'ufficio di Londra ed "improvvisata" vitivinicoltrice, ed il burbero quanto esperto enologo Gianni.

Purtroppo questa modalità durerà solo una manciata di ore e ha più una funzione di tutorial (nemmeno poi così completo, in effetti) invece di rivelarsi un vero story mode capace di scoprire tutti gli assi nella manica del gioco, che andranno scoperti solo successivamente in maniera indipendente. Una volta terminata la trama, tuttavia, il giocatore potrà proseguire con la sua carriera vitivinicola nei panni di Emma ad libitum, proseguendo la propria ricerca al vino perfetto. Avremmo decisamente preferito vedere dedicato più spazio a questa modalità, che ci ha davvero sorpresi e ha donato al prodotto un carattere decisamente unico. Gli ha dato "corpo", per usare una metafora enoica. Senza l'aspetto più dialogico e narrativo il gioco perde infatti molto della sua allure e diventa inevitabilmente più piatto. Ok, stiamo pure sempre parlando di un gestionale, ma se oltre a numeri e schede c'è di più, ben venga.

Esiste poi anche una modalità sfida nella quale il giocatore è chiamato a centrare determinati obiettivi per vincere la partita, ad esempio, nel "Maestro Enologo", entro 44 turni, si deve guadagnare almeno 300 mila euro e produrre tutti i vini di qualità elevata. Un buon modo per diversificare l'offerta, ma il colpo di fulmine resta la modalità campagna. E non ci stancheremo di ripeterlo.