Miner in crisi, schede svendute all'asta in live streaming

Tutte le bolle speculative, prima o poi, scoppiano. Miner e speculatori iniziano a svendere le proprie GPU, che sia la fine di un'epoca?

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a cura di Marco Doria

Tutte le bolle speculative, prima o poi, esplodono. Ed è quello che stiamo vedendo (finalmente, secondo più di un utente) con il crash delle criptovalute. Tra il quadro di instabilità internazionale, le misure più restrittive adottate dalla Cina nei confronti del mining, l'inflazione e l'imminente fine del proof-of-work per Ethereum (anche se "The Merge" è stato nuovamente rinviato), che passerà al modello proof-of-stake (che non richiederà più l'uso delle GPU) per la salvaguardia dell'integrità della blockchain, i topi iniziano ad abbandonare la nave.

Nel pieno della corsa all'oro, quando miner e speculatori vari (i cosiddetti scalper) hanno iniziato a fare incetta di schede grafiche, lasciando a bocca asciutta molti degli utenti per cui quelle schede erano state commercializzate e determinando un aumento folle dei prezzi di quelle poche unità arrivate sugli scaffali, Bitcoin aveva toccato un picco di oltre 60 mila euro come valore unitario, e anche Ethereum prometteva molto bene. Di conseguenza, in molti si sono sfregati le mani pensando di poter ottenere un ritorno sull'investimento veloce e sostanziale.

Al momento della scrittura di questo articolo, BTC ha un valore di poco più di 19 mila euro, mentre ETH si attesta a poco più di mille, di conseguenza non deve stupire il fatto che i miner stiano iniziando a svendere le proprie GPU, per limitare i danni e recuperare quanto più denaro possibile prima del possibile (secondo alcuni inevitabile) crash delle cripto.

Videocardz.com ha segnalato che diversi miner e Internet Cafè in Cina stanno iniziando a mettere all'asta una certa quantità di GPU acquistate in massa per il mining, come testimoniato su Twitter da Hassan Mujtaba e riportato da Baidu. Nel caso degli Internet Cafè, molti titolari avevano ben pensato di salire sulla barca del mining, trovandosi però a fronteggiare quasi subito le restrizioni determinate dalla pandemia di COVID-19, un ulteriore colpo a questo settore che ha contribuito alla situazione attuale.

Dunque, durante apposite dirette streaming, sono state vendute RTX 3060 Ti a non più di 400 dollari, con altre schede ben al di sotto dell'MSRP, ovvero del prezzo al dettaglio suggerito dal produttore.

E da noi? Se da un lato la situazione inizia timidamente a migliorare, con Nvidia che ha lanciato la campagna "Pronte e in stock" per le RTX 3000 e il teoricamente prossimo arrivo delle RTX 4000, i prezzi non sono certo paragonabili a quanto stiamo vedendo in Cina. Certo, parliamo di schede nuove e in stock contro schede usate (e probabilmente usurate), ma resta il fatto che, alla fine di questa bolla, rimane l'amarezza per un triennio davvero problematico in termini di disponibilità e cartellini, con buona pace di chi, per voler ottenere un guadagno veloce e facile, ha contribuito non solo a un enorme spreco di risorse energetiche, ma anche a una situazione di mercato disastrosa i cui effetti, probabilmente, non svaniranno tanto presto.