Un diavolo per capello - ma quale?, continua
L'avrete capito, God of War III non rivoluziona il concetto base dei capitoli precedenti. In pratica, si tratta sempre di eliminare, sviscerare e decapitare tutto ciò che si muove, versando litri e litri di sangue. Per farlo, durante la passeggiata verso l'Olimpo, potrete raccogliere e avvalervi di numerosi strumenti di morte, che vanno dalle tradizionali Lame dell'Esilio ai Cestus di Nemea (guanti metallici a forma di testa di leone che fanno molto, molto male) passando dall'Arco di Apollo. Qualche piccola novità, semplice all'apparenza, arricchisce il gameplay. Innanzitutto nell'ambito delle armi e degli oggetti. Questi ultimi, come l'arco, non fanno più parte dell'indicatore di magia, ma di una terza barra che si ricarica automaticamente con il passare del tempo. Se le Lame dell'Esilio vi permetteranno di invocare l'anima dei vostri fratelli Spartani, altre potranno richiamare l'anima di una creatura o provocare una tempesta di lampi devastatrice.
Da un punto di vista più generale, si noterà la possibilità di contrattaccare direttamente in seguito ad una mossa di difesa andata a buon fine. L'indicatore di energia fa parte delle capacità di Kratos e con una semplice pressione dei due stick il nostro eroe sarà invaso dall'Ira di Sparta che lo renderà più forte e più veloce, grazie anche alla Spada dell'Olimpo. Ma non tutto è perfetto e qualche difetto rovina l'esperienza di gioco. Infatti, dopo aver avviato una combo è possibile interromperla, ma risulta difficile centrare il bersaglio nel momento in cui le armi sono al massimo della loro potenza. Può accadere che Kratos avvii un vortice di spade per qualche secondo lasciandole in balia degli avversari più cattivi. Altri problemi insorgono quando si usano le Ali di Icaro, con le quali è possibile planare dopo un salto, poiché il comando ha difficoltà ad avviarsi. Ma nonostante tutto, ancora una volta, questo nuovo episodio è riuscito a captare l'essenza del picchiaduro per offrirci la sua quintessenza.