Il CP/M diventa uno standard

Nel 1973 un giovane professore di Computer Science comincia a realizzare un emulatore della nascente piattaforma Intel i8080 al fine di completare per la società di Santa Clara il porting del popolare linguaggio PL/1, ribattezzato PL/M (Programming Language for Microprocessors). Nasce così l'embrione del Control Program/Monitor, successivamente ribattezzato in Control Program for Microcomputers, ovvero CP/M.

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a cura di Tom's Hardware

Il CP/M diventa uno standard

Il giovane professore è entusiasta del proprio lavoro e, con orgoglio, propone a Intel di adottare il CP/M come proprio OS standard. La società di Santa Clara però declina l'offerta, principalmente per due motivi: non ha ben chiaro quale sarà il futuro dei microcalcolatori e ha in sviluppo un proprio sistema operativo denominato ISIS.

Kildall, al contrario, è assolutamente sicuro che i microcomputer avranno un ampio mercato, così lascia la Marina e nel 1976 fonda, insieme alla moglie Dorothy McEwen, la [Intergalactic] Digital Research (DR Inc.), dedicandosi all'attività di consulente e alla creazione di versioni custom del CP/M per i nuovi calcolatori che si affacciano sul mercato. Il volano per la società di Kildall si rivela IMSAI che, accortasi di non riuscire a sviluppare velocemente un proprio OS per l'IMSAI-8080, si accorda con Digital Research per ottenere una licenza non esclusiva del CP/M.

Qui è doveroso aprire una parentesi sulla versione utilizzata: sembra che IMSAI inizialmente lavori con DR a un adattamento della versione 1.2, ma parallelamente Kildall e soci sviluppano la release 1.3 su cui si basa ufficialmente l'accordo commerciale. L'operazione proietta il sistema operativo di Kildall nell'olimpo del software per micro-computer, facendo sì che molti degli OEM che si affacciano sul mercato decidano di adottarlo.

Microsoft SoftCard

Kildall aveva visto giusto: nel giro di pochi anni i microcalcolatori conquistano rapidamente il mercato, e non solo quello hobbistico, grazie a software come VisiCalc e WordStar. Inoltre l'hardware cresce rapidamente, soprattutto per quanto riguarda la dotazione di memoria e di nuove periferiche.

Nel 1979, dopo aver rilasciato la versione 1.4 (ottimizzando la precedente), Digital Research presenta la major release 2.0. Il CP/M 2 viene completamente riscritto e la nuova architettura contempla una migliore portabilità grazie alle 5 parti logico-funzionali in cui è strutturato: il BIOS, il kernel BDOS (Basic Disk Operating System) indipendente dall'hardware, l'interprete dei comandi CCP (Console Command Processor), il gestore TPA (Transient Program Area) dell'area di memoria dove i programmi vengono caricati ed eseguiti e il gestore BPA (Base Page Area) l'area di memoria contente i vettori di interrupt, le variabili chiavi ed altre informazioni necessarie al BDOS ed al BIOS.

La versione iniziale viene aggiornata rapidamente alla 2.2, che viene installata su decine di calcolatori diversi. In particolare oltre all'originale i8080, gli sforzi di Digital Research si concentrano nel supportare al meglio lo Z80, più veloce ed efficiente della soluzione Intel, e in grado di aprire la strada a calcolatori multiuser, ovvero sistemi centrali in grado di consentire a più utenti di connettersi con terminali separati.

Tale capacità dev'essere ovviamente gestita dal sistema operativo e DR Inc. crea uno specifico fork del CP/M 2.2 denominato MP/M, Multi-Programming Monitor Control Program, affidato a Tom Rolander. La società di Kildall realizza, inoltre, il CP/Net con specifiche funzionalità di rete.

Agli inizi degli anni '80 il sistema operativo di Kildall è presente su Apple, Commodore, Atari, Amstrad e altri grandi marchi, spesso sfruttando schede prodotte da terze parti, come la SoftCard di Microsoft che permette di eseguire il CP/M sull'Apple II. Tutti presenti tranne uno: IBM