Una Pallottola Spuntata: un'indagine a alto tasso di comicità

Frank Dreblin, squadra di polizia: dalla seire tv al grande schermo con Una pallottola spuntata

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a cura di Manuel Enrico

Frank Drebin non è un semplice poliziotto. Frank Drebin è uno sbirro tutto d’un pezzo, un tutore della legge dedito al suo lavoro, capace di sgominare una banda di terroristi in Medio Oriente e il minuto dopo esser pronto a sacrificare la propria vita per proteggere la vita della regina Elisabetta. E nel frattempo, rubare la scena a un tenore di fama mondiale durante una partita di baseball. Imprese che non capitano a tutti i poliziotti americani, ovviamente, e il buon Drebin ha raggiunto questi obiettivi per un semplice motivo: è il protagonista de Una pallottola Spuntata. Cult comico, Una pallottola spuntata (The Naked Gun) arrivò nelle sale americane il 2 dicembre del 1988, segnando l’inizio di una saga di successo, grazie alla recitazione incredibile di Leslie Nielsen.

Testimonianza dell’incredibile lavoro di quella fucina di irriverente comicità nota come ZAZ, ossia Zucker-Abrahams-Zucker, è il fatto che ancora oggi a distanza di più di trent’anni Una pallottola spuntata sappia ancora strappare risate, incarnando al meglio una comicità priva di riverenza e basata su una serie di momenti paradossali, in cui si strizza spesso l’occhio allo spettatore, violando anche la famigerata quarta parete. Una pallottola spuntata viene spesso considerata come una pellicola da cineteca, una felice intuizione dei tre geniali sceneggiatori, ma onor del vero va ricordato come ci si trovi davanti a uno spin-off di una sfortunata serie tv: Police Squad!.

Dalla serie TV al grande schermo

Il trio composto da Jim Abrahams e dai fratelli David e Jerry Zucker è celebrato come uno dei grandi artefici del genere parodistico cinematografico. Oltreoceano solitamente si identifica questo genere con quel mostro sacro di Mel Brooks, a cui si devono film come Frankenstein Jr., Mezzogiorno e mezzo di fuoco o Balle Spaziali, ma negli anni ’80 a contendere lo scettro di re della parodia al geniale regista era proprio il terzetto noto nell’ambiente come ZAZ. D’altronde, negli anni ’80 gran parte del cinema americano stava affidandosi alla genialità di frizzanti menti comiche per realizzare film di grande impatto, un’origine che ha consentito alla scuola del Saturday Night Live di far emergere talenti comici come Bill Murray, Dan Aykroyd, Eddie Murphy o Chevy Chase. Una scuola, dicevamo, i cui studenti ci hanno consegnato pellicole come Ghostbusters, Animal House o Beverly Hills Cop.

Abrahams e gli Zucker, invece, erano particolarmente attratti dall’idea di parodiare. Per loro la comicità consisteva nel prendere un elemento familiare e noto del mondo dell’entertainment, con cui il pubblico avesse una certa sintonia, e rielaboralo con una chiave comica paradossale, in cui fosse al situazione surreale e il modo serioso in cui reagivano i protagonisti coinvolti a segnare la comicità. Prima vittima di questa loro intuizione furono i disaster movie, un filone cinematografico tipico degli anni ’70, in cui grandi tragedie, come naufragi, meteoriti o incidenti aerei, venivano dati in pasto al pubblico. Un decennio in cui il grande schermo ha ospitato cult come L’avventura del Poseidon, Meteor o la fortunata serie di Airport. Proprio questa saga, dedicata a una serie di disastri aeroportuali, ispirò ZAZ, che riscrisse in chiave parodistica il concept, dando vita a L’aereo più pazzo del mondo.

Film che ebbe un buon successo, in cui figurava un attore noto agli spettatori del tempo, che venne coinvolto in questa pellicola in un piccolo ruolo, che gli consentì però di mostrare una dote comica incredibile: Leslie Nielsen. Una scommessa, all’epoca, che sarebbe poi divenuta una fortuna per l’attore canadese, grazie al quale ebbe una seconda giovinezza artistica. Ma qui, torniamo dopo.

L’aereo più pazzo del mondo convinse il trio di sceneggiatori della bontà del loro lavoro. Al punto che decisero di affrontare un altro concept narrativo molto apprezzato dal pubblico americano: le serie poliziesche. Dal cinema, dove imperava il Callaghan di Clint Eastwood, alle numerose proposte del piccolo schermo, gli americani erano affamati di avventure poliziesche. Una sinergia che non sfuggì ad Abrahams e agli Zucker, che decisero di creare nel 1982 Police Squad!, parodia di una celebre serie poliziesca di fine anni ’50, M Squad, con protagonista il granitico Lee Marvin. Come da tradizione nei lavori di ZAZ, Police Squad! era una serie che coglieva ogni caratteristica del poliziesco per renderlo buffo e ridicolo, con una serie di gag paradossali e assurde.

Protagonista di questa serie era il sergente Frank Dreblin, interpretato da una vecchia conoscenza dei ZAZ: Leslie Nielsen. L’interpretazione di Nieles in L’aereo più pazzo del mondo aveva sorpreso, considerato come l’attore fosse noto al grande pubblico per ruoli di un certo pathos in celebri film come Il pianeta proibito o L’avventura del Poseidon. Inserito nella comicità surreale de L’aereo più pazzo del mondo, Nielsen stupì riuscendo a mantenere un volto serio e compito anche durante i momenti più assurdi, con una mimica facciale inconfondibile, fatta di esasperata serietà anche duranti i dialoghi più improbabili. Una dote che ai tre sceneggiatori sembrò perfetta per interpretare il loro nuovo protagonista, dando inizio alla simbiosi tra Frank Drebin e Leslie Nielsen.

Simbiosi che inizialmente sembrò subire un brutto colpo. Police Squad! venne infatti sospesa in breve tempo, con un calo di ascolti causato da un dettaglio che nessuno aveva previsto: il pubblico non capiva le battute. La comicità paradossale della serie e il suo forte intento parodistico richiedevano una visione tutt’altro che superficiale, cosa che mal si conciliava con il concetto di serie comica leggera desiderata dall’audience americana. Per la rete ABC, l’errore principale era quello di avere inserito troppe gag, tra cui alcune prettamente ‘visive’, che non venivano recepite da un pubblico poco attento.

Eppure, era proprio questa comicità ad essere la forza di Abrahms e degli Zucker, cui si univa il gioco di prendere volti noti, solitamente associati dal pubblico a ruoli drammatici, per interpretare personaggi comici, mantenendo però la loro consueta serietà. Una caratteristica che non viene subito recepito dal pubblico, ma che subito viene apprezzata dagli addetti ai lavori, che elogiano questa nuova comicità. Fatto sta che Police Squad! diventa una delusione per il trio, visto che la serie venne cancellata dopo solo sei episodi, apparentemente relegando il sergente Frank Drebin all’oblio. Ma come accade  in quel periodo per un altro cult televisivo, Star Trek, a mantenere vivo l’interesse furono le repliche, che riuscirono a creare una platea sufficiente a rendere possibile un ultimo tentativo: realizzare un film.

Frank Drebin conqusta il grande schermo

A rendere possibile questo ennesimo tentativo fu l’arrivo al cinema di un’altra saga simile, che aveva riscosso un grande successo: Scuola di Polizia. Uscito nel 1984, il primo capitolo della serie dedicata all’accademia di polizia più assurda della storia aveva fatto breccia nel pubblico, con una comicità meno elaborata di quella di Police Squad!, ma che aveva comunque portato il pubblico ad avvicinarsi a questa nuova linea comica.

Il progetto dei ZAZ ebbe quindi la possibilità di avere una nuova vita, a un patto: cambiare nome. Police Squad!, infatti, sembrava troppo simile al titolo originale di Scuola di polizia, ossia Police Academy, motivo per cui si decise di sceglierne uno che fosse meno allusivo, adottando quindi The Naked Gun, su intuizione di David Zucker. Intenzionati a non tradire l’origine del loro film, i tre sceneggiatori utilizzarono un sottotitolo, assente nella versione italiana, che si ricollegasse alla loro serie: From the files of Police Squad. Frank Dreblin era tornato in azione!

Oltre al ritorno dell’immancabile Leslie Nielsen, fedeli alla loro tradizione di utilizzare attori celebri per ruoli drammatici, Abrahams e gli Zucker cercarono degli interpreti inconfondibili per il loro cast. A cominciare da George Kennedy, volto noto per ruoli intensi e apprezzato protagonista della serie Airport, che divenne la spalla di Nielsen nel ruolo di Ed, scelta che accontentò anche la produzione, desiderosa di avere un premio Oscar nel proprio cast. Kennedy aveva vinto l’Oscar come miglior attore non protagonista per Nick mano fredda (1967), e aveva mancato di un soffio la partecipazione in L’aereo più pazzo del mondo parodiando se stesso, ruolo poi andato a Lloyd Bridges. A completare il trio di sbirri protagonisti di Una pallottola spuntata fu chiamato l’ex star del football americano O.J. Simpson, che interpretò l’imbranato agente Norbert, prima di diventare molto più noto per le sue controversie legali.

In cerca di un villain che sapesse tenere testa a Drebin, venne scelto un attore che aveva dimostrato di sapere dare vita a un cattivo particolarmente amato: Ricardo Montalban, il Kahn di Star Trek, visto al cinema in Star Trek II: L’Ira di Khan. Montalban fu semplicemente perfetto nel dare vita a Vincent Ludwig, ottenendo il rispetto dei tre sceneggiatori, tanto che quando chiese di eliminare una battuta al limite della blasfemia, che offendeva la sua profonda fede cattolica, venne subito accontentato.

L’eredità di Una pallottola spuntata

Una simile compagine di attori non poteva che venire esaltata dalla chiave comica di Abrahams e degli Zucker. A rendere indimenticabile Una pallottola spuntata è stata sicuramente l’interpretazione di Leslie Nielsen, ma sarebbe ingiusto non tributare un ruolo centrale nella già citata comicità del trio ZAZ. È proprio lo stile dei tre sceneggiatori, capaci di creare una commedia in cui non si sentono risate o non vengono create situazioni facilmente assimilabili dallo spettatore, ma preferendo creare una diversa comicità, in cui la serietà degli interpreti rende paradossale il tutto, dando vita a un’ilarità insolita.

Non solo le situazioni in cui si trovano coinvolti i protagonisti, ma anche i dialoghi con cui interagiscono mostrano una rapidità perfetta, un tempismo impeccabile inserito in una sequenza inarrestabile di gag, che trovano in alcune scene incredibili la perfetta incarnazione della comicità di ZAZ. Dalla giovane allieva di scuola guida al paradossale interrogatorio del testimone sul molo, Una pallottola spuntata ha scritto una pagina importante della comicità americana del periodo. Al punto da esser vista come una rivale del re della parodia, Mel Brooks, che prese sportivamente questo duello, tanto che fu lui a suggerire ai tre sceneggiatori la gag in cui Drebin si veste da arbitro durante la partita di baseball nell’atto finale della pellicola.

Fu grazie a questo successo mondiale che Leslie Nielsen ottenne una sua seconda occasione, come attore. Dopo i fasti della sua precedente carriera come attore drammatico, grazie a L’aereo più pazzo del mondo Nielsen si avviò verso una nuova vita da attore comico, che solo con il primo Naked Gun ebbe però un pieno riconoscimento. Non è un caso che una nuova generazione di spettatori abbia imparato a conoscere il simpatico attore canadese con il suo scanzonato poliziotto, tanto che arrivò a identificare Leslie Nielsen con Frank Drebin, una sinergia che venne sancita in modo indelebile quando durante la cerimonia funebre di Nielsen il suo feretro venne accompagnato dalla celebre musica iniziale di Una pallottola spuntata.

Ancora oggi, dopo più di trent’anni, Una pallottola spuntata diverte ed emoziona per l’immortalità dei suoi perfetti tempi comici, della geniale interpretazione di un cast impeccabile, capace di dare vita a siparietti indimenticabili:

“C’è un indirizzo, lì dentro?”

“Tutto quello che c’è un biglietto con scritto Monique DeCarlo, 210 Beckman Street

“E’ la zona a luci rosse..mi domando perché Savage bazzichi da quelle parti..”

“Sesso, Frank?”

“Eh? No, non adesso Ed, dobbiamo lavorare”