Da PES a eFootball: ascesa e (forse) caduta del calcio secondo Konami

Il nuovo eFootball 2022 è stato accolto come un disastro da critica e pubblico: il problema? Proviamo a parlarne, con un salto indietro di qualche anno.

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a cura di Michele Pintaudi

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In molti di voi si saranno accorti che sì, siamo già in quel momento dell’anno: il periodo in cui i due grandi titoli calcistici fanno il loro debutto sul mercato, polarizzando come sempre l’opinione pubblica in un modo mai visto prima. Da una parte abbiamo Electronic Arts con FIFA - qui la nostra recensione - e dall’altra Konami con eFootball, il nuovo nome che va a prendere il posto del tanto amato Pro Evolution Soccer.

Su quale sia il migliore, il più realistico o il più divertente potremmo spendere migliaia di parole, ma non è quello che intendiamo fare oggi. L’obiettivo è infatti tutt’altro: analizzare come e perché Konami sembra aver perso terreno nei confronti del diretto concorrente, soprattutto nell’ultimo decennio. E badate bene che non si tratta di un’affermazione assoluta, come andremo a vedere più nel dettaglio nelle prossime righe, ma di una constatazione figlia del review bombing che sta colpendo il nuovissimo eFootball 2022 proprio in questi giorni.

Le ragioni? A conti fatti sono davvero molte e variegate, e se alcune possono sembrare esagerazioni è anche innegabile come esista comunque un fondo di verità. L’approccio di Konami si presta infatti a molte riflessioni, proviamo a scavare un po’ più a fondo con un salto indietro di qualche anno…

Konami prima di eFootball

È il 1994 quando in Giappone, un anno prima del debutto sul mercato europeo, esce International Superstar Soccer: primo titolo calcistico sviluppato da Konami. Una serie capace di raccogliere un buon responso da parte di critica e pubblico, che nel 2001 cambierà nome in Pro Evolution Soccer dando vita a un brand ancor più leggendario.

Saranno infatti i primi PES a fare davvero breccia nel cuore dei videogiocatori: prodotti dal carattere semplice ma capaci di impattare sempre e comunque per tutta una serie di ragioni. In primis per la grande, praticamente sterminata libertà che il gioco riusciva a concedere rispetto ai concorrenti spesso più blasonati: l’assenza di molte licenze rendeva infatti squadre, giocatori e stadi completamente personalizzabili.

Provate a immaginare - e molto probabilmente ci riuscirete, perché l’avete vissuto in prima persona - cosa significava per un giocatore poter controllare ogni minimo aspetto di una squadra di calcio. Si trattava, in sostanza, di un modo per dare vita al proprio sogno di poter disegnare il calcio esattamente come lo si voleva. Senza limiti.

Come detto è vero, non c’erano molte licenze di alcune squadre o calciatori anche molto importanti: basti pensare a Naldorinho (Ronaldinho), attaccante brasiliano del Cataluna (Barcelona) o al terzino della Lombardia (Milan) e della nazionale carioca Facu (Cafu). Ma non era importante, per nulla. Perché Pro Evolution Soccer 2, per citarne uno, era un gioco genuinamente divertente e capace di intrattenere per decine di altri motivi.

Con il passare degli anni sono poi arrivate in modo graduale anche le licenze, rendendo PES un prodotto sempre più valido anche da quel punto di vista. Non si sa con certezza quando questo sia arrivato, ma a un certo punto la serie si è trovata al suo massimo punto di splendore: Pro Evolution Soccer 6, con tutta probabilità, ha segnato questo preciso momento. Si tratta forse del gioco di calcio perfetto? Forse sì, per davvero.

PES 6 aveva tutto: un roster con la maggior parte delle squadre più importanti al mondo, nel quale si lasciava comunque moltissimo spazio alla personalizzazione, unito a un gameplay assolutamente bilanciato. Konami era infatti riuscita a raggiungere il perfetto equilibrio tra un simulatore e un prodotto di natura più arcade: un ossimoro se vogliamo, ma chi ha avuto la fortuna di provare con mano questo capitolo della serie sa di cosa stiamo parlando. Giusto per dare una misura del successo del gioco, è bene ricordare come da più di quindici anni la community rilasci in maniera costante patch e aggiornamenti per con nuove squadre e giocatori per PES 6. Follia? No, solo una grande dimostrazione di affetto verso un gioco di calcio davvero immortale.

Negli anni seguenti Konami ha lavorato molto per rendere Pro Evolution Soccer un prodotto sempre più raffinato puntando molto, soprattutto a cavallo tra le diverse generazioni, su tutto ciò che le nuove tecnologie avevano da offrire. Lo sviluppo del duopolio con FIFA renderà poi costante la sfida tra i due brand: una “battaglia” che PES, grazie a una serie di innovazioni mirate, riuscirà per anni ad affrontare a testa altissima. Ma le cose erano destinate a cambiare…

eFootball: un nuovo inizio?

Qual è stato l’ultimo grande PES? Le risposte sono tante, diverse e soprattutto soggettive. C’è chi va sul nostalgico dichiarando la serie conclusa dopo il già citato PES 6. Chi ritiene che il capitolo del 2012 sia il migliore sotto ogni punto di vista, ma anche chi sostiene che il debutto di eFootball avvenuto ormai due anni fa non fosse assolutamente da scartare. Una risposta univoca non esiste, non potrà mai esistere e ce ne rendiamo conto.

Quel che è successo con l’ultimo eFootball, bombardato da pubblico e critica in quanto prodotto di una qualità davvero troppo bassa rispetto agli standard, fa però riflettere sotto moltissimi punti di vista. Cos’è accaduto veramente? Negli ultimi tre o quattro anni l’opinione generale, dopo un decennio che ha visto tendenzialmente FIFA come titolo più interessante, stava tornando in favore del simulatore calcistico di Konami. Un crollo del genere ha perciò lasciato a bocca aperta molti videogiocatori anche se i segnali c’erano, c’erano eccome.

Lo scorso anno l’azienda giapponese ha deciso di rilasciare, al posto del gioco vero e proprio, un aggiornamento dal titolo eFootball PES 2021 Season Update proponendolo a un prezzo molto basso e come progetto figlio di due fattori: la pandemia dei mesi precedenti che aveva reso complesso lo sviluppo, e l’imminente passaggio a un nuovo motore grafico come l’Unreal Engine 5. L’anno scorso è stato dunque di transizione, che voleva (e doveva) essere un’occasione per ripensare a dovere le idee anche in vista della nuova generazione.

Quando eFootball 2022 è stato annunciato come titolo Free To Play era lecito pensare che sì, forse qualcosa non era andato per il verso giusto. Un cambio di rotta così repentino, soprattutto alla luce delle grandi cose che ci si poteva aspettare da un titolo calcistico realizzato con UE5, fece storcere il naso sin da subito a molti addetti ai lavori.

L’uscita del gioco ha poi sciolto ogni dubbio: Konami si è evidentemente trovata molto indietro nello sviluppo, e ha deciso di optare per il rilascio di un gioco che andrà poco alla volta a trasformarsi in un’esperienza completa. Al momento siamo infatti di fronte a un prodotto ricco di problematiche, dai controlli al comparto grafico fino a tanti piccoli accorgimenti mancati che lo rendono - siamo onesti - un gioco di scarsa fattura. L’avvento della nuova generazione ha colto di sorpresa Konami? Forse, e forse l’azienda non è stata in grado di gestire tempi e risorse nel modo corretto. A calcare la mano sull’intera situazione entra poi in scena l’attore principale in questi casi: il pubblico, che da anni si trova a più riprese a criticare Konami per determinate posizioni assunte nel tempo.

Quel che deve succedere ora è chiaro e lampante: PES, o eFootball come si chiama ora, non deve assolutamente essere lasciato a morire. Ciò che è stato rilasciato in questi giorni è una versione provvisoria e assolutamente da perfezionare di quello che sarà il prodotto finito. E questa non vuole essere un’attenuante per Konami, quanto piuttosto la dimostrazione di come lo stesso studio giapponese si trovi ora di fronte a un’occasione: sfruttare i feedback degli utenti e il prossimo anno per creare qualcosa di davvero degno di far parte di una serie come Pro Evolution Soccer. Gli strumenti ci sono, il tempo pure: cosa accadrà?

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