Capire le prestazioni d'archiviazione

Test – Confronto tra SSD e hard disk con i videogiochi.

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a cura di Tom's Hardware

Capire le prestazioni d'archiviazione

Non importa quale tecnologia di archiviazione prendiate, i benchmark per metterle sotto torchio solitamente contemplano parole come IOPS, MB/s, queue depth, dimensione dei trasferimenti e distanza di ricerca.

IOPS e Throughput

Il termine IOPS sta per input/output operations per second, ed è una misura comune per valutare un dispositivo di archiviazione. Un'operazione in entrata (input) è il modo per identificare un accesso di scrittura individuale, mentre l'output è una lettura.

Se un benchmark non presenta risultati in IOPS, l'altro probabile candidato è MB/s (throughput). Queste due unità hanno una relazione diretta, in quanto la dimensione del trasferimento media moltiplicata per IOPS dà come risultato MB/s.

Tuttavia molti carichi di lavoro sono un miscuglio di differenti dimensioni di trasferimento, ed è per questo che si preferisce parlare di IOPS. Riflette il numero di operazioni che si susseguono in un secondo, senza badare a dimensioni e distanza di ricerca. Se un benchmark testa solo una singolo trasferimento, potete usare la formula per convertirlo tra le due unità.

Queue Depth

Queue depth (letteralmente profondità della coda) si riferisce al numero di operazioni di accesso in una singola coda d'attesa. Nell'immagine sopra ogni linea continua rappresenta un'operazione del disco, che può essere una lettura o una scrittura. Poiché tre operazioni si sovrappongono nello stesso periodo di tempo, c'è una quee depth di tre (cioè una coda di operazioni).

Questo influenza il modo in cui si presentano i benchmark. Quando testiamo dischi SATA, usiamo la modalità AHCI per abilitare il supporto Native Command Queuing, che permette al disco di ottimizzare l'ordine nel quale i comandi sono gestiti. Quando si tratta di un disco magnetico però c'è un limite al beneficio di una funzione come questa. Di conseguenza la maggior parte degli hard disk (specialmente sui desktop) si testano con queue depth basse.

Gli SSD invece sono differenti. Sono fatti con diversi canali NAND Flash collegati a un controller che massimizza l'uso di ogni canale e può funzionare al meglio con queue depth elevate. Con code di comandi più corte invece le prestazioni non sono così impressionanti come spesso dicono i produttori di SSD. E così molti siti specializzati hanno seguito le indicazioni dei produttori, e testano gli SSD con queue depth di 32, un valore che permette ai drive di tirare fuori il meglio di sé, ma che difficilmente s'incontra in situazioni reali.

Se volete una rappresentazione più realistica di un SSD rispetto a un hard disk, dovete testarlo in un modo che rifletta un uso reale.