Troll: quel fascismo elettronico che fa ricco il web

Il trolling online non è solo un problema culturale, è anche frutto del perverso meccanismo economico e pubblicitario che sta dietro al web. Ne abbiamo parlato con Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia che ha scritto il libro-inchiesta "No Comment" sul fenomeno del trolling online.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Maleducati, sadici, psicopatici, incivili, e quant'altro: sono gli utenti che comunemente chiamiamo troll, e di cui parlava Ilvo Diamanti de La Repubblica in un editoriale molto interessante intitolato "La civiltà delle cattive maniere". In Rete però ci sono anche le brave persone educate, che hanno la propria opinione ma sono aperte al dialogo, e per fortuna sono la maggioranza.

La Rete è quella dimensione digitale parallela alla nostra vita reale, di cui porta con sé tutti i pro e i contro, nel bene e nel male. Ne abbiamo parlato con Duccio Facchini, giornalista di Altreconomia che "a seguito della concentrazione di improperi, diffamazioni, insulti nei confronti dell'onorevole Boldrini" ha deciso, insieme alla casa editrice, di scrivere il libro-inchiesta "No Comment" sul fenomeno del trolling online, "tenendo ben presente che è una parte della dimensione costituzionale della Rete".

Sarà edito a settembre: vi consigliamo di cercarlo e di leggerlo, perché si preannuncia molto interessante.

Il libro si sviluppa su due binari: uno è la necessità di "garantire il necessario anonimato in Rete, quindi l'inviolabilità dei dati personali, e un trattamento rispettoso della privacy che è necessario come i casi Snowden e Wikileaks hanno messo in evidenza". L'altro è il bisogno di "conciliare i diritti fondamentali in Rete con quelli fondamentali di chi riceve l'espressione libera altrui, a tutela dell'onorabilità anche online e non solo offline".

Come conciliare queste due esigenze e trovare una possibile soluzione al fenomeno del trolling online? "Faccio riferimento a quello su cui ho ragionato con Stefano Rodotà, uno degli autorevoli esponenti che abbiamo intervistato all'interno del libro" ci spiega Duccio. "In realtà bisogna distinguere fra i commenti propri espressi all'interno di un portale di informazione e l'anonimato nella navigazione più in generale. Quest'ultimo è un principio non negoziabile, per garantire alla Rete la sua neutralità fondamentale".

Laura Boldrini

"Invece per quanto riguarda l'espressione all'interno di portali di informazione o comunque ciò che abbia attinenza con un commento espresso si può fare riferimento a quello che Rodotà definisce anonimato protetto". Cosa significa? "Che io ti garantisco la possibilità di esprimerti senza fornire le tue generalità, a patto che nel momento in cui il tuo anonimato protegga comportamenti lesivi dell'onorabilità altrui (diffamazione o altri comportamenti di rilevanza penale) il velo cada". Poi, aggiunge Duccio, ci si potrebbe interrogare ulteriormente su questo principio, perché "non è chiaro il motivo per cui offline non si possa fare a meno di metterci la faccia quando si esprime un'opinione, invece online non ci sia alcun obbligo".