Cultura Pop e Covid-19: un anno di convivenza

Sul finire di un anno complicato come il 2020, cerchiamo di comprendere come trovare dei risvolti positivi e delle potenzialitò anche in questa situazione complessa

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a cura di Manuel Enrico

Si sta avvicinando, finalmente, la conclusione di uno degli anni più complicati degli ultimi tempi, quel 2020 che verrà ricordato come l’anno della pandemia. L’arrivo del Covid-19 ha completamente riscritto le regole della nostra quotidianità, ci ha costretti a rinunciare a gran parte delle nostre abitudini e ad acclimatarci in una nuova dinamica sociale che ha investito ogni aspetto della nostra vita. Era inevitabile, quindi, che anche le nostre passioni e le nostre modalità di fruizione di questi svaghi subissero una mutazione, che speriamo sia stata solo temporanea, ma che per ora sono l’assioma a cui dobbiamo uniformarci.

Le leggi ritenute necessarie a contenere l’epidemia hanno richiesto di limitare uno degli elementi fondamentali della passione per tutto ciò che si basa sulla pop culture: la condivisione. Sembra eccessivo, ma se ci fermiamo un attimo a pensare, gran parte delle nostre passioni hanno un sapore più intenso se sono accompagnate da una chiacchierata con gli amici, o se possono trovare piena realizzazione all’interno di grandi eventi.

Il 2020 della pop culture: tra difficoltà e nuove frontiere

Quando nei primi mesi del 2020 la situazione ha iniziato a complicarsi, le manifestazioni, di ogni ordine e grandezza, sono state soggette a un’infinita odissea di attese, speranze infrante, rinvii e infine cancellazioni. Indiscriminatamente, sono stati colpiti tanto i main event della pop culture quanto le realtà minori, privando gli appassionati di quel contatto umano, di quella voglia di condivisione che è uno degli elementi essenziali di questa passione. Tutti noi, dallo spettatore all’addetto del settore, attendiamo con ansia questi giorni di manifestazione per incontrare amici, relazionarci l’uno l’altro in infinite chiacchiere su quale sia il fumetto dell’anno o scambiandosi opinioni sul prossimo film in uscita.

A gennaio del 2020, ero sicuro che sarebbe stata un’annata incredibile. Fiere del fumetto ricche di proposte, eventi a cui prendere parte. Al cinema si aspettavano titoli come Tenet, Black Widow, No Time to Die, Dune: l’ambiente era in fermento e c’erano tutte le premesse per dodici mesi grandiosi. È bastata una manciata di settimane far crollare tutto, da quando il primo evento, il meneghino Cartoomics, alla fine ha dovuto arrendersi e rimandare tutto ad altra data, in autunno. Sono poi capitolate le altre manifestazioni, lasciandoci orfani dei nostri punti di riferimento, dei nostri appuntamenti imperdibili.

In un primo momento, abbiamo tutti pensato (o meglio, sperato) che si trattasse di situazioni temporanee, ma il passare dei mesi e la sequenza di rimandi e cancellazioni ha presto messo in chiaro le cose: un anno senza eventi. Ma anche un anno, tranne sporadiche eccezioni, senza cinema, inteso come godimento del grande schermo. Perché, come detto, il Covid-19 ha fatto sentire la sua presenza anche in questo ambito, tra inevitabili rinvii e chiusure delle sale. Sembra incredibile, ma a gennaio ci stavamo sfregando le mani per un’annata che avrebbe portato al cinema una serie di pellicole molto attese dai fan, ma nel giro di pochi mesi la realtà del momento ci ha consentito di goderci in sala solamente Tenet.

Guardandoci indietro, quindi, sembra inevitabile pensare che il 2020 abbiamo imposto un radicale cambio nel modo di vivere le nostre passioni. Quelli che sino allo scorso anno erano appuntamenti che, oltre a nutrire la nostra vena nerd, si trasformavano in occasioni per incontrare amici e autori, sono divenuti altro, in questo anno atipico. Se prima avevamo la possibilità di scambiarci una battuta tra le vie di Lucca, quest’anno ci siamo dovuti accontentare, per così dire, di vivere un’esperienza digitale, come abbiamo visto con LuccaChanges, in cui anche noi di Cultura POP siamo stati schierati in prima linea.

Nuovi modi di vivere le passioni

Il 2020, con un gioco di parole, ha reso la nostra esperienza meno sociale e più social. L’utilizzo dei social, infatti, si è dimostrato un ottimo mezzo per mantenere i contatti tra appassionati e autori, dando vita anche a iniziative particolari che difficilmente sarebbero nate in una situazione di normalità. L’idea dei campfire di LuccaChanges, per esempio, o il fiorire di live e progetti di sostegno a settori in crisi del mondo dell’entertainment, come fatto da saldaPress con il suo We are Family e da altri grandi nomi dell'editoria, che hanno aperto i propri cataloghi regalando agli appassionati di fumetti ore di lettura gratuita per far fronte alle difficoltà imposte dal lockdown. In un certo senso, questo distacco forzoso ci ha consentito anche di vedere sotto un’altra ottica quello che ritenevamo scontato, automatico.

Le difficoltà del periodo ci hanno consentito di avere anche il tempo per confrontarsi in modo nuovo, prendendo coscienza, in certi casi, di tutti gli elementi che compongo l’universo delle nostre passioni. In alcune live ho visto commenti di spettatori che cominciavano a vedere in modo differente un mondo che pensavano di conoscere alla perfezione. Spesso, troppo presi dal goderci il nuovo film o il nostro nuovo fumetto, non ci soffermiamo a ragionare quanti passaggi concorrano a realizzare ciò che noi leggiamo in un’ora, ma questa improvvisa dilatazione dei tempi arrivata con il Covid-19, tra lockdown e nuovi tempi morti da colmare, si è rivelata un ottimo modo per fermarsi e scoprire meglio i mondi che ci tanto affascinano.

Ironicamente, l’interazione tra le diverse componenti della pop e nerd culture è aumentata. La diffusione impressionante di live e contenuti sostitutivi alle manifestazioni e agli incontri tradizionali ha raggiunto più utenti, che hanno avuto modo di potersi confrontare in modo più diretto con autori e personalità dell’ambiente. Certo, il rapporto umano, quello fisico, ha un’altra magia, ma innegabilmente queste soluzioni alternative hanno il merito di averci presentato una modalità diversa di vivere la nostra passione.

Personalmente, pur non vedendo l’ora di poter tornare a respirare l’aria di una manifestazione, sono convinto che queste esperienze digitali non debbano rimanere un ricordo dell’anno del Covid, ma possono, anzi devono, diventare un supporto importante anche per le edizioni future. Quanto realizzato quest’anno, seppure nato per emergenza, deve esser considerato un percorso di sperimentazione per valorizzare nuovi orizzonti della comunicazione e dell’interazione, un approccio complementare a quello tradizionale che diventa un valore aggiunto anche per future edizioni di grandi eventi.

Questo non mina assolutamente la nostra voglia di infilarci in una fiumana di gente con la speranza di prendere una copia del nuovo fumetto in tiratura limitata, sia chiaro, ma va ad esser uno strumento di coinvolgimento per coloro che, per vari motivi, non potranno godersi queste ambitissime, interminabili code negli stand. Fermo restando che, molto probabilmente, il 2020 ci lascerà in eredità delle norme che cambieranno anche le future edizioni di eventi di richiamo. Difficile che il 2021 segni un ritorno a uno status quo ante, ma la speranza è che si configuri come un periodo di progressivo avvicinamento a una normalità, in cui, però, dovranno esser mantenute certe limitazioni, almeno per i primi tempi.

Se questo discorso può avere un risvolto positivo per grandi eventi, cosa lascia in eredità il 2020 al mondo del cinema? Inutile negarlo, è stato un anno disastroso per il mondo delle sale, costrette ad affrontare chiusure e sale vuote per mancanza di pellicole, in un periodo in cui gli esercenti stavano affrontando situazioni economiche poco favorevoli.

Appunti per il 2021

Abbiamo già affrontato il discorso del futuro dei cinema, come potete leggere qui, ma è impossibile fare un ragionamento sui cambiamenti imposti dal 2020 senza riaddentrarci in questo tema. La chiusura delle sale e i problemi legati alla distribuzione hanno spinto a una maggior diffusione e distribuzione di film sui canali streaming. Il pubblico è già più che fidelizzato per quanto riguarda il comparto seriale (da The Mandalorian a The Expanse), e la fruizione di film via streaming è un procedimento che sta prendendo sempre più forma, ma con le chiusure delle sale questo nuovo modo di vivere il cinema si è fatto sentire maggiormente. Personalmente, il fascino di una bella sala cinematografica è ancora una forte componente nel godermi un film, ma sarebbe ipocrita non tributare al cinema in streaming una sua valenza, fatta di comodità e praticità. I grandi nomi dello streaming quest’anno non ci hanno fatto mancare film di grande spessoree, come Elegia americana, Mank, The Gentlemen o Ma Rainey’s Black Bottom, e, complice l’impossibilità di andare in sala, il pubblico ha ulteriormente familiarizzato con questo nuovo modo di vivere l’esperienza cinematografica.

Quindi dobbiamo temere che i cinema saranno condannati a morte dal 2020? Come abbiamo già detto, questo non ucciderebbe il cinema come medium, ma sarebbe un cambio nel modo di viverlo. I gestori, in questo momento, si trovano di fronte a un momento fondamentale della loro professione: devono comprendere come convincere gli spettatori a rimanere legati al cinema in sala. Il che vuol dire investire, anche rischiando, per offrire delle strutture che siano un richiamo per i clienti, dalle poltroncine ai sistemi audio, garantendo un’esperienza che motivi il prezzo del biglietto.

Allo stesso modo, gli organizzatori degli eventi più amati del settore saranno sottosposti al duro giudizio di una realtà in costante mutamento, in cui devono trovare equilibrio le aspettative dei clienti e le normative che regolamentano la gestione di simili appuntamenti. Per quanto l'affiancamento di supporti digitali possano essere un ottimo sussidio, come dimostrato dal RPJ-Role Playing June organizzato dal COMICON lo scorso giugno, non va dimenticato che l'anima di queste manifestazioni è il godere dal vivo gli incontri e le presentazioni: mantenere questa tradizione in vita senza scontentare nessuno sarà la vera missione del 2021.

Ma ad aiutare le organizzazioni deve essere tutto il settore dell'entertainment, dal visitatore, che deve mostrare comprensione per chi si sta adeguando a un sistema in costante evoluzione, a chi opera nel settore, che deve essere di supporto con consigli e inziative, evitando il sin troppo facile gioco del tiro al bersagilio evidenziando solo i difetti. E' un percorso che va vissuto e affrontato insieme, in nome di quella condivisione che tanto ci è mancata nei mesi passati.

Sotto questi auspici, il 2020, se visto oltre gli innegabili disagi causati, può diventare un nuovo punto di partenza per il mondo dell’entertainment, che si tratti di cinema o manifestazioni. Nuove modalità di interazione, nuovi spazi digitali da intrecciare alle canoniche dimensioni fisiche e anche una maggior comprensione da parte degli utenti finali sono traguardi importante raggiunti in questo anno da dimenticare, sperando che diventino i pilastri su cui poter costruire una dimensione nuova e ancora più avvincente per le nostre passioni nel 2021.