Intel Core i7 Nehalem: analisi architettura

La presentazione dei nuovi processori Intel Core i7 è alle porte. In attesa dei benchmark, iniziamo con il dare un'occhiata all'architettura su cui saranno basati: Nehalem.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

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Introduzione

Due anni fa, Intel strabiliò tutti con la presentazione dell'architettura Conroe, su cui sono basati i processori Core 2 Duo e Core 2 Quad. Con questa mossa, l'azienda riguadagnò la prima posizione della classifica delle prestazioni, dopo aver passato un periodo abbastanza disastroso con il progetto Pentium 4 Prescott. A quei tempi, Intel annunciò l'ambizioso piano di creare un'architettura tutta nuova, che avrebbe rimpiazzato quella presente, che ormai risaliva alla metà degli anni 90. Questo piano prevedeva un aggiornamento dell'architettura 12 mesi dopo il lancio, per trarre vantaggio dai progressi ottenuti, nel frattempo, col processo di fabbricazione. Questo "rinfresco" dell'architettura era rappresentato dai processori Penryn. Poi, dopo altri 24 mesi, il piano prevedeva la realizzazione di una nuova architettura, Nehalem, oggetto di questo articolo.

L'architettura Conroe offriva prestazioni di prima scelta e consumi energetici ragionevoli, ma era lontana dall'essere perfetta. Ammettiamolo, le condizioni in cui fu progettata non erano l'ideale. Quando Intel capì che i suoi Pentium 4 erano ormai giunti alla fine del loro cammino, dovette reinventare un'architettura in fretta e furia. Il team d'ingegneri di Haifa, Israele, che fino a quel momento si occupò dell'architettura mobile, fu incaricato di progettare un'intera e nuova linea di processori. In queste condizioni - con tempi molto ristretti e un'elevata pressione psicologica data dalla situazione - i risultati degli ingegneri Intel furono comunque apprezzabili. Questa situazione spiega anche perché gli ingegneri Intel dovettero scendere ad alcuni compromessi.

Nonostante la seria riprogettazione del Pentium M, l'architettura Conroe svela, a volte, la sua natura mobile. Prima di tutto, l'architettura non è molto modulare. Deve coprire l'intera linea Intel, dai notebook ai server. In pratica, non è altro che lo stesso chip in tutti i casi; l'unica vera variazione è la memoria cache L2. L'architettura è stata pensata chiaramente per essere dual-core, poiché per creare prodotti quad-core, sono necessari alcuni trucchi, che Intel ha usato anche per il suo primo processore dual-core - due die in un singolo package. La presenza dell'FSB ha ritardato lo sviluppo di configurazioni più complesse, poiché questo bus fa da collo di bottiglia in termini di accesso alla memoria. Infine, un piccolo problema: una delle nuove funzionalità introdotte con l'architettura Conroe - macro-ops fusion - che combinano due istruioni x86 in una, non funziona in modalità 64bit, la modalità operativa standard per i server.

Questi compromessi potevano passare due anni fa, ma oggi Intel non può più giustificarli - specialmente in una condizione dove AMD, con i suoi processori Opteron, è ancora un avversario agguerrito nel settore server. Con il Nehalem, Intel vuole porre un rimedio a queste debolezze grazie a un design modulare, che può essere abbinato alle varie necessità e ai tre mercati: desktop, mobile e server.