Gioventù Ribelle è stato rimosso dal Web. Il gioco creato per festeggiare i 150 anni dell'Unità d'Italia non è più disponibile sul sito ufficiale dell'iniziativa (in Rete si trova comunque un sito da cui scaricarlo).
"A causa delle strumentalizzazioni subite, ritiriamo la demo alfa e pubblicheremo il prodotto una volta ultimato", questa la motivazione. Sostituite strumentalizzazioni con "critiche" e il quadro diventa più chiaro. La frase è poi stata modificata, per ragioni che ci sfuggono, in "la demo alfa non è più scaricabile, pubblicheremo il prodotto una volta ultimato".
Alcuni giorni fa vi abbiamo dato conto delle critiche che avevano sommerso il progetto, sostenuto da associazioni di primo piano e con il "patrocinio" del Ministero della Gioventù (Festeggiare l'Unità d'Italia con un gioco schifoso).
Un titolo (e non una demo alfa…quando mai si è parlato di demo alfa?) presentato come "un'opera che può dimostrare che un gioco italiano è in grado di competere con i grandi titoli internazionali, realizzata a costo zero", e che invece si è rivelato tutt'altra cosa. Se l'Italia doveva dimostrare qualcosa, con Gioventù Ribelle ha colto nel segno: incapacità e pressapochismo.
D'altronde, a quanto si è appreso, è stato realizzato rapidamente da alcuni studenti e dai loro professori, in fretta e furia. A loro va riconosciuta tutta la nostra stima, a chi doveva coordinare il progetto con serietà , un po' meno. L'importante era non "bucare" la data del 17 marzo. C'era il Presidente della Repubblica e il resto delle autorità da accontentare. E allora corri, recupera, scrivi codice, prendi texture, componi un puzzle perché sembri vagamente accettabile e cavatela, come sempre. Ma la Rete punisce, e a volte lo fa anche un po' crudelmente.
Il progetto comunque va avanti e come dichiarato dal Ministero della Gioventù, "solo alla fine dell'anno potremo conoscere il risultato ultimo e la sua qualità , essendo open source, dipenderà anche da quanti avranno la voglia e il coraggio di contribuirvi con proprie risorse tecniche, scientifiche, economiche, culturali".
Raoul Carbone, coordinatore del progetto Gioventù Ribelle, trova dei lati positivi in questa vicenda. "Gioventù Ribelle (e questo è il motivo per cui il Ministero della Gioventù supporta questa iniziativa) ha il compito di sensibilizzare i possibili investitori italiani su un fatto importante: i videogiochi rappresentano un'opportunità economica, che nel resto del mondo viene sfruttata ma che nel nostro Paese è ancora ignorata dai più".
"Grazie alle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, il compito è stato portato a termine con successo, perché di videogiochi in Italia si è finalmente cominciato a parlare, sempre in termini positivi in conformità dello spirito didattico e solo culturale del progetto, almeno fino alle successive strumentalizzazioni, come dimostrano diversi servizi televisivi e articoli usciti su quotidiani nazionali".
"L'operazione inoltre ha già funzionato. A seguito del lancio del progetto, infatti, Confindustria sta ricevendo molti e significativi interessi da parte di grandi e medie aziende italiane, che si stanno dichiarando pronte a valutare la possibilità di investire nella produzione di videogiochi made in Italy. Credo che questa sia la risposta vera e importante che il progetto voleva ottenere e che può risolversi in opportunità di occupazione per molti giovani interessati al settore del game development".
Allora perché non dirlo prima? Perché presentare una cosa in modo quanto è diversa? Ci auguriamo di cuore che quanto detto da Carbone sia non solo vero, ma abbia presto un riscontro pratico. La sensazione è però che si sia persa un'occasione per mettere il vero talento videoludico nostrano in vetrina, a confronto con il mondo intero. E quando si perde un treno, e si fa una figura del genere, non ne è detto che ne passi un altro.