Per altro ci tengo a buttare nello stagno un sassetto. Mentre un pesantissimo panel stava affrontando questioni tecniche di portata ultraterrena, sono riuscito a fare due chiacchiere con un professionista del settore. Se ne facessi il nome il mio computer andrebbe in fumo.
Ebbene, mi spiegava che soprattutto in Europa la competizione dovrebbe essere pilotata dall'innovazione e non certo dai regolamenti. "Come negli Stati Uniti, dove ad esempio i servizi Internet non sono considerati di telecomunicazioni e quindi soggetti a norme restrittive", diceva.
Huawei
Nella sala conferenze sostenevano tutti che l'unione fa la forza dello sviluppo. Fuori il super consulente che l'innovazione è frenata dai recinti stabiliti dall'antitrust. A chi credere?
Direi alla legge del mercato (o della giungla). All'evento hanno partecipato società leader nelle telecomunicazioni, spesso ex monopolisti. Hanno bisogno di collaborare per la 5G perché hanno mediamente le casse vuote e stanno piangendo ancora per quanto hanno speso per le licenze 4G nonché l'ammodernamento infrastrutturale fisico. La verità è che vorrebbero le mani libere nei rispettivi paesi di appartenenza, spazzare via gli avversari minori e mettere le basi per lo sviluppo futuro senza spendere troppo.