Motherland: Fort Salem, recensione della seconda stagione

La recensione della seconda stagione di Motherland: Fort Salem, che riprende le vicende delle streghe soldato tra nuovi nemici e vecchi dissapori.

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a cura di Francesca Sirtori

Un ritorno in grande stile, quello delle streghe di Fort Salem, che ci hanno lasciato da oltre un anno con il fiato sospeso dopo gli ultimi avvenimenti della prima stagione. Tornano dunque i protagonisti di Motherland: Fort Salem dal 18 ottobre su Amazon Prime Video, scritta e creata da Eliot Laurence, con Will Ferrell, Adam McKay e Kevin Messick come executive producer, mentre Steven Adelson, Erin Maher, Kay Reindl e Bryan Q. Miller sono anche produttori esecutivi della serie.

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La serie è interpretata da Taylor Hickson, Jessica Sutton, Ashley Nicole Williams, Amalia Holm, Demetria McKinney e Lyne Renee. Vediamo insieme come procedono gli eventi in questa seconda stagione, che dovrebbe essere il très d’union tra la prima e la terza (e ultima), prevista in produzione prossimamente. 

Motherland: Fort Salem, nuovi nemici e vecchi attriti

Per comprendere al meglio le vicende di questa seconda stagione, recuperiamo alcuni punti salienti della storia vista per la prima volta nel 2020, partendo proprio da dove eravamo rimasti: la serie è ambientata in un'America contemporanea, ma alternativa, dove le streghe hanno posto fine alla loro persecuzione circa 300 anni fa, stipulando un accordo con il governo degli Stati Uniti che le vede in prima linea a combattere per il loro paese con tattiche e armi soprannaturali.

Qui la maggior potenza militare degli Stati Uniti è costituita da un esercito di streghe, il quale comprende anche le tre protagoniste della storia, combattendo ogni giorno per salvaguardare la sicurezza del proprio Paese: Abigail Bellweather (Ashley Nicole Williams), una veterana tosta e poco socievole; Tally Craven (Jessica Sutton), andata contro il volere della sua famiglia quando è entrata nell’esercito, e Raelle Collar (Taylor Hickson), la quale sfrutta il suo lavoro per investigare in segreto sulla misteriosa morte sul campo di sua madre. Pur facendo parte dello stesso plotone, il rapporto tra queste tre donne nasce come una competizione, prima di diventare un legame d'amicizia, che si rafforza giorno per giorno nella lotta alla temibile organizzazione terroristica e anti-militare chiamata Spree, che minaccia la tranquillità di Fort Salem.

Il grande nemico dell’esercito era appunto quest'ultimo, lo Spree (mal tradotto nei sottotitoli italiani con "mattanza") e nel finale della prima stagione sono comparsi nuovi antagonisti: i Camarilla. Di questi sapevamo poco o nulla, se non che sono stati difficili da battere nel passato, ora sono più forti che mai e costituiscono la nuova, temibile minaccia di questa seconda stagione.

I "soliti noti": elementi narrativi già visti altrove

La seconda stagione inoltre comincia con fenomeni sovrannaturali e che è facile paragonare ad altri titoli seriali e filmici già passati sui nostri schermi: un fungo pericoloso e ancora da analizzare che sembra ricordare per certi versi un essere alieno come i demogorgoni di Stranger Things, o ancora la capacità di Tally di poter vedere eventi passati dei personaggi coinvolti, in primis quello del generale Sarah Alder, un po' come Harry Potter che faceva uso dei filamenti di memoria ne Il principe mezzosangue.

Guardando inoltre alla recitazione in sé, lo scorso finale di stagione è terminato sì con un cliffhanger, ma senza che ci abbia lasciato una particolare tensione addosso, in fin dei conti. L’intera prima stagione è stata caratterizzata da una recitazione talvolta forzata e con un pathos esagerato in diversi momenti della storia, ma permane la stessa atmosfera nella seconda? Ve lo anticipiamo: sì, poco cambia, la presenza sullo schermo spesso innaturale dei protagonisti non è cambiata, così come il dilungamento, o la ripetizione, di parecchi momenti della storia avrebbe potuto essere evitabile ai fini dell'economia della narrazione, rendendo di certo la vicenda più lenta e a tratti noiosa e ridondante.

Ben pochi sono gli elementi un po' più significativi, come la cattura di Nicte Batan, la fondatrice dello Spree e la rivelazione di una donna sulla sedia presidenziale degli Stati Uniti, una scelta apprezzabile ma che potrebbe risultare una scelta forzata, essendo l'ennesima figura femminile di rilievo in questa serie. Nelle battute finali della serie, non mancano gli attacchi sempre più forti dei Camarilla, cercando di far crescere la tensione che ha faticato a farsi sentire nel corso della stagione, così come vengono rivelati altri dettagli sul fungo Mycelium, ma sembra che tutto sia inserito per porre le basi fin da ora ai fini della narrazione successiva della terza stagione.

Tra novità e cliché

Ci sono anche elementi di novità nella serie, ma non troppo, soprattutto nell'immaginario collettivo e negli elementi che hanno costellato la storia del cinema e della serialità finora, di nuovo. La presenza di nemici mascherati e irriconoscibili sembra ripescare dalla nostra memoria un classico come Eyes Wide Shut da un lato e il ben più recente successo della piattaforma streaming competitor, Netflix, ossia Squid Game.

Non è però la prima volta che gli scrittori di questa serie cercano appigli estetici o narrativi già proposti sui nostri schermi: lo ricordiamo, già nella prima stagione avevamo notato come le tre protagoniste, qui ancora più definite a tutto tondo rispetto alla prima stagione e con una crescita personale percepibile, soprattutto in termini di poteri e abilità, siano paragonabili ad attrici più famose. Ad esempio, Raelle Collar è quasi un alter ego di Jaime King in Black Summer, o Jessica Sutton una simil Angelina Jolie in Tomb Raider, così come i richiami classici al patriottismo fervente americano non mancano nemmeno stavolta, anzi. Il richiamo a far parte di un corpo militare come quello che riunisce le ragazze streghe a Fort Salem, in contrasto con le manifestazioni guidate dal grido unanime Not our daughters (Le nostre figlie no), sono sicuramente figlie della storia contemporanea, ma di nuovo, nulla di nuovo (né di emozionante) sotto il sole.

Fai sentire la tua voce

Sin dall'inizio, il refrain della stagione è l'uso della voce da parte delle streghe, un potere che consente loro, tra gli altri, di distinguersi dai civili e da coloro che non hanno alcuna caratteristica particolare. Così la new entry del gruppo, la figlia del vicepresidente americano, entra a Fort Salem nonostante il padre sia decisamente contro questa sua decisione, così come la stessa Raelle scopre di avere una voce che ne unisce plurime, con la quale può richiamare a sé il Mycelium che stanno studiando nel centro ricerche del forte.

In generale, questi nuovi dieci episodi di Motherland: Fort Salem sono ben in continuità, per ritmo narrativo e per cifra stilistica, con quanto abbiamo già visto nella prima stagione, ma non percepiamo quasi per nulla un vero salto di qualità rispetto alla stagione precedente, il quid che renda ancora più particolare questa serie. Lo abbiamo visto, i riferimenti a elementi narrativi già visti altrove non sono pochi, così come i cliché, ancora una volta, si fanno sentire. Le streghe sono sì tornate, ma ci aspettiamo che per la terza stagione la chiusura del cerchio sia davvero entusiasmante, ancora più di quanto siamo stati spettatori finora.