Activision Blizzard, negazioni e risposte vaghe dei dirigenti in merito alle recenti accuse

In Activision Blizzard sembra mancare una linea guida in merito alle accuse di molestie: tra negazioni e risposte vaghe, ecco il quadro della situazione.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Con Activision Blizzard citata in tribunale per una serie di denunce da parte di ex sviluppatrici e non in merito ad alcune molestie, la situazione non è sicuramente rosea per il management. In un attimo, infatti, il popolare sviluppatore e publisher si è ritrovato a dover gestire delle accuse piuttosto gravi (che hanno suscitato indignazioni anche nei giochi della compagnia), che includono anche un suicidio a causa delle pressioni, del nonnismo e dell'ambiente lavorativo tossico che emerge dalle testimonianze di alcune delle denunce acquisite dagli organi giudiziari della California. E ora anche i leader sembrano non avere una strategia condivisa su come affrontare questo genere di accuse.

A differenza di casi simili, dove magari il CEO o i più alti membri dirigenziali rispondevano in maniera umana, in Activision Blizzard non sembra esserci una strategia condivisa. Il presidente di Blizzard, J. Allen Brack ha preferito inviare una mail a tutti gli impiegati, spingendo che simili comportamenti sono "completamente inaccettabili e qualsiasi tipo di molestia non è consentito", invitando chiunque si stia sentendo vittima di abusi all'interno della società a contattarlo direttamente. Per quanto riguarda il lato Activision, invece, il presidente Rob Kostich (già al centro di alcune polemiche per via dei suoi finanziamenti al partito Repubblicano statunitense) ha sempre inviato una mail, ma spiegando ai dipendenti che i comportamenti descritti all'interno del luogo di lavoro non rispecchiano gli ideali della compagnia.

Se da un lato i comportamenti di Kostich e Allen Brack sembrano molto simili, la questione è completamente diversa da parte di Fran Townsed, che in Activision Blizzard ricopre il ruolo di CCO (Chief Compliance Officer). Townsed è una donna di alta esperienza politica, considerando che ha ricoperto il ruolo di advisor per Homeland Security dell'era Bush e la sua strategia è stata quella di inviare sempre una mail interna, ma che ha preferito attaccare l'intera causa. "La denuncia presenta una visione distorta e non veritiera della società e alcune storie sono incorrente, vecchie e fuori dal contesto", le parole incluse nella missiva digitale.

Appare chiaro dunque che al momento non esiste una linea guida condivisa a parte dei management. Activision Blizzard ha risposto alle accuse ad alcune testate specializzate statunitensi, questo è vero ma internamente il publisher e sviluppatore sembra smarrito, senza avere una chiara idea su come affrontare il tutto. I prossimi mesi saranno determinati per poter avere un quadro più specifico e sperare in una reazione più decisa, a tutela non solo delle vittime ma anche dei futuri sviluppatori, sviluppatrici e dipendenti di tutta l'industria.

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