La tecnologia italiana su Rosetta

Rosetta arpionerà una cometa per scoprire com'è nato il Sistema Solare.

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a cura di Elena Re Garbagnati

La tecnologia italiana su Rosetta

A bordo di Rosetta c'è molta tecnologia italiana, come fa notare il professore Flamini. "Premetto che quando si parla di Agenzia Spaziale Europea si parla di un'agenzia che agisce per conto delle nazioni partecipanti. L'ESA stessa è stata fondata da uno sforzo italiano, francese e inglese negli anni '60: le 3 grandi nazioni che avevano già fatto missioni e che pensarono che se si volevano fare i grandi programmi spaziali scientifici bisognava unire le capacità delle nazioni.

L'SD2 è stato realizzato in Italia

L'Italia ha quindi una tradizione tecnologica e scientifica molto forte. Quella scientifica ha fatto sì che si potessero proporre e vincere le competizioni per due strumenti principali di bordo (Principal Investigator Istruments - PI) e una co-PI per un altro esperimento. Questo per quanto riguarda l'orbiter Rosetta.

Quanto al lander, che all'interno della missione è considerato un altro PI instrument, facemmo un consorzio composto da CNES (Agenzia spaziale francese), DLR (agenzia spaziale tedesca) e ASI. Si aggiunsero successivamente partecipazioni dell'Irlanda, della Finlandia, dell'Austria e un supporto tecnologico dall'ESA.

La Germania, cui era stato assegnato il PI del lander, si fece carico del costo maggiore, gli altri ebbero l'assegnazione di alcune parti. In particolare in Italia progettammo per il lander quello che è il primo trapano spaziale che abbia mai volato su una sonda interplanetaria. Si chiama SD2 (Drill, Sample and Distribution Device), che avrà il compito di trapanare la cometa e raccogliere campioni da sotto la superficie e trasportarli all'interno del lander. A questo punto li inserirà in un carosello che ha dei piccoli portacampioni che possono essere scaldati fino a 600 gradi e li muoverà sotto ai vari strumenti che stanno all'interno del lander, scaldandoli per alcuni tipi di analisi chimiche".

Alcuni strumenti di Philae sono fatti in Italia (Immagine ESA)

Un laboratorio di bordo che nella sostanza è "molto simile a quello di Curiosity, solo con strumenti di analisi differenti perché dovrà analizzare la chimica di una cometa. In Italia sono stati fatti anche i pannelli solari del lander, oltre ad avere contribuito alla progettazione complessiva".

"Per quanto riguarda l'orbiter, abbiamo curato in Italia due strumenti principali. Uno si chiama VIRTIS ed è un spettrometro a immagine nel visibile e nel vicino infrarosso con due canali ad alta risoluzione spettrale e di imaging e un altro canale ad alta risoluzione spettrale ma senza imaging. In un caso abbiamo la fotografia dell'oggetto e la composizione spettrale per ogni pixel dell'oggetto, nell'altro invece abbiamo lo spettro medio di quello che viene inquadrato.

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Sono gli strumenti dedicati per comprendere qual è la composizione superficiale della cometa, ossia la chioma, la coda e la superficie ghiacciata. Rosetta arriverà alla cometa quando sarà a poco più di tre unità astronomiche di distanza dal Sole (circa tre volte la distanza media Terra-Sole), quindi ancora nel buio cosmico e speriamo che sia freddo a sufficienza da fare sì che la cometa non sia ancora attiva, quindi non avrà ancora la chioma e la coda quando Rosetta entrerà in orbita e inizierà a girate attorno alla cometa sempre più vicino. Questo perché se vogliamo capire com'è fatta la superficie, capirne la morfologia e capirne la composizione nel momento in cui la cometa si avvicina al Sole quindi comincia a sublimare la chioma nasconde una parte delle informazioni presenti sulla superficie. E' quello che vogliamo evitare.

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Quello che faremo con l'altro strumento sempre italiano, Giada, è andare a misurare la quantità di polveri, di particelle intorno alla cometa e misurare come queste aumentano man mano che la cometa si avvicina al Sole. Si parla quindi di fare uno screening di tutta la fase di sublimazione, di emissione delle particelle anche solide, perché ci sono ghiaccio, atomi e molecole di acqua, silicio probabilmente e particelle di materiale organico più o meno pesante che si staccano dalla cometa.

L'altro strumento a cui abbiamo partecipato è Osiris, la fotocamera di bordo. In Italia è stato fatto il grandangolo. Il narrow angle è fatto in Francia, il tutto è integrato in Germania con un team congiunto che gestisce il tutto.