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The Rig, recensione: una serie TV né carne né pesce

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Cinema e Serie TV

The Rig, recensione: una serie TV né carne né pesce

di Livia Soreca venerdì 6 Gennaio 2023 11:00
  • 4 min
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Più informazioni su
  • Iain Glen
  • Martin Compston
  • Prime Video
  • The Rig
  • Cinema e Serie TV
  • Amazon Prime Video

Tra le novità di gennaio 2023 su Prime Video troviamo la serie The Rig. L’idea di David Macpherson, affidata alla regia di John Strickland, è quella di un thriller-horror fantascientifico che riesca ad abbracciare anche il genere drammatico e quello di mistero, la cui identità non è sempre del tutto chiara e precisa.

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Nel cast della serie di produzione scozzese, disponibile dal 6 gennaio, spicca la presenza di Martin Compston e Emily Hampshire, insieme a Iain Glen, Owen Teale e Mark Addy. Quest’ultimo trio sembra quasi una curiosa réunion de Il Trono di Spade, stavolta senza cavalieri, battaglie, scudi e armature: protagonista è un intero equipaggio di una base petrolifera in mezzo al Mare del Nord. I 6 episodi di cui la serie si compone mostrano un prodotto che, nonostante le appena citate personalità, non è del tutto a fuoco.

Iain Glen
The Rig

Una dubbia ripartenza per Prime Video

The Rig illustra la vita su una piattaforma petrolifera, la Kinloch Bravo, scossa improvvisamente da un fenomeno inspiegabile. Insoliti tremori e una fittissima nebbia travolgono la base lavorativa, e l’equipaggio è investito non soltanto da danni fisici insoliti ma anche da un forte stato di tensione e paura, che dà il via a diverse meccaniche psicologiche destinate a tanti epiloghi disastrosi. La minaccia che colpisce Magnus McMillan e i suoi colleghi si rivela essere molto più inquietante di ciò che sembra.

Iain Glen
The Rig

In occasione della ripartenza per il nuovo anno, Prime Video non gioca subito la sua carta migliore. Per molto tempo, The Rig tende a celare il proprio carattere fantascientifico, quasi sovrannaturale, mostrandosi inizialmente più affine al cosiddetto genere di alta tensione, immaginando quindi una possibile calamità naturale al centro del racconto. Prima che lo spettatore inizi a comprendere l’origine del grande mistero, egli deve attendere almeno cinque episodi, passando per una narrazione talvolta vittima di tempi morti e ritmi portati all’estremo.

La scelta dell’unità di luogo – la piattaforma appunto – finisce inevitabilmente con il rendere i singoli episodi ripetitivi, quasi indistinguibili tra loro, se non fosse per alcuni snodi fondamentali degni di nota. Da questa sorta di chiusura deriva, inoltre, una sfera ristretta di personaggi. L’esiguo numero di figure permette una focalizzazione individuale più precisa e articolata, evitando che la caratterizzazione di qualcuna resti inesplorata; eppure la vicinanza tra spettatore e protagonisti richiede comunque più tempo del previsto.

The Rig: un orrore soffocante

Perché The Rig, in fin dei conti, è una serie “né carne né pesce”? Sin dal primo episodio, la novità di Prime Video mostra diverse similitudini e ispirazioni ad opere preesistenti, sia nella letteratura sia nella serialità televisiva. Essa si rifà senza dubbio all’omonimo film del 2010, purtroppo di scarso successo. Dalla nebbia di The Mist di Stephen King ad un’atmosfera in particolare che ricorda quasi una sequenza di Stranger Things (non sveleremo in che modo), l’opera di David Macpherson non riesce a fuoriuscire da confini già noti, né ad avere una personalità del tutto originale o di spicco in un panorama – quello dell’horror sci-fi – già largamente esplorato.

Martin Compston
The Rig

Proprio come uno dei best seller di King, The Rig trova il proprio fulcro nella separazione tra il mondo interno e quello esterno, seguendo una classica simbologia: “dentro” è sinonimo di sicurezza, mentre il “fuori” equivale al pericolo. Il pensiero di un equipaggio costretto a rinchiudersi nella piattaforma è soffocante, e i dialoghi lenti, i momenti morti e il frequente silenzio (la colonna sonora è quasi assente) contribuiscono a rendere l’atmosfera tesa e opprimente, dando davvero l’idea di un lungo periodo di asfissia in un piccolo luogo chiuso in se stesso. D’altra parte, è riportato che Martin Compston, figlio di Jim Compston, a sua volta operaio di una base petrolifera, sia ben avvezzo alle reali atmosfere di questo lavoro, qui rese in maniera suggestiva secondo l’attore.

Emily Hampshire
The Rig

Quando, però, i due livelli si incontrano e la minaccia esterna riesce a trovare piccoli spiragli lungo il netto confine, la calma quasi snervante e il clima sospeso lasciano il posto a timori primordiali, paure e paranoie, contro cui bisogna combattere per non farsi sopraffare. Spiccano a tal proposito alcune performance del valido cast, in particolare quello femminile: donne forti che sanno badare a loro stesse anche da sole.

Il deludente comparto artistico di The Rig

L’ambientazione sul mare implica chiaramente un uso considerevole della CGI, soprattutto per le riprese esterne. L’impiego della computer grafica, però, non sembra essere dalla parte di The Rig. L’effetto delle onde che si infrangono sulla Kinloch Bravo, riproposto più e più volte, si potrebbe definire a dir poco imbarazzante per un prodotto agli albori del 2023. Per non parlare di un green screen d’obbligo che però non si avvicina nemmeno lontanamente al tentativo di rendere la scenografia quantomeno credibile.

Data l’unità di luogo, la macchina da presa vuole sbizzarrirsi con pianisequenza che abusano di virtuosismi spesso ingiustificati, ma spesso la semplicità è la giusta chiave. Altre volte, infatti, essa si limita ad assecondare il movimento ondulatorio del piccolo stabilimento, fornendo un punto di vista realistico senza ricorrere a stratagemmi eccessivi. Anche stavolta, dunque, è difficile poter assumere una posizione netta nei confronti della realizzazione della serie di Prime Video, che sembra sempre essere a metà strada tra un’opera interessante e un prodotto che difficilmente lo spettatore può fare proprio.

In conclusione

The Rig, che non spicca di originalità ma che anzi attinge da più fonti, mettendo insieme idee preesistenti, trova nelle proprie scelte un punto di forza e di debolezza allo stesso tempo. Se da un lato l’unica ambientazione pecca di ripetitività, che si riflette in gran parte anche sulla narrazione stessa, dall’altro il suo nucleo ristretto permette di focalizzarsi meglio sui personaggi, creando un livello di empatia che esplode di drammaticità negli episodi finali.

Mentre alcune scelte puntano ad una resa realistica e suggestiva di un mondo chiuso in se stesso e perso in mezzo al mare, altre ne svelano l’artificiosità. The Rig, quindi, è una serie TV che non riesce a tendere né verso la grandiosità, né cade in brutture decisive e fatali; quasi come sul filo di un rasoio, il nuovo esperimento di Prime Video non si lascia mettere sempre a fuoco e pecca di scarsa personalità.

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venerdì 6 Gennaio 2023 11:00
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