Ubisoft fa mea culpa, "abbiamo sbagliato"

Non è facile ammettere di sbagliare, ma in questo caso Ubisoft non si sottrae dalle sue responsabilità oggettive in merito alla sicurezza dei dipendenti.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Nel corso degli ultimi anni, grazie anche al movimento Me Too, sempre più persone soggette ad abusi stanno cominciando a denunciare. Tra Activision e PlayStation, un'altra, grande casa di videogiochi è Ubisoft, che si è ritrovata coinvolta in uno scandalo lo scorso anno, dove un gruppo di sviluppatori e sviluppatrici ha denunciato tutte le molestie e le pessime relazioni lavorative e non che avvenivano all'interno degli studi del publisher e sviluppatore franco canadese. Ora, a distanza di poco più di un anno da quel report, Ubisoft ha ammesso le sue colpe.

"All'inizio di questa crisi abbiamo passato tantissimo tempo ad assicurarci che avessimo in mano gli strumenti giusti per investigare e trovare i colpevoli. Non penso però che abbiamo mai comunicato abbastanza il nostro impegno alle persone coinvolte", ha dichiarato Anika Grant, Chief People Office del publisher e sviluppatore. Sarebbe sbagliato dire che Ubisoft non ha fatto nulla, ma gli sforzi sono stati praticamente inutili, almeno stando a sentire la stessa Grant e ovviamente il comitato ABetterUbisoft, costituito per denunciare molestie e comportamenti predatori. Purtroppo la fiducia degli sviluppatori e di qualsiasi lavoratore e lavoratrice all'interno degli uffici è stata persa, almeno stando alle parole della Grant, che si assume le responsabilità in prima persona di ciò che è accaduto.

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"Riconosco il lavoro di Yves Guillemot come buono", ha dichiarato la Grant, riferendosi al sistema di segnalazioni anonime messe in piedi dal CEO di Ubisoft. Nonostante ciò, però, ha anche ammesso come le mosse per garantire un ambiente di lavoro sicuro siano decisamente in ritardo. "È un viaggio lungo e so che non siamo dove vorremmo essere. Ma penso che stiamo vivendo un miglioramento giorno dopo giorno", ha concluso Grant.

Non è un buon periodo per l'industria dei videogiochi. Si moltiplicano oramai mese dopo mese segnalazioni di molestie in più grandi o piccole realtà di questo settore. La speranza è che un giorno i responsabili siano messi in condizioni di non nuoecere, ma al di là delle denunce interne, c'è da sperare che le società ascoltino e non coprano i responsabili, come accaduto ad esempio nel caso Activision con le recenti rivelazioni su Kotick e la sua strategia dell'omertà.

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