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Recensione - Test della mirrorless Panasonic GX7, modello compatto e di fascia alta che si segnala per usabilità e una sensibilità del sistema autofocus fuori dal comune.

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a cura di Tom's Hardware

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Disponibili i programmi di scatto PASM, tre impostazioni personalizzabili (C1-C3), la modalità completamente automatica iAuto, una modalità video, la modalità Scene e la modalità Controllo creativo.

Quest'ultima, evoluzione dei filtri artistici, consente i ottenere effetti speciali senza particolari nozioni di fotografia partendo da una quindicina di setup di base (Espressivo, Nostalgico, Hi-key, Sottoesposizione, Sepia, Mono alta dinamica, Cross-processing, Bleach bypass, Effetto giocattolo, Miniatura, Messa a fuoco soft, Filtro a stella, Punto colore, Sfocatura morbida, Opera d'arte), che possono però essere personalizzati; in questo modo si riduce almeno un poco l'effetto omologazione di cui soffrono molte delle immagini disponibili in rete.

Sulla modalità Scene non serve spendere più di tante parole, 24 preset offrono più "sitazioni tipo" di quante ne servano realmente, mentre è interessante la modalità video creativo, che offre controlli manuali anche per la ripresa di filmati, compresa la possibilità di utilizzare la funzione focus peaking e i filtri creativi. Peccato che lo stabilizzatore in-camera non sia attivo durante la registrazione video, e per la mancanza di un ingresso microfono (di vitale importanza per un utilizzo professionale delle funzioni video). Gli utenti più votati al video si rivolgeranno probabilmente alla GH3.

L'efficacia complessiva del corpo macchina è davvero ottima - Panasonic ha fatto uno splendido lavoro nel coniugare compattezza e controlli avanzati. Il menu, ormai collaudato, è ricco e certamente chiaro. L'unico appunto che si può muovere riguarda il menu rapido in sovrimpressione, che in questa versione a doppia riga può dare la sensazione di eccessivo affollamento del display e di confusione. Forse una rivisitazione grafica capace di sfruttare meglio i nuovi schermi ad altissima risoluzione sarebbe di aiuto.

La GX7 è estremamente reattiva, tanto dal punto di vista della messa a fuoco (il nuovo Venus Engine ricalcola i dati dal sensore a 240 fps) quanto dal punto di vista dello scatto. Il sistema AF aggancia il soggetto rapidamente e con sicurezza anche in condizioni di luce precaria e, fino a che si rimane in condizioni di luce "utilizzabile", la velocità di aggancio del soggetto non cala in modo apprezzabile. Per mettere in crisi l'autofocus bisogna, in effetti, andarsi appositamente a cercare una situazione critica - in basse luci, il classico soggetto a basso contrasto che comunque, seppur lentamente, la GX7 ha dimostrato di saper gestire. Basti dire a questo proposito che, posizionandoci sulla soglia di uno sgabuzzino completamente buio, con la sola (ridotta) luce ambientale proveniente dalla porta aperta alle nostre spalle e puntando alla parete bianca di lato, la GX7 ha impiegato quasi 5 secondi, ma alla fine ha correttamente agganciato anche questo soggetto "impossibile".

La cedenza di scatto è di medo livello: 5 fps non fanno gridare al miracolo, ma sono sufficienti per tutto tranne la fotografia d'azione. Per sopperire a questo che è, in ogni caso, il limite più evidente della GX7, Panasonic ha inserito una modalità di scatto con otturatore elettronico capace di arrivare a circa 10 fps; purtroppo la raffica, scattando in RAW, dura solo 8 scatti, dopodiché si cade a 1,5 fps, e il successivo svuotamento del buffer richiede una decina di secondi. Disponibile anche una modalità super-hi-speed da 40 fps per 80 scatti, ma solo a risoluzione ridotta e, in ogni caso, servono poi 15 secondi per svuotare il buffer. Crediamo che queste modalità non aggiungano molto alla fotocamera, e che l'otturatore elettronico sia tutto sommato più utile per lo scatto silenzioso - la GX7 è in effetti capace di scattare in assoluto silenzio.

Veniamo ora agli schermi orientabili, caratteristica pressoché unica di questo modello. Il display posteriore è il 3 pollici da 1.040.000 punti (720x480 pixel) già visto su altri modelli del marchio; il fatto che sia inclinabile verso l'alto e verso il basso non desta in questo caso stupore, ma questa funzione, unita alle funzionalità touch, contribuisce a rendere l'utilizzo della GX7 più piacevole ed efficace.

Il mirino elettronico è invece un generoso 1280x720 pixel con ingrandimento 0,70x, che non è il più grande mai visto (la NEX 6 arriva a 0,73x) ma è comunque più ampio di quello di molte reflex di medo livello con mirino ottico a pentaprisma, il che non è poco. Panasonic lo magnifica parlando della risoluzione equivalente di 2,7 milioni di punti, ma si tratta in effetti di 921.000 punti reali utilizzati con la tecnica del time-multiplexing (i colori R, G e B vengono mostrati in successione anziché essere simultaneamente presenti sullo schermo). Non è tanto questo che dovrebbe impressionare, quanto invece la copertura del 100% dello spazio Adobe RGB, per un'assoluta fedeltà tra inquadratura e risultato finale. Il fatto che sia orientabile aggiunge ulteriore versatilità e fascino al prodotto ma dobbiamo dire che, per inquadrature difficili dall'alto o dal basso, l'unica vera soluzione resta il display posteriore.