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a cura di Manolo De Agostini

In una lettera aperta di Bob Swan, direttore finanziario e amministratore delegato a interim, Intel ha aggiornato i clienti e i partner sull'attuale momento di difficoltà nel far fronte alla domanda di microprocessori da parte del mercato. Swan ha spiegato che la prima metà dell'anno ha segnato "una crescita notevole" nell'industria, in particolare nei settori cloud, enterprise e networking.

L'uso sempre più massiccio di Internet e la volontà di offrire servizi innovativi e complessi, ha portato i grandi colossi a doversi dotare di infrastrutture adatte a sostenere il carico degli utenti, ed è per questo che il business "data centrico" di Intel ha visto crescere il fatturato del 25% nel mese di giugno, mentre il fronte cloud ha fatto segnare un +43% nei primi sei mesi.

Contestualmente Intel ha spiegato che anche il suo business "PC centrico", ossia processori per computer desktop, notebook e altri dispositivi consumer, ha mostrato un andamento "ancora più sorprendente".

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"Per esempio, le consegne di PC nel secondo trimestre sono cresciute globalmente per la prima volta in sei anni secondo Gartner. Per quest'anno ci aspettiamo una crescita modesta del mercato indirizzabile totale (TAM) per la prima volta dal 2011, sull'onda di una forte domanda di sistemi gaming e commerciali".

Tutto questo "ha messo pressione sulla nostra rete di impianti produttivi. Stiamo dando priorità alla produzione di processori Intel Xeon e Intel Core in modo da servire i segmenti di mercato ad alte prestazioni. Detto ciò, i rifornimenti sono senza dubbio limitati, in particolare nella fascia bassa del mercato. Continuiamo a credere che avremo una fornitura che ci permetterà di rispettare le previsioni di fatturato per l'intero anno annunciate a luglio, superiori di 4,5 miliardi alle attese di gennaio".

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Per far fronte alla situazione Intel ha messo sul piatto 1 miliardo di dollari, che servirà ad aumentare la produzione di chip a 14 nanometri nei siti produttivi in Oregon, Arizona, Irlanda e Israele. "Questo capitale, insieme ad altre efficienze, sta aumentando la produzione per rispondere alla maggiore domanda".

Intel ha affermato inoltre che sta facendo progressi anche con la produzione a 10 nanometri. "Le rese stanno migliorando e continuiamo ad attenderci una produzione in volumi nel 2019". A detta del CEO a interim, "le azioni che stiamo intraprendendo ci hanno messo su un percorso di continuo miglioramento".

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Il doveroso aggiornamento sulla situazione, dopo settimane di indiscrezioni di stampa, non permette di capire in modo chiaro quando la situazione verrà risolta. Di solito un aggiornamento produttivo, con l'installazione di più linee produttive, richiede dei mesi. Il sentore è quindi che questo momento critico continuerà - come previsto già da altri - sicuramente anche nel primo trimestre 2019.

A mettere in crisi Intel non è solo l'esplosione della domanda (cosa sul fronte dei chipset l'ha portata a rispolverare i 22 nanometri), ma anche l'aumento vertiginoso del numero di core nelle CPU. Produrre soluzioni fino a 28 core per il settore server riduce la quantità di die disponibili in un wafer, in quanto quei die sono fisicamente più grandi delle CPU con meno core.

Intel è passata in questi anni dal produrre tanti processori quad-core per il mercato PC a soddisfare una domanda di grandi CPU per piattaforme server. Il tutto con una produzione di wafer stabile o di poco in crescita, che adesso sta cercando di aumentare.

Ad aggravare la situazione, la rinnovata competizione di AMD nel settore PC, che l'ha portata nel giro di due anni a passare da quattro a otto core (le CPU di nona generazione che saranno presentate a breve) per le CPU desktop mainstream di punta, andando a "mangiare" ulteriore spazio sui wafer.

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E a tutto questo, come se non bastasse, si è aggiunto il mancato passaggio ai 10 nanometri, che avrebbe permesso a Intel di allocare meglio la produzione dei vari prodotti (non solo CPU ma anche chipset). Di conseguenza, stiamo vedendo i prezzi delle CPU Intel aumentare vertiginosamente e probabilmente anche le nuove proposte Core di nona generazione partiranno con il "freno a mano tirato", con prezzi elevati e una disponibilità contenuta.

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In tutto questo AMD ha la grande opportunità di rosicchiare quote di mercato a Intel su più fronti, dato che al momento i prezzi sono indubbiamente vantaggiosi sia in ambito PC che server. Molti si stanno chiedendo se TSMC e Globalfoundries riusciranno a coprire la maggiore domanda di CPU e chipset AMD: di fatto c'è il rischio che un passaggio massiccio di ordini da Intel ad AMD possa mettere in crisi le linee produttive, portando a un aumento dei prezzi. Per ora la situazione sembra tranquilla, ma sembra che in Cina le vendite di motherboard AMD siano cresciute a settembre del 15%. Non resta quindi che attendere l'evoluzione degli eventi.

L'impatto più immediato per AMD è arrivato in Borsa. Le dichiarazioni di Intel hanno portato il titolo a scendere di oltre il 5%, mentre quello di Intel è cresciuto del 3%. Movimenti "di pancia", nulla di cui preoccuparsi in quel di Sunnyvale per ora.