The Last of Us 2 e l'ennesimo rinvio: adesso che succede?

The Last of Us Part II ha subito un ulteriore rinvio per motivi logistici legati alla difficoltà del momento. Analizziamo insieme la situazione.

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a cura di Ismaele Mosca

Ebbene sì, forse in maniera nemmeno troppo inaspettata ‒ ma non di certo così prevedibile ‒ The Last of Us Part II è stato nuovamente rinviato. I motivi dietro questa decisione sembrerebbero di natura logistica: come potete leggere più nel dettaglio in questa notizia, la scelta è stata indotta principalmente da Sony a causa dei problemi legati al COVID-19 e alle misure intraprese a seguito dell'emergenza del momento. L'ultima fatica di Naughty Dog non vedrà dunque più luce il 29 maggio come da programma, ma addirittura subisce un rinvio fino a data da definirsi. Stessa sorte per Marvel's Iron Man VR.

La notizia ha scontentato i fan di tutto il mondo e in giro per il web non manca chi grida allo scandalo: tra chi teorizza che The Last of Us Part II sia stato rinviato con la scusa del virus perché in realtà non è ancora pronto e chi invece sostiene che Sony voglia portarlo direttamente su PlayStation 5, la rete è piena zeppa di scenari ipotetici (un po' esagerati, concedetemelo - NdR). Girando su Facebook avevo letto pure qualcuno affermare che Naughty Dog raggiunga i risultati soprattutto grazie al crunch time e che ora con il lavoro in smart working ciò non sia possibile, comportando dunque dei ritardi sulla tabella di marcia e di conseguenza il rinvio del gioco.

Follia? Forse sì. Eppure una motivazione dovrà esserci oltre quella dichiarata ufficialmente. Se infatti il motivo è logistico e riguarda la difficoltà della distribuzione retail, teoricamente molte altre produzioni potrebbero subire ritardi o rinvii. Giusto per dire, qualche giorno fa Nintendo confermava la Definitive Edition del suo Xenoblade, in uscita proprio lo stesso giorno di The Last of Us Part II. Riusciranno davvero a garantirla? E perché loro sì? Con questo articolo vogliamo analizzare i motivi che hanno spinto Sony a rinviare l'uscita di uno dei suoi cavalli di battaglia e capire se ci sia dell'altro dietro a questa decisione.

Se la difficoltà riguarda la distribuzione per il mercato retail, il problema non è solo di The Last of Us Part II

Riflettendoci, Sony sta correndo ai ripari e se la situazione mondiale non si assesta, il rischio che altri suoi prodotti vengano rinviati è altissimo. La stessa sorte di The Last of Us Part II e Marvel's Iron Man VR potrebbe difatti toccare anche a Ghost of Tsushima. Se le difficoltà riguardano tuttavia la distribuzione, è lecito chiedersi perché solo Sony al momento abbia rinviato i titoli di prossima uscita, non adottando una soluzione come quella di Capcom per il mercato italiano. Ricorderete infatti che le copie fisiche di Resident Evil 3 non erano state garantite per il giorno del lancio nel nostro Paese, sebbene il rilascio sugli store digitali non sia comunque mutato.

Questo comporta inevitabilmente una banale domanda: Sony e Naughty Dog non potevano adottare la stessa politica? Quesito lecito, ma proviamo però a fare un attimo chiarezza: nel caso di Resident Evil 3 si parla del solo mercato italiano che ‒ lo sappiamo ‒ non smuove grandi numeri, globalmente parlando. Ergo, è comprensibile la scelta da parte del publisher di non rinviare il gioco e rimandare le copie retail in Italia. Nel caso di The Last of Us Part II la situazione è alquanto diversa e molto più delicata.

La questione Coronavirus si sta complicando in tutto il mondo e in America il contagio incrementa esponenzialmente; idem, purtroppo, le vittime. È abbastanza comprensibile che un prodotto come The Last of Us Part II venga rinviato a causa delle difficoltà di distribuzione nel continente americano (dove c'è la fetta più grossa di pubblico interessata all'IP targata Naughty Dog) e nel resto del mondo. Troppi interessi in ballo, quindi la questione è prevalentemente economica (come comunicato da Sony stessa) e l'opzione di un rilascio solamente digitale avrebbe creato sicuramente parecchio malcontento.

Non è la stessa cosa di privare solo gli italiani della copia fisica. Migliaia di rivenditori, da Amazon al piccolo negozietto di provincia, che non possono accontentare i propri clienti. Senza dimenticare le collector's edition che, per quanto siano una minima parte rispetto alle copie totali che vengono vendute, rimangono pur sempre importanti ai fini commerciali e del benessere dei fan. Una distribuzione solo digitale non appagherebbe dunque l'esigenza in primis dei rivenditori, dopodiché di una grossa fetta di consumatori che compra retail e che probabilmente non si accontenterebbe della copia digitale; è bene inoltre non escludere il pubblico di massa che magari ci capisce pure poco di store e affini, abituati a comprare in negozio oppure comodamente online.

In ogni caso, pur supponendo che tutti gli acquirenti comprendano la difficoltà, decidendo di acquistare dal PlayStation Store, dubitiamo non andrebbe a generare polemiche da parte dei grandi e piccoli rivenditori. Come dicevamo, troppi interessi in ballo per rischiare di far incazzare tutti. Va chiaramente esclusa anche l'ipotesi "perché non fare come Square Enix in Europa con Final Fantasy VII Remake?" in quanto, sebbene The Last of Us Part II fosse quasi al completo, non era comunque ancora in fase gold. Questo ha impedito a Sony di provvedere a spedire prima le copie del suo prodotto.

Eccoci dunque ai dubbi posti in precedenza: se dovesse essere solo Sony ad adottare queste misure cautelari e supponiamo che i giochi in uscita degli altri publisher arrivino più o meno tutti regolarmente (in digitale e retail), come ce lo spiega poi il colosso di Tokyo? Dobbiamo in quel caso malpensare? Ci sentiamo comunque di escludere le cospirazioni che vedrebbero quella del virus come scusa perché il progetto è ancora in alto mare, stesso dicasi per la scelta etica, considerando l'uscita di Resident Evil 3 (anche se va precisato che ogni publisher è legittimato a seguire la politica che più ritiene consona, ma in questo caso sarebbe bastato comunicarlo).

Uno degli elementi che fa riflettere è invece il rinvio in data TBA. Possibile che Sony non sia riuscita ad inquadrare un probabile periodo di uscita per The Last of Us Part II? Anche perché agli occhi del pubblico intero comunicare un altro rinvio addirittura senza una data passa come mossa di cattivo gusto. È chiaramente difficile però riuscire a stabilire una finestra di lancio in questo momento, ci vogliamo mettere pure un attimo nei panni di Sony. L'unico dubbio abbastanza lecito e forse anche un po' in malafede potrebbe essere quello di vedere The Last of Us Part II come esclusiva PlayStation 5. Sarebbe una mossa veramente pessima da parte di Sony, ma confidiamo che ciò non accada; al massimo potrebbe uscire in doppia versione, nel caso in cui il titolo giungesse con PS5 già immessa sul mercato (sempre ammesso non venga direttamente rinviata la next gen, a questo punto).

Per ora è bene credere alle dichiarazioni ufficiali, anche perché ‒ non per dirlo ‒ ci sembra pure lo scenario più logico. Qualora la situazione non dovesse invece mutare in casa degli altri competitor, allora potrebbe non essere tanto banale cominciare a pensare a scenari più di convenienza da parte di Sony (ma non di certo i complotti). Tuttavia, se la situazione è così critica, al punto tale da spingere il colosso giapponese ad adottare una misura tanto drastica, dovremmo invece seriamente preoccuparci anche per tutti i prossimi giochi in uscita. Proprio Xenoblade, infatti, è un candidato ideale a subire la stessa sorte di The Last of Us Part II, nonostante la data di uscita sia stata annunciata pochi giorni fa. Fato vuole esca persino nello stesso giorno finora previsto per il sequel dell'acclamata IP di Naughty Dog.

La situazione di COVID-19 che ci ha relegati in casa ha coinvolto tutti, dal più grande al più piccolo. In casi come questi gli interessi in ballo sono molteplici e i videogiochi non sono poi una priorità così assoluta, sebbene siano anche un modo per allontanarci un po' dalla realtà e per passare del tempo visto che non possiamo uscire, se non per necessità. Sapere che non avremo più tra le mani uno dei giochi più attesi dell'anno di certo delude e lascia con tanto amaro in bocca, ma è anche bene sperare in qualche miglioramento quanto prima. In questo modo potremmo saperne di più su The Last of Us Part II. Non ci resta che attendere per capire come si evolverà il tutto e vedere se anche gli altri competitor cominceranno a tutelarsi, proprio come fatto da Sony in questa precisa occasione. Questo rinvio potrebbe comunque permettere a Naughty Dog di perfezionare ulteriormente l'esperienza. Nel frattempo, ai posteri l'ardua sentenza.

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