Ieri sera (29 ottobre 2025) un guasto tecnico ai servizi cloud di Microsoft ha reso inaccessibili centinaia di siti web in tutto il mondo per diverse ore. Aeroporti, banche, catene di supermercati e persino istituzioni pubbliche hanno dovuto fare i conti con interruzioni che hanno evidenziato quanto sia concentrato e fragile l'ecosistema internet contemporaneo. La situazione è tornata alla normalità solo intorno alle 21:00 ora italiana, dopo che l'azienda di Redmond ha annunciato il ripristino di un precedente aggiornamento.
La piattaforma Azure, che rappresenta circa il 20% del mercato globale del cloud computing, ha iniziato a registrare problemi alle 17:00 ora italiana, manifestando quella che Microsoft ha definito una "degradazione di alcuni servizi". La causa scatenante è stata individuata in problemi al DNS, lo stesso tipo di criticità che appena una settimana prima aveva colpito Amazon Web Services, dimostrando come questo sistema di traduzione degli indirizchi internet rappresenti un punto nevralgico dell'intera infrastruttura digitale.
L'impatto si è fatto sentire su una varietà di servizi, dagli aeroporti alle piattaforme online degli operatori telefonici. Anche i giocatori hanno sentito il colpo, con tanti videogiochi - come Minecraft - che non funzionavano. In Scozia le operazioni del parlamento sono state interrotte perché non funzionava più il sistema di voto.
Gli utenti business di Microsoft 365 hanno riscontrato rallentamenti nell'accesso a Outlook e altri servizi, mentre alcuni tentativi di consultare pagine web dell'azienda restituivano messaggi di errore. La situazione è diventata così complessa che Microsoft stessa ha dovuto ricorrere a pubblicare aggiornamenti su X, dato che molti utenti non riuscivano ad accedere alla pagina ufficiale sullo stato dei servizi.
Microsoft ha attribuito l'incidente a "una modifica involontaria della configurazione", ammettendo sostanzialmente che un cambiamento nelle impostazioni di sistema ha avuto conseguenze impreviste. Secondo il dottor Saqib Kakvi della Royal Holloway University, la concentrazione dei servizi cloud in tre colossi - Microsoft, Amazon e Google - significa che un guasto del genere "può paralizzare centinaia, se non migliaia di applicazioni e sistemi".
Gregory Falco, professore di ingegneria alla Cornell University, ha offerto una prospettiva ancora più preoccupante sulla fragilità dell'internet moderno. Secondo l'esperto, quando pensiamo ad Azure o AWS immaginiamo un'infrastruttura monolitica, ma la realtà è che si tratta di migliaia o decine di migliaia di pezzi interconnessi, alcuni gestiti direttamente dalle aziende, altri da terze parti. Una complessità che amplifica i rischi, come dimostrato anche dal caso CrowdStrike dello scorso anno, quando un aggiornamento software difettoso colpì oltre otto milioni di computer basati su sistemi Microsoft.
Le forze economiche spingono verso la concentrazione delle risorse in pochi grandi operatori a causa dei costi di hosting, ma questa dinamica equivale a mettere tutte le uova in uno di tre panieri digitali. NatWest, pur vedendo il proprio sito web temporaneamente fuori uso, ha potuto garantire la continuità dei servizi bancari tramite app mobile, chat web e assistenza telefonica, dimostrando l'importanza di mantenere canali alternativi di accesso per i clienti in caso di emergenza tecnologica.