Approcci all'archiviazione su PCI Express
La prima immagine mostra come funziona un SSD. In primo luogo abbiamo un controller come i SandForce SF-1xxx. Poi il produttore aggiunge il quantitativo desiderato di memoria flash NAND, organizzata in diversi canali. Quest'ultima scelta serve a incrementare la banda disponibile e per creare facilmente drive di diverse capacità. Nei moderni SSD troviamo design a quattro, cinque, otto o dieci canali.
Il controller è poi collegato a una connessione SATA 3 o 6 Gb/s. Quest'ultima rappresenta quindi un limite teorico al bandwidth disponibile, che al massimo può arrivare a 600 MB/s. In realtà però l'overhead impedisce di raggiungere tale limite.
Fusion-io ha invece deciso di ripartire da zero rispetto a questi design, e ha creato un controller che si collega direttamente all'interfaccia PCI Express. Saltando a piè pari la connessione SATA potenzialmente si riducono latenza e overhead, ma allo stesso tempo si perdono alcune caratteristiche proprie del Serial ATA, come la possibilità di creare un disco avviabile.
Ovviamente sviluppare un controller del tutto nuovo è un'operazione costosa, e per questo OCZ ed LSI hanno scelto di affidarsi a design noti insieme a sistemi RAID sulla stessa scheda. L'utente così deve solo preoccuparsi di collegare il drive a un connettore PCIe libero. LSI ha i propri controller RAID, mentre OCZ si affida a quelli di Silicon Image. Fisicamente, il drive LSI unisce sei SSD, mentre quello OCZ ne usa quattro.