Playstation 3 bucata di nuovo e per sempre dagli hacker?

Un gruppo di hacker ha pubblicato un nuovo custom firmware per PS3 che oltre ad aggirare i sistemi di protezione permette di collegarsi al Playstation Network. I pirati sono riusciti anche a decifrare e a pubblicare le chiavi LV0, che potranno essere usate per neutralizzare i prossimi tentativi di Sony di arginare la falla.

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a cura di Roberto Caccia

Un gruppo di hacker ha bucato nuovamente Playstation 3 e questa volta sembra in modo definitivo. I pirati, che si fanno chiamare "I Tre Moschettieri" hanno reso disponibile un nuovo custom firmware che renderebbe possibile perfino l'accesso al Playstation Network.

Gli hacker sono riusciti a penetrare nuovamente nelle difese di PS3

Come se non bastasse gli hacker sono riusciti a decifrare e a pubblicare online le chiavi LV0, che faciliteranno l'aggiramento dei prossimi aggiornamenti di sicurezza di Sony. In questo modo i tentativi dell'azienda di arginare la falla potranno essere neutralizzati dai pirati grazie a nuovi custom firmware.

I "Tre Moschettieri" spiegano di aver trovato le chiavi LV0 diverso tempo fa e di averle pubblicate soltanto ora, dopo che un altro gruppo di hacker ha usato il codice per realizzare e vendere il proprio firmware personalizzato, chiamato BlueDiskCFW.

"Se non fosse stato per questo leak la chiave non avrebbe mai visto la luce del sole, potete starne certi. Soltanto la paura che il nostro lavoro potesse essere usato da altri guadagnandoci soldi ci ha obbligato a renderlo disponibile ora", si legge in una nota pubblicata online dagli hacker.

Un diagramma che illustra i livelli di protezione di PS3 - Immagine: ps3devwiki.com - Clicca per ingrandire

Sony non ha ancora commentato l'accaduto, ma indubbiamente si tratta di un'altra tegola per l'azienda, che già in passato aveva dovuto affrontare diversi inconvenienti su PS3. Ricordiamo infatti che all'inizio del 2011 un altro gruppo di hacker aveva creato il PSJailbreak, nient'altro che una chiavetta USB che permetteva d'installare i giochi scaricati illegalmente sull'hard disk della console.

Successivamente Sony ha dovuto fronteggiare un guaio ancora più grave, il celebre attacco al PlayStation Network, passato alla storia come il furto di dati più grosso della storia dei servizi di distribuzione di contenuti digitali. Fortunatamente per quest'ultimo problema l'azienda giapponese può tirare un sospiro di sollievo. Un giudice della Corte Distrettuale California ha infatti stabilito che Sony non può essere ritenuta responsabile per aver fallito nel proteggere i dati personali degli utenti.

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In parole povere il giudice ha sentenziato che la "difesa perfetta" non esiste, respingendo la class action dei consumatori e citando i termini di servizio di Sony, che ovviamente nessun utente si è mai preso la briga di leggere fino in fondo.

"Non si dà nessuna garanzia sulla qualità, funzionalità, disponibilità o prestazioni dei servizi Sony Online o su qualsiasi contenuto o servizio offerto su o attraverso Sony Online". Due righe che salvano l'azienda da eventuali interruzioni del servizio. Inoltre considerando che le parti in causa non sono riuscite a dimostrare danni specifici, furti d'identità o eventuali frodi causate dalla falla sembra che difficilmente Sony uscirà con le ossa rotte da questa battaglia.