Microsoft dimostra che il CMA appoggia Sony e non i consumatori!

Microsoft ha risposto all'ente regolatore del Regno Unito in merito all'acquisizione di Activision Blizzard: ecco i punti più importanti.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Microsoft ha deciso di rispondere alle accuse della CMA, l'ente regolatore del Regno Unito che sta valutando l'acquisizione di Activision Blizzard effettuata proprio dal colosso di Redmond. Una risposta che si è rapidamente diffusa su Twitter nel corso della giornata di ieri e che è stata analizzata per diverse ore, vista la mole di informazioni che Microsoft ha fornito alla CMA.

La risposta è decisamente lunga e complessa e arriva proprio quando la CMA ha deciso di bloccare l'acquisto di Giphy da parte di Meta, per proteggere i consumatori. Un segnale che chiaramente mette in mostra tutto i rischi dell'acquisizione di Activision Blizzard, che dopo l'ok del Brasile sembra vacillare proprio anche nel Regno Unito. Analizzarla non è ovviamente facile, quindi ci concentreremo sui dati più importanti e sulle dichiarazioni di rilievo del colosso di Redmond, che a quanto sembra ha anche spedito Phil Spencer a Londra in missione per poter riuscire a sbloccare una situazione delicata, che rischia di far saltare uno dei deal più ricchi che questa industria abbia mai visto.

La critica maggiore che Microsoft ha mosso alla CMA (la seconda, vista la risposta di qualche giorno fa) riguarda i minuti di gioco. Secondo il colosso di Redmond, la posizione di Xbox sarebbe stata sovrastimata, visto che si sono analizzati solamente i minutaggi relativi al Regno Unito e hanno incluso anche i franchise storici di Xbox Game Studios, come Halo, Forza e Gears of War. Un problema non da poco: l'intera analisi della CMA sarebbe dunque stata falsata da stime calcolate in maniera errata. Si passa successivamente alla spesa, ovvero ai soldi che gli utenti immettono negli store ufficiali per poter acquistare i videogiochi: secondo Microsoft non ci sarebbero prove evidenti che Call of Duty, il vero e proprio punto della discordia tra Sony e il colosso di Redmond, spinga gli utenti ad acquistare più videogiochi sulla stessa piattaforma. Insomma, lo shooter non sarebbe un driver per le spese dei giocatori.

Proprio per quanto riguarda Call of Duty, il discorso che affronta Microsoft è decisamente importante e si estende su più punti, tra cui ovviamente la smentita di voler rendere esclusiva la serie su console Xbox. A Redmond nessuno ha mai avuto intenzione di voler portare via la serie da PlayStation. In realtà le critiche maggiori della CMA vertevano sull'inserimento del gioco all'interno di Xbox Game Pass e di bonus specifici legati agli abbonati del servizio, ma le stesse critiche possono essere mosse a Sony, che continua in una politica di chiusura verso i giocatori PC e Xbox, bloccando o limitando l'accesso per 30 o più giorni ad alcuni contenuti esclusivi.

Si passa poi alle accuse: Microsoft afferma che Sony potrebbe aver falsificato i dati a livello di revenue di Call of Duty. Gli avvocati del colosso di Redmond avrebbero poi dimostrato che se anche Call of Duty diventasse esclusiva Xbox, PlayStation avrebbe comunque più utenti attivi mensilmente rispetto alla concorrenza. Alla base di ciò, il primo reclamo della CMA diventa praticamente inutile.

La risposta di Microsoft continua citando anche PC e Nintendo: se davvero Call of Duty fosse una realtà così forte da guidare i giocatori, non si spiegherebbe perché la casa di Kyoto macina numeri comunque alti e perché Steam, nonostante privato dello sparatutto, abbia tenuto una posizione di mercato così forte, tanto da spingere Activision Blizzard a tornare sul client di Valve.