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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Ci sono giochi che, nonostante un’enorme qualità di fondo, non sempre riescono a fare breccia nel cuore degli appassionati: titoli che con tutta probabilità avrebbero meritato più fortuna, e che per motivi di vario genere finiscono purtroppo nel dimenticatoio. Dopo avervi raccontato ascesa e declino di un potenziale capolavoro come Max Payne 3 oggi cambiamo decisamente i toni, virando su uno dei titoli più interessanti offerti dal panorama indie degli ultimi anni: Little Nightmares.

Sia chiaro, sappiamo benissimo che il piccolo capolavoro dei Tarsier Studios non si può considerare un buco nell’acqua o comunque sprofondato in un qualsivoglia dimenticatoio. In questo articolo vogliamo semplicemente ricordare e affermare come, a fronte dell’enorme bontà del progetto, Little Nightmares avrebbe necessitato forse di un panorama più ampio rispetto a quello della scena indipendente per esplodere in via definitiva. Ma facciamo un passo indietro di qualche anno, per tornare fino al maggio del 2014…

Little Nightmares: un incubo senza precedenti.

In un periodo in cui le console di nuova generazione si apprestavano a sbocciare definitivamente, lanciando sul mercato alcuni di quei titoli che oggi possiamo definire indimenticabili, uno studio indipendente della città di Malmö in Svezia annunciò di essere al lavoro su un misterioso progetto intitolato semplicemente Hunger.

La software house in questione era Tarsier Studios: team noto al grande pubblico perlopiù per aver collaborato allo sviluppo dei DLC di Little Big Planet e alla versione per PlayStation 3 del simpatico picchiaduro Rag Doll Kung Fu: Fists of Plastic. Prodotti destinati a un pubblico di giocatori alla ricerca di titoli non troppo impegnativi e che, anzi, non intendano prendersi troppo sul serio. Perché è importante questa precisazione? Per semplice fatto che il nuovo progetto del team aveva obiettivi molto, molto diversi.

Nel mese di febbraio 2015 lo studio pubblicò un primo teaser trailer, che lasciava intendere quantomeno il tono di questa nuova e curiosa produzione: un progetto che, alla luce dell’alto grado di ambizione del team, riuscì in seguito a guadagnarsi il sostegno di un publisher di portata globale come Bandai Namco Entertainment. Un segnale forte per un prodotto indipendente, a testimonianza di quanto esso potesse a tutti gli effetti portare qualcosa di nuovo all’interno di una scena che punta da sempre all’innovazione.

La partnership con il colosso nipponico portò a un nuovo nome per il progetto, ora intitolato Little Nightmares. Il 28 aprile 2017, dopo un minuzioso sviluppo durato quasi tre anni, il titolo vide finalmente la luce su tutte le maggiori piattaforme di gioco: il responso da parte di critica e pubblico fu immediatamente entusiasta.

Little Nightmares si presenta come un platform ricco di rompicapi, caratterizzato da forti sfumature che vanno dall’horror al grottesco per dar vita a uno scenario davvero molto, molto evocativo. Il gioco ci mette nei panni di Six, una misteriosa bambina con un impermeabile giallo catapultata in un surreale resort subacqueo: il mondo delle Fauci. Da qui inizierà un viaggio fatto di immagini, alcune rese in senso figurato e altre sbattute in faccia con un realismo quasi spiazzante, che vanno a raccontare gli incubi ricorrenti dell’essere umano in una maniera mai vista finora.

Si va dall’estremizzazione di difetti e peccati dell’uomo – golosità, vanità e accidia – all’esasperazione del concetto di sopravvivenza: se a un primissimo impatto Little Nightmares potrà sembrare il classico platform con cui passare il tempo, dopo qualche minuto il giocatore si accorgerà che non è assolutamente così.

A livello di gameplay, in ogni caso, Little Nightmares presenta una struttura basilare ma efficace: la piccola Six dovrà farsi strada in un mondo spietato muovendosi con schemi e pattern che fanno il verso ad alcuni titoli del medesimo genere, come ad esempio Unravel o Limbo. Con questi ultimi il titolo di Tarsier Studios va a condividere soltanto gli elementi alla base del gioco, andando a puntare in maniera molto più decisa sul versante narrativo.

Per quanto riguarda il comparto artistico, sia visivo che sonoro, il team ha svolto un lavoro quantomai encomiabile: il viaggio di Six sarà infatti caratterizzato da un accompagnamento musicale di altissimo livello – figlio dell’ottimo lavoro congiunto di Tobias Lilja e Christian Vasselbring – e da ambientazioni e momenti in grado di costruire un’atmosfera davvero singolare e immersiva.

Dalla sua uscita nel 2017, Little Nightmares ha venduto più di un milione di unità in tutto il mondo e ricevuto tutta una serie di candidature atte a premiare l’enorme qualità del titolo. Se a questo aggiungiamo la pubblicazione di DLC che vanno ad arricchire la storie, oltre che di un fumetto e di un titolo mobile che vanno a costituire dei prequel dell’avventura, ci troviamo di fronte a un successo su tutta la linea. Perché allora parlarne all’interno di questa rubrica? Riflettiamoci insieme.

Piccoli grandi incubi.

Ripetiamo la doverosa premessa: Little Nightmares, in quanto titolo indipendente, ha ottenuto risultati davvero molto interessanti. Il fatto che Bandai Namco abbia deciso di puntarci molto va ad avvalorare quanto di buono era stato preannunciato, e il prodotto finale è senza ombra di dubbio di ottima fattura. La sensazione però, come per altri titoli della scena indie, è che forse si poteva osare di più. Non a livello qualitativo, ma per quanto riguarda l’intera portata del progetto.

Pensate a un soggetto e a una sceneggiatura del genere con un budget duplicato o anche triplicato. Se già nel gioco che abbiamo potuto ammirare la qualità era molto elevata, con un apporto più significativo in termini di produzione chissà cosa avremmo potuto vedere. Un concept del genere nelle mani di uno studio con mezzi e risorse di prim’ordine avrebbe portato a un indimenticabile titolo tripla A? Forse, ma forse no. Spesso infatti grandi studi di sviluppo danno vita a prodotti mediocri, mentre realtà come Tarsier Studios danno vita a esperienze come Little Nightmares.

Se il gioco poteva essere ancora di più, insomma, non lo sapremo mai e in fondo non importa: Little Nightmares, nel suo piccolo, è una perla ed è bene che venga preservata come uno dei titoli indipendenti meglio riusciti dello scorso decennio. Una produzione su scala più ampia, forse, l’avrebbe portato a consacrarsi definitivamente come uno dei prodotti di punta del suo genere in maniera ancora più radicale.

I buoni riscontri ottenuti in termini di vendite e critica hanno però portato interessanti novità: nel corso della Gamescom 2019, Tarsier ha infatti annunciato di essere al lavoro su Little Nightmares 2. Il titolo sarà un sequel che metterà i giocatori nei panni di un nuovo protagonista, Mono, affiancandolo alla piccola Six che abbiamo potuto conoscere nel primo capitolo. L’uscita è prevista per quest’anno e noi di Game Division non vediamo l’ora: vi lasciamo invitandovi a recuperare quanto prima questo piccolo capolavoro e, soprattutto, a raccontarci nei commenti le vostre esperienze e i vostri ricordi legati a Little Nightmares.

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