Slime Rancher 2, un placido viaggio nell'Isola Arcobaleno | Provato

Abbiamo provato Slime Rancher 2 dello studio indipendente Monomi Park, conosciuti per opere significative e memorabili dell'intero panorama

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a cura di Nicholas Mercurio

Un pianeta da esplorare e salvare, una realtà tutta nuova da scoprire e tanti segreti da svelare. Se Slime Rancher 2 fosse un film, sarebbe The Martian con Matt Damon, che impersonava un disperso nell’atmosfera marziana alla ricerca di un modo per tornare a casa. La produzione sviluppata da Monomi Park, già celebre al pubblico per un primo capitolo apprezzato dalla critica, ci riporta in un viaggio interplanetario alla scoperta di nuove creature aliene paffute e con un grande bisogno di aiuto e conforto.

Già, perché Slime Rancher 2, come tante produzioni che si definiscono “Simulatori di vita”, è tra Forager, Animal Crossing e Journey to the Savage Planet, con la sola differenza che, rispetto a quest’ultimo, non è sarcastico, ironico o pungente; bensì è ancora più colorato, placido e fantasioso del predecessore, con un nuovo pianeta tutto da scoprire e conoscere. Non potevamo aspettarci altro da Monomi Park, in effetti: se in passato l’approccio scelto per l’opera ha avuto un grande successo, è particolarmente merito di uno stile che è stato capace di catturare un’ampia fetta di giocatori, che si sono appassionati e sono rimasti affascinati dal mondo di Slime Rancher.

Su Twitch, infatti, il videogioco è stato per mesi primo in classifica, ed è stato giocato da nomi noti al pubblico della piattaforma viola, che ha saputo dargli il dovuto palcoscenico nel quale esibirsi. Se non altro, è proprio questo che rende certi videogiochi indipendenti noti al grande pubblico: la condivisione, che è importante per chiunque agogni di fare questo mestiere, magari diventando qualcuno. Lo abbiamo visto con Hades, ne siamo stati partecipi con Grounded (che comunque aveva Obsidian Interactive alle spalle) e ci siamo incantati con Call of the Sea, mentre Neon White veniva presentato al mondo pronto a stupire e a meravigliare.

Era, se non altro, ciò di cui avevamo realmente bisogno in un momento di grande cambiamento, specie in un panorama che, a differenza degli altri, è ormai sempre più al centro di nuove idee. Nel mercato indipendente, se non altro, sono proprio loro a rendere certi videogiochi iconici. Slime Rancher 2, come il suo predecessore, si è lasciato scoprire attraverso il classico Early Access su Xbox GamePass, dandoci una prima infarinatura del mondo abbiamo esplorato nel fine settimana. Si tratta, insomma, di un’isola tutta da scoprire nel pieno stile di Bugsnax, un altro videogioco pubblicato inizialmente sulle console Sony che è stato rilasciato di recente anche su Xbox (ed è, ovviamente, disponibile su GamePass). Cosa significa viaggiare nello spazio, arrivare su un pianeta e decidere di viverci?

A riguardo, potremmo citare diverse ispirazioni, e ognuna di esse saprebbe farsi conoscere al grande pubblico in modo unico e coinvolgente. Cosa potremmo desiderare di più, se non uno studio di sviluppo sicuro del proprio talento? Monomi Park, da anni, ormai cerca di unire tante anime nelle sue produzioni: la fantascienza, lo sci-fi, il fantasy e il classico viaggio di maturazione che tanto adoriamo nei libri della letteratura moderna. Slime Rancher 2, a differenza del predecessore, ha un approccio differente, ed è soltanto per merito della maturazione del team avvenuto nel corso di questi anni, durante la copertura del primo capitolo.

In tal senso, in molti si lamentavano di uno sviluppo privo di contenuti significativi, che non garantivano la rigiocabilità del prodotto nonostante le ottime idee. Per chi non lo conoscesse, Slime Rancher è un videogioco che unisce la classica simulazione di vita a una dinamica in prima persona avventurosa e imprevedibile. Durante il nostro viaggio preliminare, tra una scoperta degli Slime e l’altra, possiamo già assicurarvi che questo concetto è già stato assolutamente affrontato con maturità da parte del team, che ha saputo come rappresentare un contesto nel modo adeguato e appassionato che si confà a una produzione che intende primeggiare con i nomi importanti dell’industria.

Tanto tempo fa, in un pianeta lontano lontano…

Come nel predecessore, impersoniamo l’allevatrice Beatrix LeBeau, una delle più famose esploratrici del pianeta Terra. È giovane, appassionata, imprevedibile e con una buona parola per chiunque, in particolare per chi l’ha cresciuta. Se nel primo capitolo non avevamo idea di chi fosse e la trama era abbozzata, il contesto del prosieguo è tuttavia già meglio definito. La ragazza, concentrata a scoprire nuovi Slimes da salvare e accudire, parte alla volta dell’Isola Arcobaleno, un luogo remoto che, a detta di molti, nasconde segreti da svelare.

La ragazza, spinta dalla curiosità e dalla sua fama, si avventura in un mondo nuovo, ben lontano dalla sicurezza della sua fattoria, un luogo in cui è cresciuta e migliorata come allevatrice, affinando i suoi studi e la sua bravura. Per seguire i suoi sogni è pronta a tutta, persino ad affrontare l’ignoto di un mondo nuovo e sconosciuto, che ha qualcosa da nascondere, rimanendo tuttavia colorato e vivace come il predecessore. Il team, costruendo un contesto ben diverso, ha però designato con abilità un’ottima ambientazione, molto più grande e meglio caratterizzata rispetto a quella del primo capitolo.

La mappa, da scoprire man mano che si avanza nell’esperienza, è prima nascosta da una nube come avviene in tante altre produzioni più blasonate (ci ha ricordato Far Cry, l’opera di Ubisoft), e per scoprire le varie aree serve esplorare. La produzione, tuttavia, non si ferma qui: la creazione del mondo, seppure semplice, è ben rappresentata e ispirata, con tanti elementi da scoprire durante il viaggio.

Nelle nostre peripezie iniziali, per l’appunto, ci siamo spesso imbattuti al confine con la mappa attualmente disponibile, esplorando e conoscendo nuovi Slimes sparsi l’Isola del Paradiso. Spesso abbiamo consultato una parte del diario per ricordarci a quali specie appartenessero, e questo riferimento ci ha ricordato proprio Bugsnax, un’opera che, al contrario di Slime Rancher 2, ci ha fatto scoprire degli insetti sotto forma di cibo spazzatura come patatine fritte, hamburger ipercalorici e dolciumi dal gusto zuccheroso. Se non altro, e da una parte ne siamo lieti, nella nuova iterazione del team californiano non c’è un’implementazione simile, dove potrebbe essere complesso riuscire a trattenere il proprio appetito.

In Bugsnax, in più di un’occasione, abbiamo dovuto pulirci la bavetta dalla bocca, cercando di rimanere concentrati su cosa avveniva a schermo. Un risultato che, per quanto complesso da raggiungere, è stato comunque portato a casa. In Slime Rancher 2, però, l’approccio è diverso: là fuori c’è un mondo da scoprire che aspetta soltanto noi, e non possiamo assolutamente farlo aspettare. Quello che abbiamo conosciuto, mentre esploravamo l’Isola Arcobaleno, è stato un mondo vivo e pulsante che cambia, muta e si innova, e sopravvive grazie agli Slimes. Non è una zona artificiale, bensì selvaggia e imprevedibile, che non può essere trattata in maniera superficiale e scontata.

A differenza del pianeta sconosciuto del primo capitolo, qui la fauna e la flora sono approfondite maggiormente in una parte del diario piuttosto esaustiva, con riferimenti da tenere d’occhio durante l’esperienza per non perdere lo scopo di una qualsiasi missione. Abbiamo avuto l’impressione che quanto abbiamo affrontato non sia altro che l’inizio: la mappa di gioco, infatti, si dipana in tante altre zone. Abbiamo contato, prima di proseguire, quanti fossero gli Slimes da conoscere per interfacciarsi a tutti loro dall’interfaccia dedicata all’interno del diario. A quanto pare ce ne sono alcuni di diversi colori, e ognuno di essi potrebbe aver bisogno di essere approfondito meglio proprio avanzando nell’esperienza. Slime Ranchers 2, a differenza dei difetti del precedente capitolo, ci ha dato l’impressione di essere curato proprio per offrire un’esperienza longeva, stimolante e divertente, e che può solo essere approfondita nella sua interezza una volta pubblicata.

La semplicità è di casa

Slime Rancher 2 è un videogioco in prima persona con una visuale libera, e proprio come nel predecessore, Elizabeth è armata da un fucile capace di risucchiare gli Slimes, il cibo e gli oggetti utili per guadagnare del denaro, utile per acquistare potenziamenti, nuove strutture e stalle per gli Slimes. Ci siamo inizialmente approcciati al videogioco come avevamo fatto nel 2017, non immaginando assolutamente che, invece, dovessimo studiare ogni nostro singolo movimento prima di lasciare l’avamposto.

In tal senso, lo abbiamo spesso lasciato senza protezione e, in più di un’occasione, ci siamo trovati nella condizione di dover recuperare gli Slimes prima che fuggissero via. Alcuni li abbiamo rincorsi, altri li abbiamo persi e ulteriori sono trapassati. La gestione del ranch, per quanto semplice, è comunque impegnativa: ci siamo trovati di fronte situazioni non facili da gestire senza le dovute precauzioni. In più di un’occasione, mentre avanzavamo in questo primo assaggio di gameplay, siamo stati costretti a dover procacciare del cibo in giro per l’isola.

Abbiamo trovato carote e melograni, dandoli ai nostri cuccioli, che rilasciano spesso feci colorate che possiamo utilizzare per creare nuove strutture. Ne abbiamo realizzate in totale sei, un ottimo numero, specie se consideriamo che eravamo solo all’inizio e che c’era molto da fare. Abbiamo passato al suo interno, tra un’esplorazione e l’altra, ben quattordici giorni. Come si misura il tempo, in Slime Rancher 2?

C’è un ciclo giorno e notte, c’è la possibilità di mandare avanti il tempo e c’è anche una sotto trama nascosta; infatti, possiamo chiacchierare da remoto con diversi personaggi che, oltre a informarci sul da farsi, ci informano cosa sta avvenendo sulla Terra e ci parlano di come approcciarci al pianeta anche in modo adeguato. Anche se lontani cercano di starci vicino nel modo migliore possibile. A volte facendo di tutto per non farci sentire soli e ascoltati. D’altronde, è complicato essere isolati, lontano dal mondo che conosciamo. Lo spirito d’avventura, però, è ben più importante della propria paura. Sono questi gli elementi su cui si basa la storia dell’uomo: la scoperta, l’innovazione, la speranza e il sogno. Ognuno di essi si può sintetizzare con una parola, forte e indomita per chiunque voglia scoprire nuovi lati di sé e del mondo: ambizione.

Cosa aspettarsi da Slime Rancher 2?

Abbiamo parlato vagamente del contesto, della trama e del nuovo viaggio di Elizabeth, che stavolta si ritrova a dover affrontare un’isola che non aspetta altro di essere esplorata nella sua interezza. Per quanto divertente, il prodotto non appare innovativo, perché riprende molte delle meccaniche del predecessore e ricorda alcune delle produzioni più importanti del panorama come Animal Crossing, sebbene l’approccio sia diverso, di sicuro più maturo e attento. 

Prima abbiamo tirato fuori Journey to the Savage Planet, un videogioco indipendente che, nel corso di questi ultimi anni, ha comunque fatto parlare molto di sé per i suoi enigmi complessi e la sua magnifica direzione artistica. Questo, però, non basta: perché, per quanto interessante, Slime Rancher 2 necessita ancora di lavoro e di un editing per rifinire alcune caratteristiche. Di fronte a noi, tuttavia, ci troviamo un successore degno del primo. La quantità di cose da fare, costruire e sistemare è tante, molto più di quanto ci saremmo aspettati. Non resta altro che attendere.