Prestazioni, continua

Test OM-D E-M5 II. Un significativo passo avanti rispetto al modello da cui deriva, condivide molte caratteristiche con quelle del modello di punta E-M1, per convincere l'appassionato più esigente che le Compact System Camera sono tutt'altro che un compromesso!

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a cura di Tom's Hardware

Prestazioni, continua

Il sistema AF è un altro dei punti di forza di questa mirrorless Olympus. Già noto per la sua velocità, offre 81 punti di messa a fuoco a rilevamento di contrasto disposti nel 90% del sensore, ottime prestazioni in condizioni di luce scarsa e la funzione tracking AF con sistema predittivo.

La messa a fuoco a contrasto opera con una velocità dipendente dal motore AF dell'ottica e funziona portando l'obiettivo fuori fuoco e riportandolo a fuoco in una frazione di secondo; esegue infatti il controllo AF a una velocità variabile da 120 fps a 240 fps con i motori AF siglati MSC.

Il modo AF può essere singolo, continuo, manuale (con focus peaking), AF singolo + manuale e tracking. L'area di MAF automatica, scelta su uno degli 81 punti (di grandezza selezionabile, normali o piccoli) o a blocchi di 9 punti, spostabili a piacimento. Presente anche il full time autofocus, sempre in funzione anche quando non è premuto il pulsante di scatto così come l'ormai indispensabile face detector, che rileva più visi contemporaneamente, con il riconoscimento dell'occhio, sinistro o destro, per una migliore e più accurata selezione del fuoco.

I modi AF della OM-D E-M5 Mark II

I modi AF della OM-D E-M5 Mark II

Ancora prima di commentare i risultati ottenuti, possiamo dire che si tratta di uno dei migliori moduli autofocus finora provati su una mirrorless, con un comportamento a volte discontinuo solo in modalità tracking.

E' particolarmente veloce, sensibile e impeccabile anche nelle condizioni di scarsa luminosità. Nel caso, ad esempio, di una scena notturna, spesso fotocamere anche più sofisticate basate su sistemi a contrasto o ibridi hanno qualche difficoltà e presentano il fenomeno del focus hunting per qualche secondo prima di bloccare il fuoco sul soggetto inquadrato. Con l'OM-D E-M5 II questo non avviene. Benché sia percepibile l'istante in cui l'obiettivo va fuori fuoco, in una frazione di secondo il sistema aggancia e la messa a fuoco è assicurata, avendo l'accortezza di scegliere un'area con un minimo di contrasto, perché i miracoli non sono comunque possibili. In condizioni critiche entra in funzione l'illuminatore AF (per brevi distanze).

Con soggetti in movimento, abbiamo effettuato vari tipi di prove.  

  • Modalità tracking. Fotocamera ferma. Soggetto in corsa verso la stessa con movimento a zig zag. Punto di MAF agganciato inizialmente sul primo frame, scatto continuo a 5 fps.

    Percentuale di scatti perfettamente a fuoco: 70-73%.

    In un primo momento, l'autofocus riesce a tracciare bene gli spostamenti del soggetto, successivamente – se questi sono molto ampi – tende a sganciare. In questo caso, il riquadro verde diventa di colore arancione per avvisare il fotografo. Se il movimento non è troppo rapido, l'AF può riagganciare il soggetto, ma non avviene sempre. La percentuale di scatti a fuoco può anche scendere intorno al 60%.

    Abbiamo ottenuto risultati migliori selezionando come area di MAF quella estesa e disabilitando il face detector.

     

  • Modalità tracking. Fotocamera che segue il movimento del soggetto, in corsa verso la fotocamera con movimento a zig zag, ma prevedibile. Punto di MAF agganciato inizialmente sul primo frame, scatto continuo a 5 fps.

    Percentuale di scatti perfettamente a fuoco: circa 90%, un risultato ottimo in questo caso.

Crop di immagini ricavate da sequenze a 5 fps con AF  continuo (no tracking), seguendo il movimento dell'animale

Crop di immagini ricavate da sequenze a 5 fps con AF continuo (no tracking), seguendo il movimento dell'animale

Con burst a 10 fps, la messa a fuoco avviene sul primo frame. Altrimenti, bisogna scendere a 5 fps.

L'esposimetro prevede la misurazione digital ESP metering (simile alla valutativa) su 324 aree del fotogramma, media pesata al centro, spot (2%), spot HI (highlight) e SH (shadow). Le ultime due aumentano e diminuiscono l'esposizione spot, ma ci sfugge la loro utilità nei casi pratici.

I tre principali sistemi esposimetrici della fotocamera a confronto; il  soggetto era posizionato volutamente in controluce

I tre principali sistemi esposimetrici della fotocamera a confronto; il soggetto era posizionato volutamente in controluce

E' presente la regolazione automatica o manuale delle zone in ombra e l'opzione di controllo alte luci e ombre assegnata al tasto Fn2, che permette una variazione accurata della relativa curva utilizzando la coppia di ghiere di cui è dotata la macchina.

Il risultato (con una lieve variazione di un solo step della curva) è mostrato nella foto seguente:

Effetto del controllo alte luci; in alto, a sinistra, relativo istogramma

Effetto del controllo alte luci; in alto, a sinistra, relativo istogramma

Non manca l'HDR, implementato anch'esso di default da un tasto specifico (Fn4). Vengono acquisiti quattro scatti in automatico ed è presente anche il bracketing HDR fino ad un massimo di 7 f/stop. Ecco i risultati:

HDR (modo 1)

HDR (modo 1)