Le tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina trovano un nuovo teatro di scontro nel settore dei semiconduttori, dove Intel si trova improvvisamente al centro di una tempesta politica. La recente nomina di Lip-Bu Tan come amministratore delegato del colosso dei chip, avvenuta appena lo scorso marzo, sta sollevando interrogativi che vanno ben oltre la semplice gestione aziendale.
Il senatore repubblicano Tom Cotton dell'Arkansas ha acceso la miccia scrivendo una lettera al consiglio di amministrazione di Intel, in cui solleva dubbi sui presunti investimenti di Tan in centinaia di aziende cinesi. Secondo un'inchiesta di Reuters dello scorso aprile, otto di queste società avrebbero collegamenti con l'Esercito Popolare di Liberazione cinese. La questione assume particolare rilevanza considerando che Intel ha ricevuto circa 8 miliardi di dollari di finanziamenti governativi attraverso il CHIPS and Science Act del 2022, una legge progettata specificamente per rafforzare l'industria americana dei semiconduttori di fronte alla concorrenza asiatica.
Cotton ha inoltre evidenziato il passato professionale di Tan, che prima di approdare in Intel guidava Cadence Design Systems. Proprio la settimana scorsa, questa azienda si è dichiarata colpevole di aver illegalmente esportato tecnologia a un'università militare cinese, accettando di pagare 118 milioni di dollari di sanzioni penali.
L'intervento di Trump
La situazione è precipitata quando il presidente Donald Trump ha pubblicato un messaggio sul suo social network Truth Social, definendo Tan "altamente CONFLITTUALE" e chiedendone le dimissioni immediate. "Non c'è altra soluzione a questo problema", ha scritto Trump, ricevendo immediatamente il sostegno dei senatori repubblicani Bernie Moreno dell'Ohio e Rick Scott della Florida.
La reazione dei mercati è stata immediata: le azioni Intel hanno perso il 5% nelle contrattazioni pre-mercato, mantenendo un calo superiore al 3% a metà giornata. Un portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che Trump "rimane pienamente impegnato a salvaguardare la sicurezza nazionale ed economica del paese, incluso assicurarsi che le aziende americane iconiche nei settori all'avanguardia siano guidate da uomini e donne di cui gli americani possono fidarsi".
Questa controversia arriva in un momento particolarmente delicato per Intel, che sta tentando una difficile operazione di rilancio competitivo in un mercato dominato da rivali sempre più agguerriti. L'azienda ha recentemente avvertito che potrebbe interrompere lo sviluppo del suo chip 14A se non riuscirà a "assicurarsi un cliente esterno significativo e raggiungere importanti traguardi con i clienti".
Il sentiment di Wall Street nei confronti di Intel rimane prevalentemente negativo, con la maggioranza degli analisti che mantiene raccomandazioni di vendita o mantenimento del titolo. La volatilità del titolo è stata elevata per tutto l'anno, riflettendo le sfide che l'ex gigante tecnologico deve affrontare in un settore sempre più competitivo.
Intel, dal canto suo, aveva risposto alle prime accuse affermando di "gestire appropriatamente qualsiasi potenziale conflitto e fornire le comunicazioni richieste dalle regole SEC", specificando che Tan aveva compilato i questionari necessari per la dichiarazione di eventuali conflitti di interesse. L'azienda non ha ancora rilasciato commenti ufficiali sulla richiesta di dimissioni del presidente Trump, mentre la pressione politica continua a crescere attorno alla figura del suo amministratore delegato.