Art attack
A livello stilistico, non c'è nulla da eccepire. Tecnicamente, il titolo aveva già convinto tutti ancor prima di debuttare sul mercato: le strutture delle diverse materie sono semplicemente splendide (pietra, cartone, spugna, metallo, ecc?) , le animazioni sono di qualità e le musiche si sposano a meraviglia con le loro ambientazioni di riferimento.
Inoltre, ogni materia ha il giusto peso, e ha un corretto movimento nello spazio, rispettando le leggi gravitazionali stabilite da Newton. Ne scaturiscono così dei paesaggi magnifici, a partire dall'introduzione di gioco, che offre un primo assaggio delle qualità del titolo.
Il suo vero problema è il gameplay (di pari passo con la modalità Storia), troppo elementare e macchiato da qualche scelta infelice. Come platform non è nulla di eccezionale, lasciando all'editor il duro compito di sorreggere l'intera baracca. Editor che però richiede un impegno notevole per generare qualcosa che potremmo anche solo lontanamente paragonare a un vero e proprio stage di gioco.
In mancanza di iniziativa si può sempre fare affidamento sulla creatività altrui, ma fino a che punto si avrà voglia di effettuare dei tour nei piccoli grandi mondi condivisi dagli utenti online?
Chi non è ancora stato avvolto dal vortice del web 2.0 (Spore docet) potrebbe invece esaurire la propria esperienza con LittleBigPlanet nel breve ciclo di vita della sua avventura principale. L'entusiasmo iniziale, infatti, va scemando poco a poco, lasciando principalmente un ricordo visivo e uditivo nella mente dei giocatori.
Per chi, al contrario, ha voglia di entrare in una nuova community, le possibilità di ampliare la propria esperienza sono pressoché infinite. Online si hanno a disposizione tutti i livelli che vengono condivisi dai loro creatori. Livelli che potrebbero però soffrire di una qualità discutibile, considerato che il mestiere del level designer non lo si improvvisa dall'oggi al domani.