Gli achievement sono davvero il male dell'umanità o state esagerando?

Gli achievement nei videogiochi sono tra i fattori più odiati: vediamo il perché in questo articolo e smentiamo alcune dicerie.

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a cura di Francesca Malacario

Videogiocare al giorno d'oggi non si limita più al mero giocare. A prescindere dal titolo di cui si sta parlando, ormai è possibile spolpare un qualsiasi gioco in svariati modi, oltre che a quello pensato originariamente dagli sviluppatori. C'è chi si diletta in pazze challenge che portano il livello di difficoltà (e spesso anche di ilarità) alle stelle, o chi preferisce segnare record da invidia con speedrun davvero improponibili. E infine c'è chi preferisce godersi un gioco completandolo al 100% con tutti i suoi achievement, tanto amati quanto odiati.

A tal proposito, ormai è risaputo che da tempo si è quasi creata una fazione di hater incalliti degli achievement all'interno dei videogiochi. Si potrebbe dire che si tratta semplicemente di un altro modo di giocare a un titolo, ma questo tipo di utenza non la pensa così. Gli obiettivi vengono infatti definiti da molti come “la rovina dei videogame”, come un qualcosa che debba essere estirpato per rendere il mondo un posto migliore. È vero che potrebbe trattarsi soltanto di una piccola nicchia, ma nei contesti adatti si tratta innegabilmente di una nicchia molto, molto rumorosa. In quest'articolo andremo a cercare di capire perché gli achievement sono così tanto odiati da una fetta non indifferente della community, e perché l'odio è, secondo me, incredibilmente ingiustificato.

Smettete di demonizzare gli achievement nei videogiochi

Come introduzione al prossimo paragrafo, inizierei con un piccolo reminder necessario, in quanto pare che spesso ci se ne dimentica: gli achievement non esistono per dare un premio in-game al giocatore. È sempre stato chiaro sin dall'inizio che gli obiettivi nascono principalmente (ma non solo) per dare un tocco di soddisfazione in più all'utente man mano che progredisce con la sua partita all'interno del gioco, e non per conferire qualche tipo di bonus. 

C'era bisogno di spiegarlo, perché una delle cose principali che vengono criticate al sistema di achievement è proprio la mancanza di una vera e propria ricompensa all'interno del gioco. Il punto, però, è che gli obiettivi non nascono per quello scopo, e giudicarli negativamente per ciò è come dire che Monopoli è brutto perché non ci fa vincere soldi reali. Non è questo il suo compito. Se siete alla ricerca di oggetti aggiuntivi all'interno della vostra partita, esistono le missioni secondarie o le varie sfide in-game adibite a ciò.

Tutto ciò è facilmente intuibile anche dal fatto che gli achievement possono essere esposti, o comunque visualizzati da altri utenti, tramite il proprio profilo sulla piattaforma nella quale sono stati ottenuti, che sia Steam, PlayStation, Xbox, e di recente persino Epic Games. In particolare su Steam è possibile mettere in bella vista gli obiettivi che più ci aggradano, proprio come per dire "guarda, ho ottenuto questo achievement e ne vado fiero". Questo è uno dei loro scopi: poter guardare la percentuale di completamento di un gioco salire man mano che si prosegue nel titolo e trarne soddisfazione. È indubbio che non a tutti interessi questo lato del gaming, ma svalutare chi invece apprezza questa funzionalità è decisamente non necessario.

C'è poi chi critica gli utenti che “giocano soltanto per gli achievement” (sinceramente, devo ancora incontrare qualcuno che gioca effettivamente solo per quello), accusandoli del fatto che non stanno godendo dell'esperienza nel modo in cui lo sviluppatore l'aveva pensata. A tal riguardo, lasciatemi dire soltanto una cosa: non credo che una software house abbia mai avuto in mente di creare un gioco con una campagna di 50 ore per poi vederlo terminato in 5 minuti e 10 secondi, proprio come non credo che si sarebbe mai aspettata di vedere qualcuno giocare al suo titolo con un pianoforte. Nonostante ciò, sono cose che accadono all'ordine del giorno e di cui si parla a destra e a manca in maniera positiva (com'è giusto che sia).

Sono imprese molto più incredibili rispetto agli achievement? Senza dubbio, nessuno sta dicendo il contrario, ma criticare questi ultimi perché “rovinano l'esperienza di gioco” vorrebbe dire che ogni videogioco andrebbe finito, religiosamente, soltanto nell'unico metodo possibile conferito dagli sviluppatori, bloccando la creatività della community. A questo punto si dovrebbe fermare anche la produzione di mod, in quanto queste vengono create da membri della comunità e quindi, secondo questo ragionamento, “non vanno bene”. E immaginate dire una cosa del genere a un giocatore di Minecraft.

Un punto su cui posso essere d'accordo, almeno parzialmente, è la difficoltà che sfora il ridicolo di alcuni achievement. È vero che esistono degli obiettivi che sono fatti davvero per far uscire di testa il giocatore: non parlo di obiettivi che richiedono di finire un gioco senza morire o in un determinato limite di tempo, perché lì si tratta di una vera e propria challenge proposta dallo sviluppatore per sfidare i giocatori. Parlo di achievement che richiedono un quantitativo di tempo spropositato per essere ottenuti, che fanno davvero passare la voglia di collezionarli. Ci tengo a specificare, però, che questo tipo di obiettivi è molto raro da trovare in un gioco, e che quindi non si deve fare di tutta l'erba un fascio.

Un esempio lampante di ciò è il recente Dying Light 2, il quale presenta un achievement specifico che la community (me compresa) disprezza con una particolare passione. L'obiettivo di cui sto parlando è “Ultramaratona”, il quale richiede di percorrere un totale di 960 km da fare, anche se non specificato esplicitamente, interamente a piedi. Con “a piedi” si intende senza l'uso del parapendio, e che neanche arrampicarsi conta. Chi conosce il gioco può vagamente immaginare quanto sia necessario fare parkour tra un edificio e l'altro, e il fatto che ciò non venga preso in considerazione per l'ottenimento dell'achievement, già incredibilmente assurdo di suo, è decisamente frustrante.

Questo achievement è sicuramente stato introdotto per spronare la community a esplorare il mondo di Dying Light 2 con tutti i suoi segreti, ma per chi dà la caccia al platino a ogni costo l'obiettivo si è invece rivelato come un muro chilometrico impossibile da ottenere se non in centinaia e centinaia di ore di gioco, letteralmente. È infatti totalmente comprensibile che, come è possibile vedere dai forum, la stragrande maggioranza dell'utenza sia ricorsa alla tecnica di rubber banding, che consiste nel mettere degli elastici alle levette analogiche del proprio controller per far sì che il personaggio cammini da solo in cerchio indefinitamente. Ma questo è soltanto un esempio più unico che raro di achievement fatto male.

Ecco perché gli obiettivi possono davvero tornare utili

Per quanto gli obiettivi non conferiscano alcun tipo di bonus reale, ci sono alcuni casi in cui questi possono essere utili per la community. A seconda del gioco, infatti, alcune opere possono presentare degli achievement che funzionano anche come una sorta di guida per il giocatore.

Partiamo dal presupposto che moltissimi giocatori non hanno decine e decine di ore da dedicare al gaming. Prendiamo come esempio un tipico lavoratore che torna a casa alle 18, cena, fa le sue cose e rimane con un paio d'ore da dedicare al suo hobby, ossia videogiocare. In un tempo così limitato c'è chi non ha voglia di perdersi nell'esplorazione di un titolo, ma ha comunque intenzione di scoprirlo in tutte le sue sfaccettature. È indubbio che gli achievement in questi contesti possono anche servire come un qualcosa da seguire per conoscere al meglio il gioco, senza perdere tempo prezioso per arrivare al dunque.

Specifichiamo: ovviamente è sempre più bello scoprire determinate cose grazie alla propria intuizione ed esplorazione, su questo non ci piove. La soddisfazione nel risolvere un indovinello difficile, che ci fa sentire immortali e ci dà il brivido della scoperta, è forse una delle componenti più belle del gaming. C'è da prendere in considerazione, però, che c'è chi purtroppo non può permettersi il lusso di prendersi il tempo necessario per trovare una determinata scorciatoia, o per risolvere rompicapi troppo complicati. Seguire le istruzioni date dagli achievement può semplificare questo processo per chi non ha molto tempo a disposizione, ma non vuole comunque privarsi di conoscere il titolo al massimo delle suepossibilità.

I vantaggi degli achievement però non finiscono qui: ci sono infatti degli obiettivi che nascono con lo scopo primario di far conoscere all'utente ogni lato del gioco. Parliamo di titoli che presentano scelte multiple durante lo sviluppo della storia, e un esempio lampante di ciò è Detroit: Become Human (e pressoché tutti gli altri titoli di Quantic Dream). Quest'opera presenta infatti svariati finali, per non parlare di decine di risvolti differenti durante tutta la storia.

Dopo aver finito la prima partita a questo gioco, la maggioranza degli utenti si chiederà sicuramente come potrebbe essere andata a finire la sua storia se in un determinato momento avesse scelto di comportarsi in un certo modo invece di un altro, ma potrebbe essere intimidito dal dover giocare l'opera per intero da capo, o comunque di doversi rifare ore di gameplay, e spesso preferisce cercare risposte online tramite video o articoli. Gli achievement, in questo caso, arrivano proprio per cercare di conferire quella spinta in più per spronare il giocatore a investire quelle ore aggiuntive nell'opera per scoprire personalmente il finale alternativo di cui era tanto curioso. Certo, se si tratta di achievement come quello menzionato precedentemente di Dying Light 2, che chiede al giocatore di esplorare l'opera per un quantitativo ridicolo di tempo con un obiettivo fine a se stesso, allora sì che il processo risulta frustrante, ma solitamente non è questo il caso.

In conclusione: sì, state esagerando

Gli achievement quindi non solo non sono il male del mondo, bensì possono persino tornare utili a qualcuno, seppur una piccola nicchia. E prima che arrivino commenti come “a me non interessa degli achievement” oppure “gli obiettivi non mi spronano a completare il gioco”, c'è da tenere a mente che ciò che non funziona per voi non è detto che non funzioni per altri. Il fatto che a una persona gli achievement nei videogiochi non gli interessino non significa che non ce ne sia un'altra che invece si diverte a collezionarli, proprio come chi invece si diverte, ad esempio, a fare speedrun del suo gioco preferito.

Il fulcro del discorso è che ognuno può godersi i videogiochi come meglio crede, e un giocatore non dovrebbe sentirsi giudicato solo perché gli piace collezionare achievement. Non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di articoli come questi: il mondo del videogioco per molti è un luogo in cui rifugiarsi per distrarsi dai problemi del mondo reale anche soltanto per un'oretta, e non un luogo in cui doversi sentire obbligati a giustificare le proprie passioni. Vivi e lascia vivere.