The Underground Railroad, recensione: per non dimenticare il passato

The Underground Railroad, la nuova serie Amazon Prime Video, è un viaggio alla scoperta delle radici meno nobili della società americana.

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a cura di Manuel Enrico

Spietata, ingiusta e disumana. La condizione di schiavitù degli afroamericani è forse uno dei tratti distintivi più noti della società statunitense dell’800, simbolo di una frattura sociale che, per quanto vorremmo credere superato, ha ancora oggi degli strascichi evidenti nel vivere comune americano. Il mondo dell’entertainment ha affrontato spesso questo delicato argomento, a cominciare da un classico come Indovina chi viene a cena?, avvicinando questa ferita aperta da diverse angolazioni, dalle tinte horror (come Lovecraft Country e Them) a quelle più storiche e socialmente contemporanee, come Detroit e il recente Monster. Ad arricchire questo sguardo alla storia della comunità afroamericana giunge ora The Underground Railroad, nuova miniserie di Amazon Prime Video disponibile dal 14 maggio, e che abbiamo potuto vedere in anteprima.

The Underground Railroad,  alle radici della società americana

Basato sul romanzo ucronico di Colson Whitehead, la nuova serie di Amazon Prime Video ci riporta ai tempi della schiavitù della popolazione di colore nelle piantagioni del sud, una condizione di sofferenza a cui molti di questi infelici riuscivano a sfuggire grazie alla leggendaria Ferrovia Sotterranea. Nonostante il nome, questa speranza per gli schiavi delle piantagioni non era una vera e propria ferrovia, bensì un complesso sistema di vie di fuga tramite cui i fuggitivi potevano lasciare il sud schiavista trovando riparo in zone del paese in cui questa pratica non era consentita. Data la sua natura segreta, la Ferrovia Sotterranea divenne quasi una leggenda, ogni documentazione distrutta per sicurezza, parte della mitologia della comunità afroamericana che si presta a divenire uno spunto narrativo su cui sperimentare per imbastire una narrazione capace di spingersi in direzioni inusuali.

Da questa libertà è partito Whitehead nello scrivere il suo The Underground Railroad, creando un racconto ucronico che viene ora trasposto da Barry Jenkins nella nuova serie di Amazon Prime Video. Non è la prima volta che assistiamo a un’operazione simile, come possono testimoniare gli estimatori di The Man in the High Castle, ispirato all’omonimo romanzo ucronico di Philip K. Dick, conosciuto in Italia come La svastica sul sole. L’opera di Whitehead, pur muovendosi su un terreno comune a quella di Dick, ha un tono più specifico, legato alla condizione razziale che, in questi ultimi tempi, è divenuta un tema caro a Hollywood, che la sta affrontando con una libertà e attenzione prima mai raggiunta.

The Underground Railroad vede Cora (Thuso Mbedu), schiava in una piantagione di cotone negli Stati del sud, vivere tutti gli orrori e le angherie della sua condizione. A darle una speranza di salvezza è Cesar, apparentemente uno schiavo come lei, in realtà uno dei temerari fuggitivi che aiuta altri sfortunati a fuggire dalla loro schiavitù utilizzando la Ferrovia Sotterranea. Dopo aver assistito a un’esecuzione particolarmente cruenta di uno schiavo, Cora decide di tentare la sorte accettando l’offerta di Cesar di fuggire tramite la Ferrovia Sotterranea.

Quello che la giovane non può immaginare è che la sua fuga verso la salvezza si riveli invece un viaggio tutt’altro che liberatorio. La Ferrovia Sotterranea, infatti, la condurrà in diversi stati, in realtà differenti in cui la condizione sociale della popolazione di colore diverge da quella della sua realtà di origine, ma non in positivo. Ogni diversa tappa di questo viaggio, infatti, una diversa interazione tra afroamericani e bianchi, in cui è sempre il ‘negro’ ad esser sottomesso.

La costruzione di questo complesso viaggio passa per una caratterizzazione delle angherie subite dalla popolazione di colore ineccepibile, nella sua crudezza. Nel primo episodio, la costruzione emotiva della sofferta esistenza di Cora viene realizzata senza pietà, enfatizzando la graffiante visione bianca del ruolo dei neri. L’occhio di Barry Jenkins si sofferma sulle scene più cruente, non intende risparmiare allo spettatore la crudeltà perpetrata, ma anzi vuole che assista a quel rapporto tra carnefice e vittima che ha profondamente segnato generazioni di afroamericani.

https://youtu.be/Qn0MzTcryTA

Aiutato da una sceneggiatura evocativa e coinvolgente, Jenkins, giù premio Oscar per Moonlight, decide di giocare con lo spettatore guidandolo in un viaggio che si appella alla coscienza attuale, sperando che le brutture del passato possano essere un monito per il presente. The Underground Railroad non si limita a prendere una posizione nei confronti della popolazione afroamericana, ma utilizza lo strumento del viaggio per coinvolgere tutte le vittime del razzismo nella società moderna, un’intenzione che in North Carolina crea una forte eco con la struggente storia di Anna Frank. Il pregiudizio della società americana viene esteso a ogni possibile vittima, senza ritegno, colpendo anche le minoranze bianche, come gli irlandesi. The Underground Railroad è un ritratto impietoso di un’America che, per quanto vorremmo considerare superata, vive ancora nella nostra contemporaneità, in maniera meno evidente ma ancora pronta a emergere, sopravvivendo acidamente poco sotto la superficie della comunità statunitense

Un viaggio tra speranza e disperazione

Qui si concentra la poetica di Jenkins, che non intende nuovamente evidenziare la crudeltà subita dagli afroamericani, quanto portare in risalto le conseguenze di questa condizione passata ancora oggi presenti . La crudeltà mostrata viene umanizzata, lo sforzo è quello di cogliere una radice umana comprensibile in queste azioni, il voler ricondurre questa nefasta pagina di storia a una consapevolezza di come abbia segnato profondamente le generazioni a venire, da ambo le parti. Colpisce vedere come in questa disperazione ci siano stati momenti di speranza e di voglia di creare un rifugio emotivo, pur consapevoli che per un capriccio qualsiasi l'uomo bianco poteva privare gli schiavi di qualsivoglia conforto umano.

Un elemento narrativo che viene valorizzato dalla contrapposizione tra Cora e il suo cacciatore, Ridgeway. Alla giovane schiava viene attribuito un valore simbolico forte, essere il nostro tramite per comprendere questo mondo spietato. A massimizzare questo transfer emotivo è l'assenza di un suo passato, presentandola come una tela bianca su cui lo spettatore possa ritrarre le emozioni mostrate, condividendole con la giovane. Se Cora è quindi un elemento di gradevole dissonanza in questo mondo spietato, più radicato nel periodo storico è Ridgeway, di cui conosciamo il passato, addotto a motivazione della sua visione del mondo. L'impressione è che si sia voluto lasciare allo spettatore la possibilità di empatizzare maggiormente con Cora, mentre Ridgeway è il tentativo di dare un senso alla schiavitù e a una mentalità pericolosamente ancora attuale. Se provi la sofferenza vorrai evitarla anche ad altri, se comprendi l'origine del male puoi riconoscerlo e abbatterlo.

Una definizione che passa anche dalla presenza di simboli, come i semi di ocra o la differente declinazione della religione, che mira a enfatizzare quanto più possibile l'impatto emotivo della serie. Una ricerca di empatia che lo stesso regista ha vissuto intensamente, come ha dichiarato a IndieWire:

"The Underground Railroad è la cosa più sfiancante che abbia realizzato, non tanto perchè difficile sul piano fisico, quanto su quello emotivo. Nei mei precedenti lavori non ho mai versato una lacrima sui set, ma con The Underground Railroad mi chiedevano spesso se stessi bene. Avevo bisogno di allontanarmi dal set per 10 o 15 minuti da quanto ero sconvolto, al punto che un giorno sono stato allontanato dal nostro consulente che mi ha proibito di continuare a lavorare"

Per trasmettere queste sensazioni, Jenkins ricrea situazioni scandite con attenzione, con una visione della scena impeccabile, basata su una costruzione emotiva travolgente. La sensibilità del regista lo porta a costruire scorci di umanità orrenda e odiosa, ma anche di poesia e di speranza nell’atteggiamento più accogliente e ammirevole di alcune figure. Gli attori che danno i volti ai personaggi di questo viaggio allucinante sono sempre perfettamente in parte, capaci di cogliere le sfumature autentiche dei delicati equilibri che animano le diverse comunità in cui Cora transita. The Underground Railroad, forte di questa solido intreccio di eventi, riesce a trasmettere una complessità narrativa convincente, che per essere goduta al meglio andrebbe vissuta in lingua originale.

The Underground Railroad: una serie che non dimentica

Le peculiarità lessicali e gli accenti tipici dei diversi personaggi, infatti, sono un valore essenziale della caratterizzazione degli attori di questa serie. Dalla pronuncia spezzata e impostata dei possidenti terrieri del sud, a quella più marcata e remissiva della popolazione di colore, questa ricchezza di inflessioni e dialetti, che nell’adattamento all’italiano viene purtroppo persa.

I dieci episodi che compongono The Underground Railroad sono parte di un racconto crudo, che affonda nei meandri più oscuri dell’animo umano in cerca di uno spiraglio di luce. Jenkins, sensibile alle tematiche affrontate, indugia sui giusti dettagli, coglie le espressioni più intense dei suoi interpreti per dare vita a una storia acida, opprimente, che veicola al meglio la visione del regista. Lenti movimenti di camera, che indugia su volti dalle espressioni sofferenti, e costruzione di ambienti claustrofobici che echeggiano la prigionia interiore dei personaggi sono i tratti distintivi di questa serie, che si prefigge di mostrare nelle radici della società americane e nelle sue possibili declinazioni passate gli orrori che ancora oggi serpeggiano nel vivere comune.

The Underground Railroad è una serie impegnativa, che mal si presta a un binge watching, considerato il forte impatto emotivo. Ogni elemento, dalla colonna sonora alla fotografica, concorre a creare questa dirompente vicenda, che diventa travolgente in alcuni passaggi altamente drammatici, graffiando l’anima degli spettatori. Le radici della società americana, gli spettri che ancora la infestano, sono portati brutalmente sullo schermo, per una serie che non intende lasciare che il passato venga dimenticato.