Adobe Photoshop spegne ben 25 candeline, un quarto di secolo in cui il programma si è evoluto sempre più aiutando i creativi di tutto il mondo a modificare fotografie di ogni genere. L'azienda coglie la palla al balzo per ripercorrere la storia del programma, disponibile anche per smartphone e tablet, con un video promozionale e altre iniziative.
Jennifer in Paradise
Naturalmente non è stata Adobe a inventare fotoritocco e fotomontaggio. Prima delle elaborazioni digitali, tuttavia, bisognava ricorrere alla camera oscura. Manipolare i negativi per ottenere una fotografia finale credibile era un po' più difficile di quanto lo sia ora, ma Photoshop (e altri) d'altra parte offrono possibilità praticamente illimitate.
L'occasione è ghiotta per rivedere alcune delle fotografie alterate più famose di tutti i tempi, come le videocamere di sorveglianza di fronte alla casa museo di George Orwell, un monumento all'ironia. O il libro a testa in giù nelle mani del presidente USA George Bush, che così tante persone hanno trovato tristemente credibile.
![]() | Photoshop CS6 per la fotografia digitale Copertina flessibile | |
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![]() | Corel DRAW Graphics Suite X6 |
Le fotografie con la Luna gigante che incombe su noi poveri terrestri poi sono un classico, sempre spettacolari e perfette da appendere a una parete o tenere come sfondo dello schermo. Di pessimo gusto, invece, quella che mostra un turista su una torre del World Trade Center, l'undici settembre 2001, e sullo sfondo uno degli aerei che si schiantarono contro le torri stesse.
Avete pensato che fosse vera?
Quella più interessante di tutte comunque è forse "Jennifer in Paradise", una fotografia che ritrae le moglie di Thomas Knoll. Fu lui a inventare Photoshop e creò quell'immagine per mostrare le potenzialità del programma. Era il 1990 e la fotografia originale fu scattata nel 1988 a Bora Bora.
Questi 25 anni hanno portato a cambiamenti molto profondi, e Photoshop è senz'altro tra i software che più di tutti hanno contribuito all'evoluzione della nostra società. Non si contano per esempio i casi di fotogiornalismo "ritoccato", nei quali un'immagine è stata modificata non per diventare più bella esteticamente ma per veicolare un messaggio scelto dall'editore - si veda ad esempio O.J. Simpson "scurito" sulla copertina di una famosa rivista, per sembrare più cattivo e pericoloso. Oppure le tante immagini scattate sui campi di battaglia, spesso accuratamente modificate e trasformate in potenti strumenti propagandistici.
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Un altro terreno in cui Photoshop altera la percezione della realtà e il nostro modo di pensare è ovviamente quello della moda. Oggi non esiste copertina, fotomodella, reportage promozionale e locandina che non subiscano un accurato trattamento digitale prima di diventare pubblici. Negli ultimi anni questa pratica è diventata oggetto di discussione, ed è ormai raro che insieme alla fotografia ufficiale e ritoccata non circoli anche quella originale.
Ma bisogna fare attenzione perché a volte anche l'originale è in verità "shoppata" per creare un certo effetto. Non tutti quelli che ci provano comunque hanno successo, e basta una ricerca con "photoshop fail" per farsi qualche sana risata. A tal proposito, purtroppo, uno degli esempi più fulgidi e recenti è l'Expo 2015 di Milano.
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Se da una parte è normale attività commerciale, dall'altra alcuni pensano che l'immagine di donne famose dovrebbe essere più autentica, e che l'uso eccessivo del fotoritocco porti alla creazione di standard estetici falsi e irraggiungibili, che a loro volta spingono le persone (più le ragazze) a fare scelte malsane e persino alla depressione causata dal sentirsi inadeguate.
E voi che rapporto avete con Photoshop? Lo usate abitualmente per lavoro o per diletto? Avete mai modificato un'immagine digitale per uno scopo diverso dal suo semplice abbellimento? L'area dei commenti è a vostra disposizione.