Il parere del Future Center di Telecom Italia

Il 10 febbraio Huawei ha organizzato il 5G@Europe Summit di Monaco. Un evento con tutti gli operatori europei ed esperti del settore per fare il punto sulla 5G. Si parla di 2020 e una rivoluzione paradigmatica non solo per le prestazioni (10 Gbps).

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a cura di Dario D'Elia

Ok, questa visione è un po' cinica, perché in fondo tutti gli esperti che si sono avvicendati sul palco hanno davvero parlato di un cambio di paradigma per la 5G. Perché sarà più facile da sviluppare (rispetto ad esempio alla 4G), consentirà un risparmio energetico del 90%, permetterà ai dispositivi un 10% di autonomia in più e abbasserà la latenza di cinque volte. Va bene, sono cascato nuovamente, nel listone stile marketing. Però la sintesi a volte aiuta.

Un cambio di paradigma

Adesso però vi chiedo un po' di attenzione. Qualche riga, non di più. Superato lo scoglio "intergalattico" potrete continuare a leggermi facendo altro. "La 5G consentirà l'integrazione tra le risorse di cloud IT e quelle di rete", mi ha spiegato Antonio Manzalini, Senior Manager Strategy Future Center Innovative Architectures di Telecom Italiana. In sintesi, uno dei guru del think tank di Telecom che è stipendiato per studiare e occuparsi di innovazione senza gli impedimenti del business. In pratica parla a titolo personale e del suo team, non di Telecom Italia.

"Il cambiamento sarà guidato dal concetto di softwarization e dall'avvicinamento sempre di più della rete al terminale. Oggi pensiamo allo smartphone come qualcosa che si attacca al network, verosimilmente domani con la 5G ogni terminale (robot, droni, smart device) sarà un nodo della rete".