La Guerra di Domani, recensione: la salvezza è nel passato

Il futuro dell'umanità è a rischio, costringendo i nostri pronipoti a chiedere ai propri antenati di combattere La Guerra di Domani.

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a cura di Manuel Enrico

Le guerre del futuro si vincono cambiando il passato. O almeno, questo è quanto ci ha insegnato la fantascienza al cinema, mostrandoci soldati del domani inviati a cambiare il nostro presente o loop temporali in cui si cerca di dare una nuova speranza al futuro. Da Terminator a L’esercito delle dodici scimmie, passando per The Edge of Tomorrow, la sci-fi sembra avere sancito che sia il futuro a poter cambiare il passato, ma siamo sicuri sia davvero così? A pensarla diversamente è Zach Dean, autore della sceneggiatura de La Guerra di Domani (The Tomorrow War), nuovo film sci-fi di Amazon Prime Video, che da film di Natale del 2020 è divenuto, causa pandemia, il film dell’estate del servizio streaming del colosso dell’e-commerce. Come molte della proposte cinematografiche previste per il biennio 2020-2021, anche La Guerra di Domani ha affrontato la sua piccola odissea, come accaduto per altre attese uscite come Black Widow. Ancora una volta, dunque, lo streaming si è rivelato una salvezza per produzioni che, prive del supporto di piattaforme proprietarie come Disney+, hanno trovato nei colossi dell’entertainment digitale la propria sopravvivenza. Sull’impatto che avrà questa nuova dinamica avremo modo di parlare in seguito, considerato come la situazione sia tutt’altro che risolta.

La Guerra di Domani: la salvezza si nasconde nel passato

Nonostante si sia fatto attendere, perdendo strada facendo parte dell’interesse inizialmente suscitato, La Guerra di Domani può contare su un impianto narrativo interessante, che, come detto, mira a ribaltare alcuni dei dogmi dei viaggi nel tempo nella sci-fi cinematografica. Questo spunto narrativo di per sé è già un punto a favore del film di Amazon Prime Video, indice di una voglia di sperimentare e offrire una diversa visione di temi già consolidati nel nostro immaginario. Zach Dean orchestra una trama che sin dalle prime battute miscela fantascienza e azione, con piccoli inserti umoristici e una particolare dinamica familiare che diventa in modo sottile ma convincente un tratto essenziale del film.

Nell’anno 2048 una forza di invasione aliena attacca il nostro mondo, partendo da una sperduta regione della Russia e muovendosi per tutto il globo, apparentemente inarrestabile. L’umanità, come da tradizione, è sull’orlo dell’estinzione, ma prima di soccombere definitivamente tenta la sua ultima carta: tornare nel passato. Lo scopo non è tanto quello di cambiare il corso degli eventi, quanto il trovare nuovi soldati per affrontare i terribili Whitespike, esseri ferini inarrestabili. Grazie alla creazione di un wormhole, dall’anno 2051 è quindi possibile tornare al 2021, dove dei giovani veterani di questa guerra futura avviano un piano di reclutamento senza precedenti.

Questa sconvolgente rivelazione di abbatte anche sulla vita di Dan Forester (Chris Pratt), insegnante di liceo con un passato di militare e la voglia di entrare nel settore privato, in modo da garantire un futuro migliore alla moglie Emmy (Betty Gilpin) e alla figlioletta Muri. La sconcertante notizia della guerra futura arriva mentre Dan, vedendo infrangersi i suoi sogni, cerca di motivare i propri studenti, sino a quando non viene convocato per esser spedito nel futuro.

Evento che ovviamente sconvolge la famiglia Forrester, considerato che Emmy è una terapista che aiuta i pochi reduci di questo conflitto a reinserirsi nella società. Secondo quanto previsto, infatti, la leva obbligatoria dura sette giorni, al termine dei quali i sopravvissuti vengono rimandati nel passato. Vivendo giornalmente questi drammatici ritorni, Emmy spinge inizialmente Dan a trovare una soluzione per non partire, costringendolo a rivolgersi al padre Slade (J.K. Simmons), reduce del Vietnam che vive fuori dal sistema, con cui Dan ha un pessimo rapporto. Sarà proprio l’incontro con il genitore a convincere l’insegnante a partire, in modo da garantire alla figlia una possibilità di avere un futuro diverso da quello conosciuto. Decisione che lo porterà a vivere un’esperienza traumatica, capace di ribaltare le sue convinzioni personali.

Ribaltare la tradizione del viaggio nel tempo

La Guerra di Domani, nella sua accezione emotiva, risponde a un interrogativo ben preciso: cosa siamo disposti per le generazioni future? Il concept del viaggio nel tempo, in questo caso, viene sfruttato per analizzare la genitorialità in senso più ampio, non solo focalizzandosi sulla famiglia Forester, ma sull’intero genere umano. Approccio interessante, che viene bene affrontato dall’iniziale paura di Dan e infine dal suo fare ‘la cosa giusta’, mosso proprio dalla speranza di poter cambiare offrire alla figlia un futuro migliore. Una chiave di lettura morale che consente di affrontare, in modo velato, anche il difficile tema del dramma dei reduci, presentato tramite il complesso rapporto padre-figlio di Dan e Slade, in uno dei momenti più emozionanti del film.

https://youtu.be/6AwIm6g3H50

La radice emotiva de La Guerra di Domani è uno dei punti di forza del film. Affidata alla regia di McKay, l’idea di Dean viene portata su schermo con una narrazione visiva convincente, affidata soprattutto alla verve di Chris Pratt. Sono lontani i tempi del "giuggiolone" Andy di Parks & Recreation; l’interprete dello Starlord marveliano si è ritagliato un ruolo da attore di action movie che lo hanno visto crearsi una maschera inconfondibile, in cui l’ironia riesce a emergere sempre, a volte con i giusti tempi, come ne I Guardiani della Galassia, altre forzano questa sua innata leggerezza, spezzando il ritmo nei momenti sbagliati. Come accade in La Guerra di Domani, dove Pratt dimostra di essere un attore in grado di mantenere la giusta serietà, ma a cui viene imposto un attimo di simpatica idiozia, con il risultato di interrompere il crescendo emotivo nell’istante sbagliato.

Una pecca che mina la solidità di una trama altrimenti intrigante, capace di svilupparsi su degli assunti di fantascienza innovativi. Dal viaggio contro la tradizione alla spiegazione convincente sulle possibilità scientifiche, passando per una costruzione emotiva della parentesi futura che, per quanto prevedibile, rimane comunque funzionale all’interno del racconto. La regia di McKay riesce a preservare questa percezione delle emozioni, lavorando al meglio sia nella caratterizzazione dei momenti più umani che nei frangenti più dinamici, trovando la giusta visione per enfatizzare il dramma futuro e la disperazione della lotta contro un destino apparentemente scritto. Non mancano, purtroppo, situazioni che, pur mirando ad esaltare la tragicità degli eventi, ottengono il risultato opposto, presentandosi come dei cliché apparentemente inevitabili in un film simile.

Una storia semplice, ma avvincente

Si tratta di sbavature che vengono però parzialmente coperte da una narrazione gradevole, capace di svilupparsi basandosi su un nemico tutto letale e ben caratterizzato, che paga comunque una certa familiarità nei suoi tratti essenziali agli alieni che osteggiano Tom Cruise in The Edge of Tomorrow. La loro fisionomia viene però utilizzata al meglio negli scontri de La Guerra di Domani, lasciando solo una certa perplessità in merito al loro arrivo sul nostro mondo, sensazione acuita anche da uno dei momenti più paradossali della pellicola. Divertente e basato tutto su una comicità ben orchestrata, ma comunque forzato in uno dei frangenti più tesi del film.

A fine visione, La Guerra di Domani lascia comunque la sensazione di essersi goduti una bella storia di sci-fi, timidamente coraggiosa nel provare a seguire nuove strade, e che nonostante alcuni momenti evitabili porta a casa una prova convincente, con un’alternanza di momenti di grande emotività e altri che incarnano i clichè del genere. Per Amazon Prime Video è comunque una produzione di buon livello, un passo avanti rispetto al deludente Chaos Walking, ma che deve esser interpretato come una tappa lungo un percorso di costante miglioramento nella ricerca di progetti capaci di spingere la narrazione cinematografica verso sempre crescenti qualità e innovazione